domenica 24 novembre 2013

Salvami... - Omelia di don Antonio Savone - 34ª Domenica del Tempo Ordinario


Omelia di don Antonio Savone 
34ª Domenica del Tempo Ordinario Anno C 
Gesù Cristo Re dell'Universo

Salvami...


2Sam 5,1-3
Sal 121
Col 1,12-20
Lc 23,35-43



Ormai è evidente. Quella fine sulla croce è lì a dire che quell’uomo di Nazaret era soltanto un’impostore. Come può salvare altri chi non è in grado neppure di salvare la sua vita? È lì perché vittima della sua totale impotenza, abbandonato da tutti, persino da Dio. Che Messia è uno che muore impotente su una croce? Come dar torto al malfattore che gli propone un’ultima occasione: manifesti le sue prerogative salvando se stesso e loro due. Salvezza, infatti, nel nostro immaginario comune non è forse preservare la vita fisica?
È proprio qui, su questo terreno, che veniamo messi a confronto con quanto il Signore Gesù è andato dispiegando a noi di domenica in domenica a mano a mano che ci facevamo suoi compagni di viaggio. Lo aveva ripetuto più volte lungo il cammino: la vita è salva non quando finalmente la si riesce a preservare ma quando la si spende per gli altri. Gli viene gridato dai presenti: Salva te stesso! Gesù salverà se stesso non tenendosi a parte ma perdendosi per gli altri.
La forza di questo re che regna dalla croce sta nell’amore che non cerca il proprio interesse e per questo non si impone ma fa dono di sé. Un re che non cerca sudditi ma amici, uomini e donne che gli siano simili nell’impegno di comunicare la vita.
Fatica a comprendere questo quello spaccato di umanità che si aggira attorno alla croce e che vorrebbe un Dio da circo equestre, sempre pronto a stupire il pubblico con effetti speciali. L’idea di re è da sempre unita all’esercizio di un potere. Ma Gesù non cederà mai alla logica dell’evidenza che impedisce la libertà di credere e perciò impedisce una fede gratuita. A nulla è servito, infatti, quando Dio è intervenuto con mano potente: non per questo, infatti, Israele si era convertito. Quanti vitelli d’oro sono stati ancora costruiti dopo il passaggio del Mar Rosso, dopo l’esperienza della manna, dopo i segni grandiosi che la mano di Jahvè aveva dispiegato. Gesù chiede di essere riconosciuto come Signore attraverso un’adesione libera, nell’amore, senza costrizione alcuna o per imposizione.
Di fronte allo spettacolo che si svolge sul Calvario – strana meta per un plausibile cammino di sequela – forse ci riconosciamo nel popolo che sta a vedere, un popolo che non parla e non decide: soltanto guarda Gesù come un oggetto curioso. Quante volte stiamo nella vita secondo un atteggiamento opportunista, quello di chi è pronto a montare sul carro del vincitore di turno.
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