sabato 3 maggio 2014

IL SIGNORE SI RIVELA AI/NEI PICCOLI di Maurizio Aliotta

IL SIGNORE SI RIVELA AI/NEI PICCOLI 
di Maurizio Aliotta *


Riflessione pubblicata su HOREB numero 67 – 1/2014
"DALLA PARTE DEI POVERI, I VICARI DI CRISTO


Il titolo di questo contributo si ispira al cosiddetto “inno di giubilo” di Mt 11,25: «In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode [exomologoūmai], Padre, Signore del Cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli [nēpíois]», e alle parole di Gesù sul giudizio secondo Mt 25,40: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli [’elachistos, comp. di mikros], l’avete fatto a me».

Il retroterra ebraico 
È opportuno ricordare il retroterra ebraico delle parole di Gesù. 
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Il “perché” della benedizione 
La nostra attenzione va ora al motivo della exomologia: i “piccoli” destinatari della rivelazione (apocalisse) del Signore. Questa rivelazione ha a sua volta 
  • un soggetto: il Padre 
  • un contenuto: “queste cose” 
  • un destinatario: i “piccoli” 
“Piccoli” traduce qui nēpíois, che indica una determinata caratteristica di coloro che genericamente 
sono chiamati piccoli. Sono piccoli in quanto “senza parola” e, nell’ambito metafisico, infantile, senza senso, debole, senza aiuto. La rivelazione del Padre, dunque, è riservata ai senza parola, ai senza aiuto … 
Negli scritti neotestamentari il significato di nēpios come “colui che non ha parola” è attestato in Gal 4,1ss. dove si afferma che se l’erede è un nēpios è come uno schiavo e in Eb 5,13 si legge che un nēpios è inadatto alla parola di giustizia. Tuttavia proprio dei nēpiois in Mt 21,26 è detto che “lodano Dio”. Ma come lodano Dio coloro che non hanno parola? 
Chi sono questo piccoli di cui parla Gesù in Mt 11,25? In 18,4 Gesù esorta a “farsi piccoli” (tapeinoien) come i bambini (paidion): è l’invito ad assumere la forma di bambini, della debolezza umana bisognosa di affidarsi ad un adulto. In 25,40 Gesù si riferisce ai “più piccoli” (’elachistos, comp. di mikros) nel senso sociologico di “ultimo”, marginale. In 11,25 i piccoli si possono identificare con i discepoli, in contrasto con i sapienti. Secondo R. Schnackenburg «l’opposizione viene presentata in modo un po’ differente rispetto a Mc 4,11, particolarmente se per “saggi” s’intendono i dottori della legge nemici di Gesù, e per “piccoli” coloro che hanno una fede semplice. Questi sono in primo luogo i discepoli di Gesù, ai quali è anche rivolta l’esclamazione secondo la quale i loro occhi vedono quello che i profeti hanno desiderato vedere e non hanno visto (Lc 10, 23 s.).
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L’umiltà dei “piccoli” nell’esperienza di Francesco d’Assisi 
Tutta l’esperienza spirituale di San Francesco è cristocentrica. Gesù Cristo costituisce il criterio fondamentale della sua esistenza. Così è in Cristo stesso che Francesco vede un modello di umiltà da imitare.
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Il compito della chiesa 
Se il Signore rivela “queste cose” ai piccoli, se “ciò che abbiamo fatto ai più piccoli, l’abbiamo fatto a Lui”
... 
Nell’amore per il fratello si rivela Dio, in particolare l’amore per i poveri è vera “apocalisse” di Dio perché: amare i poveri non è gratificante e l’amore di Dio è gratuito; amare i poveri non “rende” e l’amore di Dio è spesso nascosto. In altri termini, nell’amore per il povero vi è la dinamica propria dell’amore di Dio. 
La Chiesa come comunità, dunque, ha il compito di portare la buona notizia della salvezza attraverso la testimonianza concreta dell’amore di Dio che diventa amore del prossimo. 

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Vedi anche il nostro post predente: 

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