Paolo come Willy, quei bravi ragazzi uccisi dal branco
Palermo sotto shock. Cerca di sedare una lite e gli sparano in testa
Dieci contro uno. Quando Paolo Taormina, secondo il racconto dei testimoni, ha visto il branco che si accaniva con pugni e calci contro un ragazzino, ha lasciato il lavoro per andare a difendere la vittima. Quando ha chiesto al gruppo di lasciare i locale uno di loro ha estratto una pistola e gli ha sparato un colpo in fronte uccidendolo. Poi tutti i coinvolti si sono dati alla fuga sugli scooter.
È successo a Palermo, a due passi dal Teatro Massimo, nei luoghi della movida del capoluogo siciliano, Un quartiere molto ben frequentato, le serate ai pub il sabato sera, bicchieri di alcolici sui tavolini.
Non si sa per quale motivo sia scoppiata la rissa. Colpisce però la naturalezza con cui gli adolescenti non solo portano armi con loro, ma non esitano a usarle.
Paolo, 21 anni, figlio della titolare del pub O Scruscio davanti al quale si è consumata la tragedia, «si stava guadagnando il pane», dice uno degli amici più cari. Non ha esitato, quando ha visto il ragazzino a terra, a uscire dal locale e a intervenire. Così come era stato istintivo per Willy Monteiro Duarte, anche lui ventunenne, mettersi in mezzo per salvare un coetaneo dal pestaggio. A Willy, ucciso a Colleferro nel settembre del 2020, era stata conferita la medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
Per Paolo i carabinieri, subito intervenuti sul posto, si sono messi a caccia, grazie alle immagini della videosorveglianza, degli autori dell’omicidio.
Intanto Palermo è sotto shock. «Ma come si fa? Qual è la motivazione? Mi hanno distrutto la vita. Come si fa a sparare in testa a un ragazzo? Come faccio a vivere ora? Mi avete tolto la speranza», ha subito gridato la madre di Paolo attorno alla quale si sono subito stretti amici e parenti.
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Annachiara Valle 12/10/2025)