venerdì 27 giugno 2014

"Cuore di carne" di Gianfranco Ravasi


Cuore di carne
di
Gianfranco Ravasi
(biblista e teologo)

Il termine che noi traduciamo con "cuore" è uno dei più usati nella Bibbia. Ma esso ha un significato molto più denso di quello che gli hanno attribuito il devozionalismo misticheggiante o quella sorta di sentimentalismo laico da "posta del cuore".
La solennità del Cuore di Cristo, che si celebra il 27 Giugno, è una devozione che fu divulgata soprattutto in seguito alle rivelazioni avute tra il 1673 e il 1689 da una mistica francese dell' Ordine della Visitazione (fondato da san Francesco di Sales), santa Margherita Maria Alacoque, nata nel 1647 e morta nel 1690 nel monastero di Paray-le-Monial (Saona e Loira).
Il cuore di Gesù è certamente un tema ormai classico della fede e della devozione cristiana e, in particolare, cattolica, ma esso affonda le sue radici nelle pagine bibliche che meritano di essere sfogliate al riguardo, proprio per togliere quella patina di pietismo popolare e di sacralismo liquoroso che sembra essergli attaccato dopo qualche secolo di devozionalismo.
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Vorremmo ora, sia pure in modo molto semplificato, illustrare i significati vari del "cuore" biblicoche, pur nella sua dominante simbolica, non perde il suo ancoraggio fisiologico.
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Ma il cuore è soprattutto un segno di interiorità.
Così il libro dei Proverbi è lapidario: «Il cuore intelligente cerca la conoscenza» (15, 14) e «il cuore saggio rende prudenti le labbra» (16, 23). Per questo il salmista prega Dio così: «Insegnaci a contare i nostri giorni e conquisteremo un cuore sapiente » (90, 12).
Curiosa è la locuzione «pensare in cuor suo/ loro», che sta semplicemente per un «pensarci», oppure «parlare al cuore» o «dire in cuor proprio», da intendere come il nostro «riflettere».«Rubare il cuore» di un altro significa «fargli perdere la testa, ingannarlo», Come la «mancanza di cuore» non è la crudeltà ma la stupidità.
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E' facile, allora, comprendere come il cuore divenga anche la sede della volontà, delle decisioni e dell'etica.
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Il cuore è, dunque, espressione anche della cosciente determinazione e dedizione della volontà, ed è grazia divina avere un cuore aperto al bene e non "impietrito" nella decisione perversa. Suggestive le parole divine proclamate dal profeta Ezechiele: «Io darò loro un altro cuore ... : toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne» (11, 19).
Avere una religione del cuore allora, non significa entrare in una spiritualità sentimentale ed effervescente quanto piuttosto pensare, decidere e operare secondo verità e giustizia.
Questo, però, non esclude che il cuore biblico celi al suo interno anche la dimensione affettiva e passionale.
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Vorremmo concludere questo nostro essenziale itinerario nel piccolo mondo del cuore, secondo la Bibbia, con un profilo più strettamente " teologico".
Sì, per la Bibbia anche Dio ha un cuore che, più o meno, ricalca al positivo le esperienze del cuore umano.
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Cristo entra in scena con questi sentimenti di amore e vicinanza nei confronti di chi lo cerca e di tutti coloro che lo circondano.
Ma è solo una volta che si fa esplicitamente menzione del suo cuore (anche nel celebre episodio del costato trafitto dalla lancia del soldato, l'evangelista Giovanni non usa il termine "cuore").
E' in un mirabile appello riferito solo da Matteo: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero» (11,28-30). Dio - si dice negli Atti degli Apostoli (1, 24 e 15, 8) - è kardiognóstes, cioè "conoscitore dei cuori", delle coscienze, dell' intimo più segreto dell' uomo. Cristo, invece, svela il suo stesso intimo all'umanità e lo rivela segnato dalla mitezza e umiltà, cioè dalla bontà e dalla tenerezza, dalla comprensione e dalla condivisione.

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