Dopo aver raccolto più informazioni possibili, mi permetto di fare alcune considerazioni sul triste epilogo della manifestazione del 15 ottobre a Roma: come già a Genova nel 2001, l’esito era facilmente prevedibile.
Gli ingredienti, più o meno, sono gli stessi. Una grande massa di persone desiderose di manifestare le loro giuste rivendicazioni, il centro di una città come scenografia, la polizia mandata in forze a presidiare, e un manipolo di guastafeste capaci di tutto. Per far scattare la trappola, basta poco: il lancio di un sanpietrino, un bancomat fracassato, una vetrina sfasciata, e il gioco è fatto. Non serve, poi, dissertare se il blocco nero da cui è partita la provocazione era quello della polizia o quello con i passamontagna. I caschi sono gli stessi, cambia solo il colore, come sui campi da rugby.
Il problema, perciò, non è la polizia, e non sono nemmeno i cosiddetti black bloc.
Il problema sta negli obiettivi e nell’organizzazione della manifestazione, cioè nel fine e nel mezzo.
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Ideò la Marcia della pace, oggi starebbe coi manifestanti non violenti
Mentre si discute di manifestazioni violente, di black bloc e della presenza dei cattolici in politica, sarebbe utile tornare a leggere Aldo Capitini, il maggior pensatore italiano della nonviolenza, poeta, filosofo, educatore, libero religioso, idealista pratico alla Gandhi, che non si vergognava di associare la politica all'etica: a proposito di Pannella e di Bandinelli diceva di essere «alquanto critico perché sono "politici" e forse senza gli scrupoli che per me contano». Morto nel 1968 e (troppo) poco ricordato anche in questo cinquantesimo anniversario della Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli da lui creata nel 1961, Capitini credeva in una visione religioso-sociale non da mistico ma da razionalista.
La sua «disobbedienza civile» e la sua «non collaborazione» erano tutto il contrario del «solo violenza aiuta / dove violenza regna» di brechtiana memoria.
Leggi tutto: La lezione di Capitini ai tempi dei black blocPer approfondire guarda il sito Parola di Aldo Capitini