lunedì 31 dicembre 2012

Oltre la profezia dei Maya riflessioni sull'ora del giudizio finale

La mia generazione conserva la memoria di una predicazione annuale sulle realtà ultime e definitive, dette appunto novissimi. Morte, giudizio, e quindi l’esito definitivo, inferno o paradiso, stavano come eventi davanti a ciascuno di noi, eventi capaci di destare paura, o almeno timore. Soprattutto il canto del Dies irae (“Giorno di ira sarà quel giorno…”), che risuonava in occasione delle liturgie dei morti, ci descriveva il giudizio universale e particolare al quale saremo stati chiamati. Cos’era il giorno della morte se non innanzitutto il giorno della chiamata in giudizio di ciascuno di noi da parte di Dio? E va detto che erano soprattutto le persone più sante ad avere paura del giudizio, dunque quanto più dovevano temerlo i cristiani quotidiani… 
Sì, anche a causa di questa paura angosciosa sovente insegnata, il discorso sul giudizio è stato screditato. E così da anni su questo tema regna il silenzio, in forza del quale molti si rivolgono ad altre letture delle realtà ultime: la grande diffusione della credenza nella reincarnazione, per fare solo un esempio, vuole riempire il vuoto lasciato dalla predicazione ecclesiale. Ma il tema del giudizio nel cristianesimo non può essere evaso, è decisivo per conoscere il vero volto di Dio. La predicazione del giudizio fa parte del Vangelo, della buona notizia, e come buona notizia, certamente a caro prezzo come la grazia, il giudizio va confessato, ricordato e preparato da ogni credente.
Leggi tutto: Novissimi: l'ora del giudizio di Enzo Bianchi

Al di là della profezia dei Maya e degli allarmismi che ha scatenato, avrebbe senso riflettere sul significato autentico dell'apocalisse e sul giudizio finale. Aiutati dall'arte.
... Visto che, comunque, si fa un gran parlare di questa imminente fine del mondo, al punto che si ha l'impressione che sia diventata una delle tante mode passeggere che riempiono le nostre giornate, anche in questo caso ciclicamente (si vedano le varie feste, corse ai rifugi, happening programmati un po' dovunque), possiamo provare a ricavare qualcosa di buono dalla situazione, magari cercando il significato autentico delle cose. 
In questo senso, i cristiani dovrebbero essere in prima fila: come ha ricordato Enzo Bianchi nel suo intervento di domenica scorsa su Avvenire, ad esempio, l'annuncio del «giorno in cui il Signore verrà» non può essere eluso. Il Dies irae, per recuperare il canto che risuona in occasione delle liturgie dei morti, è decisivo sia per conoscere il vero volto di Dio, sia per ristabilire la giustizia, mettere da una parte i buoni e dall'altra i cattivi, affinché a ciascuno sia data la giusta ricompensa. Vale anche la pena ricordare, essendo noi maestri nel dimenticare, che l'Apocalisse è il libro finale del Nuovo Testamento e della Bibbia, nel quale si annuncia l'avvento della Gerusalemme celeste. La parola greca, apokalypsis, indica un rivelare ciò che è nascosto.
Alcune iniziative culturali possono inoltre aiutarci a capire il significato autentico dell'apocalisse e della fine del mondo. 


"Il campo da arare" di Filippo Russo

Il campo da arare 
di Filippo Russo 

Non so perché, ma a me, ogni fine anno, vengono sempre in mente i versi di una poesia di Eugenio Montale, Fine del ‘68: “…Tra poche ore sarà notte e l’anno/ finirà tra esplosioni di spumanti/ e di petardi. Forse di bombe o peggio,/ ma non qui dove sto. Se uno muore/ non importa a nessuno purché sia/sconosciuto e lontano”. 
Versi che mi sembrano attuali anche quarantaquattro anni dopo, qualunque sia, oggi, la realtà da prendere in considerazione: a livello planetario, nazionale o locale. 
Di questo 2012, infatti, si potrebbero dire le stesse cose già dette in passato e provare le stesse dolorose sensazioni: in qualche angolo del mondo si spara, si lanciano bombe per difesa o offesa, per conquistare la libertà o soffocarla, e ci sono case rase al suolo, bambini che muoiono, mamme che piangono, giovani donne mortificate, vecchi inebetiti, uomini adulti vittime e carnefici. 
E dal mare di Sicilia abbiamo ancora visto arrivare nell’isola barconi carichi di disperati (e tanti erano morti durante il viaggio), molti dei quali sono stati poi sfruttati nelle campagne, emarginati nelle grandi città, costretti, anche nelle piccole nostre comunità, ad ingrossare la schiera di quanti faticano a tirare avanti la vita e li vediamo, con rassegnazione dolore e dignità, offrire una rosa nei locali, sciorinare la modesta mercanzia sulla bancarella, allungare lo strofinaccio sul vetro della macchina… 
E poi ci sono i giovani...

