No, non è per niente facile per un cattolico ecclesialmente impegnato vivere una dimensione propriamente politica o anche solamente sfiorarne le dinamiche concrete. In effetti, come ebbe a dire don Tonino Bello, quella del politico "oggi è davvero una vita scomoda". Anzi una vita "crocifissa", soprattutto per chi (penso, ce ne siano!) si sforza di vivere questa scelta come "arte nobile e difficile" (Gaudium et Spes n.86) e come "maniera esigente di vivere l'impegno cristiano a servizio degli altri" (Paolo VI).
Scetticismo, cortigianeria, sufficienza altezzosa, isolamento, prese di distanza strumentali, critiche sorde, ironie anche perfide, riserve mentali: il tessuto ecclesiali offre anche questo al cattolico impegnato che scelga di fare il salto e di impicciarsi di politica oggi.
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I “Viandanti” sono dei credenti che si sentono laici e vorrebbero ragionare sulla missione della loro Chiesa in un mondo proiettato verso un futuro ancora sconosciuto e, forse, minaccioso. Si sentono un po’ infastiditi quando si trovano davanti vecchie ipotesi di utilizzo politico dei cattolici.
Il forum di Todi e la presenza nel governo Monti di persone altamente qualificate, in parte di notoria appartenenza confessionale, hanno prodotto un perdurante interesse dei media e il sospetto che l’Italia sia alla vigilia di una riconfessionalizzazione democristiana della politica. Tuttavia, se anche la Chiesa si impegna in prima persona per il bene della società civile, proprio perché responsabilmente cristiani, siamo pronti a contribuire al recupero in dignità e bellezza della parola “politica”.