martedì 26 luglio 2011

Per non dimenticare Rita Atria

Diciannove anni fa moriva la giovane testimone di giustizia siciliana.
Commemorazioni a Roma e a Scandicci

Una giovane donna coraggiosa, che ha sfidato Cosa nostra e la sua stessa famiglia. Si è tirata fuori dall’asfissia mafiosa collaborando con la giustizia. Ha perso i suoi affetti. E’ stata costretta a vivere isolata, protetta da uno Stato che si è dimostrato incapace di tutelarla. Ma non è mai tornata indietro nella sua scelta di legalità e giustizia. Rita, “Rituzza” come veniva chiamata, è morta sola. Ha deciso di togliersi la vita pochi giorni dopo la strage di via D’Amelio a Palermo. Con Paolo Borsellino aveva stretto un rapporto umano, molto stretto. Il magistrato palermitano era diventato per Rita un appoggio, un punto di riferimento. Con la morte di Boorsellino Rita è sprofondata nella soluti dine in una città, Roma, dove non poteva avere alcun legame. Il 26 luglio del 1992 Rita decise di farla finita. Fu una sconfitta per lo Stato incapace di proteggere una ragazza innamorata della giustizia.

"Rita, non t'immischiare, non fare fesserie" le aveva detto ripetutamente la madre, ma, Rita aveva incontrato Paolo Borsellinoun uomo buono che le sorride dolcemente, e lei parla, parla…racconta fatti. Fa nomi. Indica persone, compreso l'ex sindaco democristiano Culicchia, che ha gestito e governato il dopo terremoto.
"Fimmina lingua longa e amica degli sbirri" disse qualcuno intenzionalmente, e così al suo funerale, di tutto il paese, non andò nessuno. Non andò neppure sua madre...
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26 luglio 2011 - 19 anni fa si tolse la vita Rita Atria, sette giorni dopo la morte del giudice Paolo Borsellino. Fu la sua tragica reazione all’assassinio di chi l’aveva ascoltata e aiutata a passare dalla voglia di ‘vendetta’ contro chi le aveva ammazzato il padre e il fratello al desiderio di ‘giustizia’.

La storia di RITA ATRIA e di PAOLO BORSELLINO contro i mafiosi di Partanna.



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