Leggi tutto: Il campo da arare di Filippo Russo 


domenica 30 dicembre 2012

La santa Famiglia di Na­zaret una famiglia speciale e diversa?


La santa Famiglia di Na­zaret porta un messag­gio a tutte le nostre fa­miglie, l'annuncio che è pos­sibile una santità non solo individuale, ma una bontà, una santità collettiva, fami­liare, condivisa, un contagio di santità dentro le relazioni umane. Santità non signifi­ca essere perfetti; neanche le relazioni tra Maria Giuseppe e Gesù lo erano. C'è angoscia causata dal figlio adolescen­te, e malintesi, incomprensione esplicita: ma essi non compresero le sue parole.
Santità non significa assenza di difetti, ma pensare i pensieri di Dio e tradurli, con fatica e gioia, in gesti. Ora in cima ai pensieri di Dio c'è l'amore. In quella casa dove c'è amore, lì c'è Dio.
E non parlo di amore spirituale  ma dell'amore vivo e potente, incarnato e quoti­diano, visibile e segreto. Che sta in una carezza, in un cibo preparato con cura, in un soprannome affettuoso, nel­la parola scherzosa che scio­glie le tensioni, nella pa­zienza di ascoltare, nel desi­derio di abbracciarsi. Non ci sono due amori: l'amore di Dio e l'amore umano. C'è un unico grande progetto, un solo amore che muove Ada­mo verso Eva, me verso l'a­mico, il genitore verso il fi­glio, Dio verso l'umanità, a Betlemme.
Leggi tutto: La famiglia, prima scuola di santità di Ermes Ronchi

A prima vista, la festività odierna presenta qualche aspetto paradossale: viene offerto, a modello delle famiglie, una famiglia in cui – secondo la dogmatica cattolica - il padre (Giuseppe) non è vero padre; la moglie (Maria) non è vera moglie e il figlio (Gesù), in quanto persona divina, pre-esiste da sempre ai genitori. Per fortuna - direi meglio: per grazia di Dio – i vangeli non chiedono di accettare queste acrobazie teologiche, o per lo meno non di accettarle letteralmente come informazioni ‘oggettive’. La pericope odierna, poi, scorre su un registro estremamente realistico: vi si respira un’aria molto terrena, non priva di particolari imbarazzanti.
Imbarazzante, infatti, risulta – agli occhi di una certa retorica familistica che vede in Gesù adolescente il prototipo del ragazzino docile come una marionetta al volere dei genitori – la sua decisione di eclissarsi senza permesso dalla comitiva per sedersi nel tempio, “in mezzo ai maestri della Legge”, ad ascoltarli e a interrogarli. Non meno spiazzante la giustificazione, che Luca mette sulle sue labbra, alle rimostranze della madre angosciata: “Non sapevate che io mi devo occupare di ciò che appartiene al Padre mio?”. Catechesi e omelie sono zeppe di esortazioni ad obbedire, a rispettare le regole, ad attenersi ai propri ruoli: ma questa “legalità”, alla luce del messaggio evangelico, è un valore ultimo? O non è piuttosto subordinato alla qualità dei comandi e dei divieti, alla sensatezza delle norme positive? Brani come quello odierno ci delineano una teologia della contestazione non meno che dell’obbedienza; del dissenso critico non meno che del consenso abitudinario... 
Leggi tutto: LA SANTA FAMIGLIA E L’EDUCAZIONE ALLA LIBERTA’ di Augusto Cavadi

... Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Questo testo la chiesa lo sceglie per la festa della Santa Famiglia, ma se facciamo una lettura superficiale, letterale, questa famiglia più che Santa sembra sconclusionata. Genitori che non s’accorgono che il figlio non li segue, il figlio che decide di rimanere a Gerusalemme senza avvertire i genitori. Non solo, quando poi – vedremo tra poco – i genitori lo rimproverano, il figlio, anziché scusarsi, attacca, aggredisce quasi verbalmente i propri genitori, li rimprovera...
Leggi tutto: GESU’ E’ RITROVATO DAI GENITORI NEL TEMPIO IN MEZZO AI MAESTRI (pdf) Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

Il Coro Diocesano di Roma e l'Orchestra insieme al Coro dei Seminaristi, diretti dal M° mons. Marco Frisina, eseguono l'Oratorio Musicale "Ombra del Padre" ispirato alla figura di San Giuseppe. Estratto del terzo atto "Nazaret", contiene il brano "Dolce casa di Nazaret"



La ricezione del Vaticano II in prospettiva "mendicante" di Egidio Palumbo

La ricezione del Vaticano II in prospettiva "mendicante"
di Egidio Palumbo - 7 agosto 2012
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto

Settimana di spiritualità
DA UNA CHIESA TRIONFANTE 
AD UNA CHIESA MENDICANTE
A 50 anni dal Concilio Vaticano II


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sabato 29 dicembre 2012

"Un cuore che ascolta - lev shomea' " - n. 4 di Santino Coppolino

Rubrica
Un cuore che ascolta - lev shomea'
"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo della Domenica
di Santino Coppolino


SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO C)

Vangelo: Lc 2,41-52





Maria e Giuseppe non comprendono Gesù, Egli è diverso, non si comporta secondo le loro aspettative. Sono essi figura dell'Israele che a fatica riconosce in Gesù il Messia atteso, e della Chiesa quando essa percorre strade diverse da quella tracciata dal Nazareno.
Non è Gesù a dover seguire i genitori (Israele-Chiesa), sono loro che devono diventare discepoli del Figlio, sono "I CUORI DEI PADRI CHE DEVONO ESSERE RICONDOTTI VERSO IL FIGLIO" (Lc 1,17), è l'Antico che deve accogliere e comprendere il Nuovo.
Questa ricerca ci condurrà allora, all'incontro con Gesù nel cuore stesso del Padre - di cui il tempio è figura -; è li che Gesù dimora, perché il Padre è la sua unica ragione di vita, che lo fa stare "in mezzo al suo popolo" (Sir 24, 1) come Sapienza di Dio.
E se, dopo averlo incontrato, non lo comprenderemo, facciamo come Maria, che "custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc 2,19.51)

Tristezza: la tirannia dell'umore, il rapporto deformato con il tempo - Cammino di Avvento 2012: Le riflessioni di Enzo Bianchi e i volti dell'arte

Non rincorrere inutilmente il passato, non sognare un futuro improbabile, ma vivere bene il presente. Le riflessioni di Enzo Bianchi. E i volti dell'arte, da Giotto a Picasso. A Dalì.

Ripiegarsi su se stessi guardando con nostalgia al passato. Oppure vivere illudendosi che nel futuro, domani, magari più avanti ancora, qualcosa cambierà. È questa la grande menzogna che genera quella pericolosa tristezza che, come sottolinea in questo nuovo appuntamento con i vizi capitali Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, è un rapporto deformato con il tempo. L’immagine che più rende l’idea è forse quella degli Orologi molli di Salvador Dalí (1931), in cui il quadrante, le lancette e i numeri paiono liquefarsi e perdere consistenza.La tristezza è anche una piaga sociale,la porta lasciata aperta da cui può entrare la depressione, uno tra i mali oggi più diffusi.
Tristezza - il rapporto deformato con il tempo

Il Vaticano sostiene Monti. E gli ultimi?...


Il Vaticano sostiene Monti. E gli ultimi?...

"L’endorsement non poteva essere più esplicito, ed è arrivato da Oltretevere con un articolo su «L’Osservatore Romano» a firma del notista politico Marco Bellizi che testimonia quale sia l’attenzione del Vaticano per il nuovo impegno politico di Mario Monti. Il quotidiano d’Oltretevere ha apprezzato l’espressione «salire in politica» usata dal Professore nel corso della conferenza stampa di domenica, facendo notare la sintonia con il messaggio del presidente Giorgio Napolitano, che «L’Osservatore» ugualmente elogia. ..."
Leggi tutto:
"Monti, la “benedizione” esplicita dopo un anno di segnali" di Andrea Tornielli

Leggi l'articolo dell'Osservatore Romano:
"La salita in politica del senatore Monti" di Marco Bellizi

"....Per agire sul serio ci vogliono riformatori lungimiranti. Citare De Gasperi non basta. Colpisce il solenne appoggio del Vaticano al premier e alla sua agenda così dimentica della dottrina sociale cristiana. Evidentemente, l’ideologia della ‘diga’ anti-sinistra fa sempre premio sui contenuti. Accadde anche con Berlusconi." 
Leggi tutto:
"Precariato, la solitudine degli ultimi" di Marco Politi

"Possibile che la Chiesa di Roma sposi così, senza esitazioni, una visione rigorista della politica economica in tempi di crescente sofferenza sociale? Ci è più facile riconoscere nell'incoraggiamento a Monti dell'organo - non dimentichiamolo - di una Segreteria di Stato straniera, ben altra istintiva, atavica pulsione ideologica: erigere un argine per fronteggiare la possibilità concreta di una vittoria elettorale della sinistra." " La libertà di scelta, fra i fedeli, è ormai un dato culturale acquisito: c'è molta Chiesa viva anche nel centrosinistra" 
Leggi tutto:
"Il sogno impossibile di una nuova Democrazia Cristiana" di Gad Lerner

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venerdì 28 dicembre 2012

Dal Santo Bambino di Betlemme l'appello alla PACE

Nel corso della Messa di mezzanotte, dalla basilica della Natività di Betlemme è risuonato forte il grido di pace del Patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal. «Da questo Luogo Santo – ha detto - invito i politici e gli uomini di buona volontà a lavorare risolutamente per un progetto di pace e di riconciliazione che abbracci la Palestina e Israele e questo Medio Oriente sofferente. Solo la giustizia e la pace in Terra Santa potranno portare a ristabilire un equilibrio regionale e mondiale».
L'accorato appello è stato lanciato nella notte in cui il mondo cristiano ha guardato a Betlemme come sua capitale. Nella basilica c'erano ambasciatori e consoli di diversi Paesi
Leggi tutto: Quel grido di pace da Betlemme

