lunedì 27 ottobre 2025

Gli adolescenti italiani tra ansia e fiducia: il futuro come responsabilità

Gli adolescenti italiani tra ansia e fiducia:
il futuro come responsabilità

La ricerca del Cremit dell’Università Cattolica fotografa una generazione inquieta ma consapevole: preoccupata per l’incertezza, ma pronta a costruire il domani con studio, impegno e relazioni solide


Pensano al futuro con apprensione ma anche con senso di responsabilità. Sono consapevoli dei rischi del presente, ma non rinunciano a progettare, a credere nel cambiamento, a immaginare un domani migliore. È il ritratto degli adolescenti italiani delineato dalla ricerca del CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, promossa da Avvenire e da ScuolAttiva Onlus. Lo studio, presentato oggi nell’aula Bontadini dell’ateneo milanese durante il convegno “Siamo futuro: gli e le adolescenti si raccontano”, ha coinvolto 752 giovani tra i 16 e i 18 anni provenienti da tutta Italia.

Tra inquietudine e progettualità

Dalla ricerca emerge una generazione sospesa tra paura e speranza. Quasi tre ragazzi su quattro dichiarano di pensare spesso o continuamente al proprio futuro: una riflessione che oscilla tra ansia e desiderio di pianificazione. Le emozioni prevalenti sono preoccupazione, insicurezza e ansia, ma convivono con curiosità e motivazione. Alla domanda “quale parola associ al futuro?”, le risposte più frequenti sono “cambiamento” (15%), “responsabilità” (12%), “ambizione” (11%), “indipendenza economica” (11%) e “speranza” (9%). Un lessico che riflette consapevolezza, senso del dovere e voglia di autonomia.

La formazione al centro

Lo studio conferma l’importanza attribuita dai giovani all’istruzione: il 76,7% intende laurearsi, riconoscendo nella formazione universitaria la chiave per l’autorealizzazione. Un 18,7%, invece, preferirebbe entrare subito nel mondo del lavoro, scegliendo un percorso più pratico e diretto.
Sul piano professionale prevale il bisogno di sicurezza: il 70% sogna un impiego stabile a tempo indeterminato, ma cresce l’interesse per forme di lavoro autonomo (20%) e ibrido o flessibile (35%). Nonostante l’incertezza, il 60% degli intervistati si immagina soddisfatto della propria situazione economica futura, mentre un 36% pensa di dover continuare a impegnarsi per migliorarla.

Tecnologia e ambiente: risorse da gestire con misura

La tecnologia è vista come strumento di supporto: per il 43% dei giovani serve a migliorare la vita quotidiana e lavorativa, ma non deve sostituirsi alle decisioni umane. È una generazione che parla di equilibrio tra online e vita reale, segno di un approccio critico e consapevole al digitale.
Anche sul fronte ambientale emerge lucidità: la crisi climatica è percepita come un fatto irreversibile, ma non senza speranza. I ragazzi chiedono impegno collettivo e responsabilità personale, convinti che il cambiamento sia possibile.

Famiglia, amicizia e volontariato: i pilastri del domani

Accanto a tecnologia e lavoro, la dimensione relazionale resta centrale. La famiglia rimane un punto di riferimento valoriale e simbolico: molti si immaginano genitori intorno ai quarant’anni, in un equilibrio tra tradizione e libertà. L’amicizia è considerata una presenza costante, una rete affettiva autentica.
Particolarmente significativo è il dato sul volontariato: il 42% dei giovani dichiara di essere impegnato in attività solidali, con una partecipazione più alta tra le ragazze (48%) rispetto ai ragazzi (32%). Le esperienze più diffuse riguardano oratori, doposcuola e associazioni sportive. Non si tratta di un rifugio, ma di una scelta consapevole: chi si dedica agli altri mostra più fiducia e serenità rispetto al futuro, trasformando la preoccupazione in responsabilità.

Un ottimismo consapevole

La ricerca, commentata dalle docenti Alessandra Carenzio, Linda Lombi e Annalisa Valle, insieme alla professoressa Cecilia Delvecchio dell’Istituto “Mattei” di San Donato, e con il contributo di giovani come Chiara Luzi (Centro Ricerche Orientamento Scolastico e Professionale) ed Elena Di Natale (Medici Senza Frontiere), delinea dunque un ritratto complesso e maturo.
Come ha osservato Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro, intervenuto in dialogo con gli studenti, questi ragazzi non sono rassegnati ma consapevoli: cercano stabilità, senza rinunciare alla libertà e all’innovazione.

Nel complesso, l’indagine racconta una generazione che crede nel futuro, ma lo affronta con i piedi per terra. Giovani che vogliono costruire, non solo sognare; responsabili, ma non disillusi; realisti, ma non cinici. In loro la paura dell’incertezza convive con la fiducia di poter incidere davvero sul mondo.
(fonte: Famiglia Cristiana 24/10/2025)