venerdì 3 maggio 2013

"Custodire e coltivare la vita. Perché essere corresponsabili?" di mons. Bruno Forte

Custodire e coltivare la vita. 
Perché essere corresponsabili?

di
mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto
(Convegno Nazionale delle Presidenze Diocesane dell’Azione Cattolica Italiana, Roma, 26/4/2013)


Il termine che nella Bibbia corrisponde meglio all’idea di responsabilità è forse quello di “custodia”. Custodire vuol dire stare accanto all’altro con attenzione d’amore, rispettando e accompagnando il suo cammino, facendosene carico, coltivando la sua vita come bene assoluto. È in questo senso che l’Antico Testamento usa il termine “custode” (“shomer” in ebraico) in riferimento al Dio della storia della salvezza: “Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra” (Sal 121, 4-5). 
Analogamente a come l’Eterno custodisce la sua creatura, questa è chiamata a “custodire” il mondo in cui dimora e l’altro uomo come proprio fratello: “Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode” (Sal 127,1). L’oggetto del custodire, cui è chiamata la responsabilità morale di ogni essere umano, è molteplice: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”.
Così l’ha espresso Papa Francesco nell’omelia della liturgia inaugurale del suo servizio di vescovo di Roma, allargando peraltro lo sguardo all’intera famiglia umana: “La vocazione del custodire non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene” (19 Marzo 2013). Riflettendo sul tema “Custodire e coltivare la vita. Perché essere corresponsabili?” vorrei soffermarmi allora su tre ambiti, considerando successivamente l’uomo come custode del creato, come custode dell’altro e come custode di Dio, che a sua volta lo custodisce in modo peculiare nel Suo popolo, la Chiesa dell’amore...