Ha scelto uno tra i momenti più solenni e sentiti della Cristianità per lanciare un nuovo accorato appello per la pace e per la fine di ogni violenza nel nome della religione. «Le spade siano forgiate in falci», ha detto Benedetto XVI in San Pietro, durante la Messa di mezzanotte: «al posto degli armamenti per la guerra subentrino aiuti per i sofferenti».«Illumina le persone che credono di dover esercitare violenza nel tuo nome, affinché imparino a capire l'assurdità della violenza e a riconoscere il tuo vero volto», ha poi aggiunto rivolgendo la sua preghiera al Signore Gesù che «è la nostra pace e ha annunciato la pace ai lontani e ai vicini».
Leggi tutto: Papa: «Basta violenze in nome di Dio»

In un tempo della storia umana così delicato  segnato da profonde sperequazioni sociali ed economiche, Benedetto XVI ha trovato, in questi giorni, le parole giuste per confortare gli uomini e le donne di buona volontà, a ogni latitudine essi siano. 
I suoi interventi in occasione delle festività natalizie hanno avuto come motivo conduttore il tema della pace. Sia nell'omelia durante la Santa Messa della notte di Natale nella Basilica Vaticana, come anche nel tradizionale messaggio in occasione della benedizione Urbi et Orbi del 25 dicembre, il Papa ha ribadito il suo pensiero, esprimendo preoccupazione, affinché le comunità cristiane, e più in generale la società civile su scala planetaria, prendano coscienza dell’importanza di partecipare attivamente alla costruzione del bene comune, nel rispetto del valore positivo della vita.
Leggi tutto: La vera gloria


Leggi il testo integrale del messaggio urbi et orbi


Il risveglio di Betlemme


Roma 28 dicembre 2012 / 2 gennaio 2013: 35° incontro europeo dei giovani della comunità di Taizè: "Il pellegrinaggio di fiducia sulla terra"

Dal 28 dicembre 2012 al 2 gennaio 2013, la città di Roma accoglierà il 35° incontro europeo dei giovani. Quarantamila giovani adulti da tutto il continente ed anche da oltre si raduneranno nella capitale italiana per sei giorni di preghiera, di riflessione e di vita comune con le parrocchie, le famiglie e le comunità religiose di Roma e dei dintorni.
Leggi tutto: Taizé a Roma: 40.000 giovani per il 35° incontro europeo




Il programma dell'incontro

Come seguire l’incontro a casa:
In televisione:
 Tv2000

Alla radio :
 RadioInBlu
 Radio Vaticana

Per dare notizie dell’incontro a chi non può essere a Roma, sulla pagina indicata nel link sottostante sarà messo un riassunto delle attività di ogni giorno, con delle testimonianze da giovani venuti a Roma da tutta l’Europa.


Sulla pagina indicata dal link sottostante saranno pubblicate le meditazioni pronunciate da frère Alois durante ogni preghiera di sera durante l’incontro di Roma.

Il cammino di Taizè nel racconto, pubblicato in un nuovo libro, di Frère Alois successore alla guida della comunità di Roger Schutz


giovedì 27 dicembre 2012

Femminicidio: impossibile tacere!!!

No. Tacere sarebbe un po’ come avallare. Ci ho pensato molto quando ho letto la notizia di un prete, parroco in Liguria, che ha affisso alla porta della sua chiesa un articolo preso da internet dal titolo: “Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?” 
Mi ha molto colpito, come prete e come uomo, tutta questa vicenda con le successive affermazioni, smentite ecc. Ho pensato che non era giusto stare in silenzio. 
Credo, di fronte alla morte, all’uccisione, al ‘femmnicidio’ non ci sia spazio per i se e per i ma… 
Leggi tutto: Femminicidio

Molto reverendo don Piero, noi non ci conosciamo ma confesso che la sua vicenda mi sta lasciando non poco perplesso. Lei ha pubblicato una nota sulla bacheca della sua parrocchia in quel di Lerici (SP) nella quale si affermava che una donna vestita in abiti provocanti, se ho ben capito, non dovrebbe lamentarsi se poi finisse per essere stuprata o – peggio ancora – uccisa... 
Egregio don Piero, lei per me è libero di pubblicare e dire tutto quello che vuole. Ma siccome quella religione è anche la mia, le dirò che nutro perplessità su pastori che offrono al gregge opinioni quantomeno discutibili come quelle da lei esposte in bacheca nella sua parrocchia. Peraltro non mi risulta, Vangelo, Magistero e Catechismo alla mano, che la Chiesa cattolica sostenga una cosa simile. Anzi...
Leggi tutto: Lettera aperta a Don Piero Corsi

Una lettera estratta da Telefono Rosa di risposta al pensiero del Don e di pontifex.
Leggi tutto: Provoco


