"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
La Fede è l'architrave della porta di ingresso del Regno, gli stipiti che la sostengono sono la preghiera e l'umiltà. Senza la preghiera la Fede muore di asfissia, senza l'umiltà cresce in presunzione. Chi ritiene di essere giusto (oggi diremmo santo), inevitabilmente si gonfia d'orgoglio e disprezza i fratelli; è quello che Gesù chiama: «il lievito dei farisei» (Lc 12,1ss), la mentalità che ci fa credere di essere superiori agli altri, che ci fa disprezzare coloro che sono diversi da noi, come i pubblicani, ritenuti peccatori insalvabili, causa diretta del ritardato avvento del Regno di Dio. Di contro, il fariseo è l'immagine del credente integerrimo, irreprensibile, l'uomo-in-piedi che osa vantare crediti persino davanti all'Altissimo. La sua preghiera, infatti, non è un rendimento di grazie a Dio per quanto ha ricevuto, ma una continua lode di sé che lo gonfia a dismisura separandolo dal resto degli uomini. «Davanti a Colui che ha detto: "IO-SONO", egli gode del suo: "IO-NON-SONO". La sua è la preghiera del nulla, una preghiera satanica» (cit.). Sciorina davanti alla Shekinà, la Divina Presenza, tutto il suo armamentario di buone azioni, ma la sua preghiera e la sua adorazione non sono rivolte a Dio, ma centrate su se stesso. Nonostante le apparenze, il fariseo non sta davanti al Signore, ma al suo ego (pros heauton = davanti a se stesso), ritiene di meritare la stima, il plauso e la ricompensa di Yahweh per tutto quanto fa: ma dove lo trova il Signore uno più bravo e più buono di lui? Chi crede di essere migliore degli altri quando prega, è lontano mille miglia da Colui che si è fatto ultimo e più piccolo di tutti. Senza l'umiltà e la retta conoscenza di sé - che ci fanno consapevoli di peccato - non esiste preghiera. L'azione del fariseo è riprovata perché egli ritiene di essere giusto separandosi così dai fratelli, al contrario della preghiera del pubblicano, che viene accolta perché cosciente di essere peccatore. E' lo scandalo del Vangelo, la Buona Notizia che Dio ci ama non per i nostri meriti (qualcuno, forse, può vantarne?), ma perché è nostro Padre e non può fare altro.
