Il cardinale Romeo: "E' un giorno di grande gioia"; don Maurizio Francoforte, parroco di Brancaccio: "Abbiamo fatto suonare le campane a festa"; don Giovanni Bertolino: "Per noi giovani preti don Pino rappresenta un esempio, uno stimolo"; don Fulvio Iervolino: "Siamo senza parole non perchè non ce l'aspettavamo, ma perché è una bella notizia"; mons. Carmelo Culitta, vescovo ausiliare di Palermo: "Si apre una prospettiva che il credente che annunzia il Vangelo e lo vive con autenticità può andare incontro anche alla morte"
Sarà beatificato don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. Benedetto XVI ha infatti riconosciuto il fatto che l'esecuzione ordinata dai boss e avvenuta davanti alla parrocchia di San Gaetano, retta dal sacerdote, nel quartiere Brancaccio di Palermo, fu "in odio alla fede". Questo esonera ora dalla necessità di provare un miracolo compiuto con l'intercessione del servo di Dio.
Il riconoscimento del martirio, che il Papa ha decretato oggi nell'udienza al prefetto per le Cause dei santi card. Angelo Amato, indica che la causa di beatificazione si è conclusa positivamente e che presto don Puglisi sarà elevato all'onore degli altari.
La notizia che padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso diciannove anni fa dalla mafia, sarà proclamato beato, non è soltanto un motivo di grande gioia per tutto il popolo cristiano, in particolare per quello siciliano, ma acquista un profondo significato teologico e pastorale, che vale la pena di sottolineare...
Con la sua dichiarazione che don Puglisi è stato ucciso «in odio alla fede», la Chiesa ha smascherato il falso dualismo tra impegno per Dio e impegno per gli uomini e additato un modello di pastore che, per amore del primo, porta agli altri la salvezza uscendo dal recinto del tempio e di un ritualismo autoreferenziale, immergendosi nella concretezza di una data storia e di una data società. Come ha fatto don Pino Puglisi, attirandosi l’implacabile ostilità di tutti coloro che, odiando Dio, odiano anche l’uomo.
Leggi tutto: Don Pino prete vero
Con la sua dichiarazione che don Puglisi è stato ucciso «in odio alla fede», la Chiesa ha smascherato il falso dualismo tra impegno per Dio e impegno per gli uomini e additato un modello di pastore che, per amore del primo, porta agli altri la salvezza uscendo dal recinto del tempio e di un ritualismo autoreferenziale, immergendosi nella concretezza di una data storia e di una data società. Come ha fatto don Pino Puglisi, attirandosi l’implacabile ostilità di tutti coloro che, odiando Dio, odiano anche l’uomo.
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In una nota don Luigi Ciotti, presidente di Libera commenta la notizia della beatificazione di Padre Puglisi.
"Mori' per strada, dove viveva, dove incontrava i "piccoli", gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e quanti, con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso: perché un modo cosi' radicale di abitare la strada e di esercitare il ministero del parroco e' scomodo. Lo hanno ucciso nell'illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione. Quel modello di prete che la mafia voleva cacciare in Sagrestia viene oggi ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa come massima fedeltà al Vangelo. La speranza che suscita oggi padre Puglisi è il dare dignità a tutti coloro che costruiscono nella chiesa catechesi e evangelizzazione a partire dalla strada , dai poveri , dagli ultimi."
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Puglisi: così parlò il suo killer
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Salvatore Grigoli, assassino di don Puglisi (foto Alessandro Tosatto) |
La vita di un giovane mafioso cresciuto nel quartiere dominato da Cosa nostra, i rapporti coi boss, il delitto, il pentimento.
La sconvolgente testimonianza.
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