"Un bambino è nato per noi" - Lidia Maggi

"Un bambino è nato per noi" 
Luca 2; Matteo 1
puntata di "Uomini e Profeti" con Lidia Maggi
trasmessa da Radiotre il 23 dicembre 2012


"Un continuo rimando alle parole delle Scritture antiche, Luca e Matteo vogliono indicare che il bambino nato a Betlemme è davvero il figlio di Davide che il popolo di Israele attendeva. Ma la piccolezza, la povertà, l’umiltà fanno di questo bambino il re che nessuno si attendeva. Con la pastora battista Lidia Maggi, esploriamo il Vangelo di Matteo, che inizia con una genealogia che risale da Giuseppe ad Abramo, prosegue con una serie di annunci che avvengono in sogno a Giuseppe, e con la nascita del bambino. Una volta nato il bambino, Luca dispiega invece la grande scena del presepe, con angeli e pastori, lontani tutti dai potenti. " (Uomini e Profeti)

Ascolta o scarica l'audio (MP3):
la puntata del 23 dicembre 2012


Riflessioni davanti al presepe...

In questi giorni, come ogni anno, nelle nostre case stiamo allestendo il presepe. Può essere allora utile per ognuno di noi rispolverarne la storia e il significato.

La grotta, il bue e l’asino, mezzanotte: guai se nel nostro presepe mancassero questi elementi che recano con sé tutta l’atmosfera natalizia e le emozioni bellissime di un’infanzia innocente, forse perduta. Ma se scorriamo le righe del racconto evangelico di Luca, di questo apparato non c’è menzione perché esso è sbocciato liberamente come un fiore della tradizione su un testo che è, invece, molto più sobrio. Ecco, allora, alcune brevi annotazioni attorno alla narrazione lucana. 

Sono le 12 e 12 del 12.12.12: ultima volta in cui - almeno nel XXI secolo - sarà possibile questo giochino del momento perfetto. Perfetto però per mettermi a fare il presepe, ancora una volta (che vorrei non fosse l'ultima). Appoggiando due fogli di compensato sulla cassapanca antica, rivedo con la memoria la colla di Luca Cupiello e mi domando: come si chiama chi fa il presepe? Presepista no, sa di professionista: una cosa che si fa e si disfa una volta all'anno non è un lavoro.Costruttore di presepi neppure, sa tanto di costruttori di cattedrali, e con loro non c'è gara. Eppure anche lui, direbbe Pietro, è una pietra viva che edifica la Chiesa.
Leggi tutto: Pensieri poco santi facendo il Santo Presepe...

... Per i detentori del potere un Dio vicino fa paura ed una pace a portata di mano mette imbarazzo. L'evangelista Matteo narra che alla notizia della nascita del Messia "il re Erode si turbò, e con lui tutta Gerusalemme". Loro, i grandi, amano pregare un Dio lontano e invocare una pace che voli alto. Ma noi sappiamo che, da quando Dio ha posto la sua tenda tra noi, la vera pace cammina con i piedi dei Francesco, non vola sulle ali dei Condor.
Leggi tutto: Togliamo Gesù dal presepe


mercoledì 26 dicembre 2012

NATALE 2012 - Omelia di P.Alberto Neglia (messa del giorno)

NATALE 2012 (messa del giorno) 
Omelia di P.Alberto Neglia 
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Pozzo di Gotto

"E' il Natale del Signore Gesù e noi, guardandoci, ci facciamo gli auguri, con sincerità; anche la liturgia attraverso le letture che abbiamo ascoltato, ci fa un augurio, ci propone qualcosa, la prima lettura presa dal libro del profeta Isaia ci dà un annuncio di gioia... c'è qualcuno che ci sta portando la pace quale augurio più bello, di quello di vivere pacificati non dilaniati, in noi stessi, interiormente e poi anche con gli altri...
... dobbiamo mettercela tutta per accogliere davvero questo respiro di Gesù, questa bontà di Gesù, questa presenza di Gesù in noi, e crescere come figli, e, se cresciamo come figli cresceremo anche come fratelli... noi a volte ci domandiamo perché la Storia non cambia? Ci lamentiamo e siamo a volte nauseati da come si comporta chi ha incarichi di gestire il bene comune la politica, e diciamo perché Dio non interviene, non li punisce? Ma il Signore non è il giudice che ci deve punire. Dio è il Padre che ci rende responsabili, che ci fa crescere come figli. E se cresciamo come figli, se questa passione di Gesù cresce nel nostro cuore, nel nostro animo, diventa passione per la vita e costruiremo rapporti tra di noi che non sono di isolamento, ma di fratelli, per cui ci interesseremo davvero l'uno alla vita dell'altro..."  

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Lectio del Vangelo di Natale a cura di fr. Egidio Palumbo

Lectio del Vangelo
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)

Natale del Signore - anno C - 25-12-2012


Notte di luce 

1. Per comprendere e vivere la solennità del Natale del Signore al quale ci siamo preparati con il cammino dell’Avvento, è necessario uscire prima da un luogo comune, frutto di un sentimento infantile regressivo, che fa sentire il Natale come il “giorno del compleanno di Gesù”. Sarà questo un sentire positivo – non lo si nega – che comunica emozioni forti e sentimenti di bontà e di pietà, ma è il “nostro” Natale, un Natale “a nostra misura”, un Natale “beautiful”, che però non corrisponde al Natale del Signore. 


