La legge (non) è uguale per tutti
In Italia, in ogni aula di tribunale, si trova scritto: «La legge è uguale per tutti». Ma è davvero così? In realtà la legge non è uguale per tutti e non può esserlo. È obbligata a fare distinzioni: vi sono però differenziazioni ragionevoli e inique discriminazioni. È ragionevole quella legge che impone a chi ha di più di dare di più alla collettività attraverso tasse più alte, ma sono ingiuste quelle norme che privano una brillante studentessa come Kindi della possibilità di proseguire gli studi, che ingiungono di rapire Said e chiuderlo in un Cie il giorno delle sue nozze, che rubano la libertà ad Andrea e Senad, due fratelli nati su suolo italico ma di nazionalità incerta. E per il semplice fatto che le origini di Kindi, Said, Andrea e Senad non sono italiane.
In questo documentario vengono raccontate tre storie di razzismo istituzionale: ossia quando la legge non è – come dovrebbe – la forza dei deboli, ma costituisce l’arma, l’arroganza e la miopia dei forti. Tre storie che valgono per milioni di episodi di discriminazione ai danni della popolazione immigrata di cui è responsabile lo Stato. Ma sono anche tre storie in cui la determinazione di giovani migranti, l’impegno delle associazioni e i legami d’affetto tra persone che non si giudicano in ragione di un passaporto sono riusciti a renderci tutti un po’ più uguali
Caro Presidente,
mi chiamo Amir e sono un rapper che più volte nelle sue canzoni ha dato voce ai ragazzi di seconda generazione.
Nonostante io abbia la cittadinanza da sempre (mia madre è italiana), molte volte sono stato considerato uno straniero per via delle mie origini egiziane. Il problema oltre ad essere legislativo è culturale, dovrebbe cambiare la percezione di come è fatto un Italiano nel 2012: non è necessariamente "bianco" ma può essere di carnagione scura, avere occhi a mandorla, avere capelli afro...
Di fatto però non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera. È cittadino solo chi è nato da italiani, mentre il bambino che nasce in Italia da due stranieri viene iscritto all’anagrafe come straniero. I bambini e i ragazzi che vivono questa situazione sono oltre mezzo milione in Italia.
Vorrei chiederle, Presidente Giorgio Napolitano, di porre questa questione durante il suo discorso di fine anno a reti unificate, sollecitando la politica a mettere questo tema tra le priorità da risolvere nel 2013...