sabato 23 novembre 2013

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 48 di Santino Coppolino

Rubrica
'Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino




Vangelo: Lc 23,35-43






"Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui per tornare al momento propizio" (Lc 4,13).
Le tentazioni che che hanno segnato nel Vangelo di Luca l'inizio della vita pubblica, tornano adesso per Gesù - quasi come una grande inclusione - alla fine della sua esperienza tra gli uomini nel momento di massima sofferenza, di lontananza dal Padre, di abbandono totale da parte di tutti, compresi i suoi.
E' la croce, trono dal quale il Nazareno regna da più di 2 mila anni, il momento propizio, il "kairòs" nel quale egli mostrerà al mondo la sua fedeltà al progetto d'amore del Padre "amando fino alla fine": la sua.
Egli ci è venuto incontro per donarci gratuitamente il suo stesso Spirito, il vino dell'amore e della gioia  che sgorga dal cuore amante del Padre mentre noi, ciechi e incapaci di comprendere, non sappiamo ricambiare se non con l'aceto dell'odio e della morte: è la sfida perenne dell'uomo alla messianicità che  Gesù è venuto ad annunciarci con la sua testimonianza di vita fino all'ultimo suo respiro.
Il Padre è misericordia infinita per ogni suo figlio che si riconosce peccatore, anche per il più criminale,  il più lontano, che non ha meriti né virtù da vantare. Proprio uno di questi, inchiodato come Gesù a  quell'atroce supplizio, contempla in quel corpo martoriato come il suo, quella regalità che viene da Dio che né i religiosi né il popolo sono stati capaci di scoprire.
E Gesù, come al solito, fa molto di più delle nostre richieste, non solo si  ricorda del malfattore ma addirittura lo porta con sé in quel Paradiso che l'uomo aveva perduto con la disobbedienza e il peccato e che da allora in poi rimane aperto per ognuno di noi.
E' la manifestazione non più sotto forma di parabola ma vivente, dell'icona tenerissima del capitolo 15 del Vangelo di Luca, quella del Buon Pastore, che cerca e ritrova la sua pecora perduta e le offre in dono il suo stesso destino, la sua stessa vita, quella che non ha limiti, che ha il sapore stesso della vita del Padre.