2. Ci viene richiesta, allora, una comprensione di fede più matura che ci aiuti a vivere il Natale del Signore come l’attesa del Signore Crocifisso Risorto che viene in mezzo a noi nel segno potente, luminoso – ovvero salvifico – della piccolezza, della povertà e della fragilità. 

È questo il senso del Natale del Signore, narrato dai vangeli di Luca 2,1-20 e Matteo 2,1-12, cantato, pregato e creduto nella Liturgia, mostrato mistagogicamente per la nostra contemplazione nelle icone della chiesa orientale. Il Natale del Signore sintetizza mirabilmente la memoria della sua venuta nella carne, della sua incarnazione nella storia, della sua passione, morte e risurrezione, e della sua Parusia, cioè l’attesa della sua venuta come Crocifisso Risorto. 

È una grande visione di fede che contempla: 
- nel Bambino nato nella carne, il Risorto rinato a vita nuova; 
- nella gloria cantata dagli angeli, la gloria della Risurrezione; 
- nell’Oggi della sua nascita come primogenito, l’Oggi della sua Risurrezione come primogenito risorto dai morti; 
- nelle fasce che lo avvolgono come bambino, le bende che avvolsero il suo corpo morto crocifisso; 
- nella mangiatoia dove viene adagiato, la tomba dove fu deposto e la mensa del pane della sua Parola e del suo Corpo dove viene donato per il nostro nutrimento; 
- nei pastori che vegliano nella notte e che per primi ricevono l’annuncio della Nascita, le donne che alle prime luci dell’alba vegliano nel “luogo del memoriale” e che per primi ricevono l’annuncio della Risurrezione; 
- nel piccolissimo villaggio di Betlemme che accoglie il Bambino con Maria e Giuseppe, la “casa del pane” (questo significa “Betlemme”); 
- nella piccolezza e fragilità del Bambino, lo stile umile, povero e mite del Gesù adulto. 

E così il Natale del Signore è contemplato, narrato e annunciato nella prospettiva della sua Pasqua...

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martedì 25 dicembre 2012

A U G U R I


BAMBINO GESÙ 
Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli! 
Accarezza il malato e l'anziano! 
Spingi gli uomini a deporre le armi e a stringersi in un universale abbraccio di pace! 
Invita i popoli, misericordioso Gesù, ad abbattere i muri creati dalla miseria e dalla disoccupazione, dall'ignoranza e dall'indifferenza, dalla discriminazione e dall'intolleranza. 
Sei Tu, Divino Bambino di Betlemme, che ci salvi liberandoci dal peccato. 
Sei Tu il vero e unico Salvatore, che l'umanità spesso cerca a tentoni. 
Dio della Pace, dono di pace all'intera umanità, vieni a vivere nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia. 
Sii Tu la nostra pace e la nostra gioia! 
Amen.
Giovanni Paolo II


B U O N  N A T A L E !


NOTTE DI NATALE 2012 - Omelia di P. Aurelio Antista


NATALE DEL SIGNORE 
MESSA DELLA NOTTE

25.12.2012

Omelia di P.Aurelio Antista 
Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto 
Barcellona P.G. (ME) 

"Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce" così iniziava il brano del profeta Isaia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ed è proprio vero l'evento che celebriamo in questa notte santa è un evento di luce, è luce che squarcia le nostre tenebre, vince le nostre paure, illumina di gioia il nostro cammino, dà speranza ai piccoli della Storia .... 
anche il nostro è un tempo buio... ma nella notte buia dei nostri giorni, risuona lo stesso annuncio gioioso oggi, nel nostro oggi, nasce un Salvatore, che è Cristo Signore ..."

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Un Bimbo. Il "Dio che rischia non è solo spirito" di Serena Noceti

Un Bimbo. 
Il Dio che rischia non è solo spirito 
di Serena Noceti 

«In principio era il Logos, il Logos era presso Dio e il Logos era Dio... E il Logos divenne carne».
Con la loro incisiva lapidarietà queste parole del Quarto Vangelo, che vengono proclamate nelle chiese ogni anno nella liturgia del Natale, consegnano a una prospettiva essenziale, davanti al profluvio di parole sulla solidarietà, la condivisione, la bontà con cui si offre la reinterpretazione del Natale in una società ormai secolarizzata e post-cristiana, ma sempre segnata nei tempi del vivere collettivo dalla sua tradizionale storia cattolica.
Sono parole che sintetizzano la coscienza di fede cristiana sulla ineliminabile relazione di Dio con il mondo, sulla sua compromissione radicale con la storia dell’umanità, e insieme vogliono esprimere una parola significativa sull’umano, a partire dalla concreta vicenda di Gesù di Nazareth.
Le parole del Vangelo di Giovanni sono parole che possono raggiungere nella loro paradossalità anche gli uomini e le donne - credenti e non - abitatori di questa tarda modernità, perché parlano di «divenire» e di «carne», di un definitivo (che non è l’assoluto) nel frammento di un'esistenza singolare e limitata; perché hanno la capacità di interpellarci attraverso il tempo a riconsiderare in modo nuovo la nostra stessa storicità, dischiudendone orizzonti di senso e di resistente speranza.
Quando la Bibbia ricorre al termine «carne», infatti, esprime l’essere umano integrale visto nella sua fragilità, nella debolezza, nella mortalità, nello stare in una rete di relazioni che qualificano l’identità singolare e nell’essere determinato e «de-finito» dallo spazio e dal tempo...


