giovedì 11 dicembre 2025

#parola e silenzio - Breviario di Gianfranco Ravasi

#parola e silenzio 
Breviario di Gianfranco Ravasi 


La parola è un sintomo d’affetto / e il silenzio un altro. / La più perfetta comunicazione / non è udita da nessuno, / esiste e la sua conferma / la si ha dentro.

Come sempre, la grande poetessa ottocentesca americana Emily Dickinson riesce in modo folgorante a intrecciare parola e silenzio, proprio come accade nelle autentiche poesie che esigono spazi bianchi dopo ogni verso. Il primato è, però, assegnato al silenzio “bianco”, che raccoglie in sé i colori di tutte le parole, come accade ai veri innamorati che, esaurito il repertorio delle frasi, tacciono e si guardano negli occhi. Anche nella fede, come nell’amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole. Chi non ricorda «i sovrani silenzi… la profondissima quiete… dell’infinito silenzio» che avvolge Leopardi nel suo «ermo colle», e come per questa via «gli sovvien l’eterno e le morte stagioni, e la presente e viva»?

Certo, spesso questo silenzio – soprattutto ai nostri giorni così rumorosi e chiacchieroni – non è colmo di parole ineffabili e preziose, ma è squarciato e sporcato esteriormente dal fracasso, da parole vane e insignificanti. Etty Hillesum, ebrea olandese vittima del nazismo ad Auschwitz a 29 anni, annotava nel suo diario: «In me c’è un silenzio sempre più profondo. Lo lambiscono tante parole che stancano perché non riescono ad esprimere nulla». Certo, se il silenzio che vivi è “nero”, cioè vuoto, cerchi di sopraffarlo col suono frenetico: forse un emblema sono talvolta i decibel altissimi della discoteca. Per ascoltare veramente l’altro è necessario sostare non con un semplice tacere esteriore e fisico, ma con un silenzio interiore, un atteggiamento rivolto ad accogliere la parola dell’altro. In finale ecco la sintesi ancora di Emily Dickinson: «Silenzio è quanto temiamo. / C’è riscatto in una voce. / Ma silenzio è infinità».

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” - 7 dicembre 2025)