Leggi tutto: Dio che rischia non è solo spirito di Serena Noceti 


lunedì 24 dicembre 2012

"La ricerca di un Natale diverso, ricco di pace e speranza" di Bruno Forte

In questa vigilia di Natale vorrei fermarmi su una figura chiave della scena della natività: la Madre. Chi è Maria nel suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia? Come ha vissuto il suo rapporto con Dio e le sue relazioni umane? 
Proverò a rispondere a queste domande secondo quanto la discrezione dei Vangeli consente di farlo, convinto che la conoscenza di Maria può aiutare credenti e non credenti a vivere non banalmente questi giorni speciali. 

Omelia di P. Alberto Neglia

Omelia di P. Alberto Neglia
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)
IV domenica di Avvento / C 23.12.2012

Ormai siamo molto vicini al Natale di Gesù... la liturgia di questa IV domenica di Avvento ci aiuta a comprendere il senso del Natale, che cosa significa fare Natale per noi, non è solo ricordare che è nato Gesù nella grotta di Betlemme tanti anni fa... fare Natale, ci dice la liturgia attraverso i testi che abbiamo ascoltato, è consentire ancora al Verbo di Dio, alla bontà di Dio di farsi carne nella nostra vita, siamo noi che dobbiamo ospitare, accogliere nella nostra vita ancora una volta lo Spirito di Dio che bussa e che ci chiede di essere ospitato, accolto in modo che in ognuno di noi possa nascere e crescere il Figlio di Dio. Questa è la nostra vocazione di essere figli di Dio...

Per ascoltare l'omelia clicca qui


"La gioia del Natale" di Nella Barbera





"La gioia del Natale"
di Nella Barbera


I giorni dell'Avvento ci introducono al mistero dell'incarnazione del nostro Salvatore. Nelle nostre vite, agitate da continue occupazioni e preoccupazioni quotidiane, irrompe un evento eccezionale che ferma lo scorrere del tempo.
Gesù, il figlio di Dio facendosi uomo entra nella storia degli uomini e nella vita di ciascuno di noi, innalzandola a nuova dignità e affrancandola dal peccato.
Il Natale, come tutto ciò che proviene da Dio, va contro ogni regola e sconvolge ogni convenzione. La nascita di Cristo non appare, all'inizio, come un momento di gioia, ma di dolore perché il Figlio di Dio nasce povero tra i poveri, in una misera mangiatoia ed al freddo, con la prospettiva di un destino segnato non dalla gloria e dalla felicità, ma dalla morte in croce.
Tuttavia, ed è questa la grandezza del messaggio che rispende dall'umile grotta di Betlemme, tanto dolore genererà la salvezza dell'umanità, la vittoria del bene sul male, dell'amore sull'odio, della vita sulla morte.
Come i pastori di Betlemme possiamo solo sentirci smarriti ma ricolmi di gioia davanti a tanto amore.

Mi auguro che il gioioso annuncio del Natale del Signore raggiunga tutti, anche chi non crede di aver bisogno della lieta novella, e apra all'amore anche i cuori più duri.
Luminoso Natale di Grazia a tutti.


UN NATALE ‘ARMATO’ di Alex Zanotelli

UN NATALE ‘ARMATO’
di Alex Zanotelli

Il 10 dicembre eravamo a Roma davanti al Parlamento per protestare contro la Riforma delle Forze Armate voluta dal Ministro della Difesa, l’ammiraglio Di Paola. I rappresentanti dei movimenti per la pace erano stretti attorno a una gigantesca bandiera della pace che occupava la larghezza dell’anti-piazza davanti al Parlamento. Eravamo lì per chiedere ai Parlamentari di non votare la Riforma delle Forze Armate. Tutto inutile! Quel pomeriggio il Parlamento ha definitivamente approvato il disegno di legge delega. La Destra ha votato compatta a favore, nonostante avesse appena sfiduciato il governo. Il PD, nonostante alcune voci contrarie, ha pure votato a favore. Unico partito contrario: IDV. Un amaro regalo di Natale questo che il governo Monti ci lascia prima di dimettersi. Un regalo alla casta dei militari, alla lobby dei mercanti di morte. La riforma infatti ci costerà nei prossimi dieci anni, l’astronomica cifra di 230 miliardi di euro!...
... Mi amareggia il silenzio della Conferenza Episcopale Italiana. Altro che ‘pace in terra agli uomini di buona volontà’ che è il cuore del messaggio natalizio.
Il nostro paese sceglie ancora una volta la via della morte invece della vita.
E’ un Natale amaro, un Natale ‘armato’.
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Vedi anche i nostri precedenti post:


domenica 23 dicembre 2012

Preghiera dei Fedeli - Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME) - IV domenica di Avvento - anno C

Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)






Preghiera dei Fedeli
IV domenica di Avvento anno C
23 dicembre 2012



"Che cosa significa mangiare insieme" di Enzo Bianchi

In tutte le culture la festa è l’occasione per “vivere insieme” un evento, una memoria,un’appartenenza, una speranza condivisa ma nelle culture ispirate dal cristianesimo la festa del Natale è sentita anche da parte di chi non professa la fede nella nascita a Betlemme di Gesù di Nazaret, il Dio fatto uomo. Per cristiani e non cristiani queste feste natalizie accolgono il senso che viene loro dato, ma soprattutto offrono l’occasione a quanti si sentono legati da sentimenti affettivi di “stare insieme”.
Natale rimane così nel sentimento di moltissimi uomini e donne dell’occidente la festa in cui si celebra l’amore. Certo, non sempre e non nello stesso modo, perché gli eventi della vita possono oscurare la festa o impedire di assaporarla in modo pieno, ma non appena la data si avvicina, nel cuore si fa strada la domanda: “Con chi vivrò quei giorni? con chi condividerò il pranzo di festa? con quali piatti allieterò la tavola?”.
Sappiamo fin troppo bene che le feste natalizie oggi, segnate dalle esigenze del consumismo che si fanno sentire già a novembre, sono percepite come occasioni per scambiarsi doni in una società opulenta e, seppure in crisi, incapace di sobrietà e portano con sé abitudini che fanno ripetere gesti e parole magari svuotati di passione. Eppure dobbiamo riconoscere che restano un’occasione per “vivere insieme” qualcosa: davvero la ragione profonda permane non sconfitta in queste feste è lo “stare insieme”. Gli esseri umani sentono questo bisogno nonostante lo sfilacciamento della vita sociale, l’individualismo dominante che ammorba l’esistenza, la diffidenza e la paura dell’altro che ormai minaccia anche la vita familiare. Trovarsi insieme, aprire almeno per un giorno la casa ad altri che abitualmente non vivono con noi ma che noi amiamo, cercare di contraddire la solitudine, l’isolamento cui sovente sembriamo condannati dalla vita di oggi e dalle architetture che abitiamo: questo può essere il Natale.

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Lectio del Vangelo della domenica a cura di fr. Egidio Palumbo

Lectio del Vangelo della domenica
a cura di fr. Egidio Palumbo
della Fraternità Carmelitana di Pozzo di Gotto (ME)

IV DOMENICA di AVVENTO - anno C - 23-12-2012


«Caro cardo salutis» 


1. Ci avviciniamo al Natale, e già ne sentiamo l’eco nelle pagine bibliche di questa domenica: la nascita del Messia dal grembo di una donna. 

Due madri in gravidanza si incontrano: Maria ed Elisabetta (Lc 1,39-45). Due madri che vivono in simbiosi con il bambino che portano nel grembo. Nel loro incontro, infatti, e nel loro abbraccio si rivela la visita e la presenza del Messia Gesù che, dal grembo di Maria, comunica la Pace ad Elisabetta e a tutta la sua casa, e dal grembo di Elisabetta subito la risposta esultante e danzante del profeta Giovanni Battista al quale si associa la benedizione di Elisabetta per la Madre del Signore e per il Figlio nel grembo e il riconoscimento della beatitudine di Maria a motivo del suo affidarsi all’adempimento della Parola di Dio. 


2. L’incontro delle due madri in gravidanza attira l’attenzione su un tema dominante nelle pagine bibliche di questa domenica: il corpo. Il profeta Michea annunzia che da Betlemme, la più piccola delle città di Giuda, uscirà il Re e Pastore d’Israele, e questo avverrà per mezzo del corpo di una donna partoriente (prima lettura: Mi 5,1-4a). L’autore della Lettera agli Ebrei, ponendo il Sal 40 sulle labbra di Gesù, fa dire a Gesù al Padre mentre “entra nel mondo”: «un corpo mi hai preparato», un corpo per compiere la volontà del Padre, un corpo per offrire la sua esistenza in obbedienza al Padre e per amore dei falliti della storia (seconda lettura: Eb 10,5-10). Il vangelo mette in risalto il corpo delle due madri, ognuna a suo modo portatrice di un dono, ma è del corpo di Maria la vocazione e la missione di portare e comunicare la visita del Signore nella casa di Zaccaria, nella casa degli uomini (Lc 1,39-45). 


3. Dire “corpo” significa dire la persona...

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