17 settembre
Solennità delle Impressioni delle Stimmate di San Francesco
Le Stimmate: luminoso mistero, dolore amabile, silenzio parlante
Un anno fa terminava l’ottavo centenario delle Stimmate: ovvero, dei cinque prodigiosi segni della Passione di Gesù lasciati nelle carni di San Francesco sul monte della Verna, tra i magnifici boschi e colline del Casentino.
Cos’è rimasto di quel fatto e di quell’anno celebrativo?
Diciamolo pure, senza timori: il principale rischio che corre un centenario è quello che, terminato il calendario degli eventi, si metta in archivio il faldone di tutte le belle iniziative e delle celebrazioni anniversarie, corredato di un timbro a lettere cubitali che recita Fatto!… per tornare quindi a dedicarsi alle cose di tutti i giorni in quella che viene ormai chiamata da molti confort zone. Ritenere insomma il Centenario appena trascorso alla stregua del noto detto popolare: “Passata la festa, gabbato lo santo!”
Eppure quello dell’Impressione delle Stimmate non fu un evento ordinario, tutt’altro! Già il fatto che fu la prima volta che ad un essere umano vennero manifestati tali segni è qualcosa di notevole ma, ancor più, che solo ad alcuni, dopo di lui (Santa Maria delle Cinque Piaghe, Santa Gemma Galgani, San Pio da Pietrelcina tra i pochi altri), sono stati impressi i medesimi segni. Vogliamo, forse con una punta di presunzione adoperando alcuni ossimori, sottolineare tre aspetti che meritano di trattenuti come dei noccioli d’oliva nella bocca: per spremere fino al midollo il loro gusto e per rimanervi in compagnia.
Luminoso mistero
Le Stimmate di San Francesco furono e sono un luminoso mistero. Luminoso perché alla consapevolezza di San Francesco di quanto accadde quella mattina del 17 settembre 1224, prese il posto una gratitudine potente mescolata ad un persuasivo timore di Dio. San Francesco compone infatti le Lodi a Dio Altissimo dove per oltre 30 volte, in maniera incalzante, smisurata, amante, ripete il pronome personale tu, rivolto a Dio. Luminoso mistero per dire che alla luce che illumina e spiega si presenta un fatto misterioso che vela e al contempo rivela, nasconde e pure, fa intravedere.
Dolore amabile
Le Stimmate di San Francesco furono e sono un dolore amabile. Dolore; senz’altro dolore e anzitutto dolore; che lo accompagnò per i suoi restanti due anni di vita: giorno e notte. Dolore doloroso, dunque; sanguinante e invalidante. Dolore da nascondere per non suscitare chiacchiere, invidie, malumori. Dolore da sopportare con infinita pazienza e da curare perché non venisse a peggiorare il già precario stato di salute del santo. Insomma… dolore su dolore. Ma, anche (e spero che nessuno ritenga tale affermazione dissacrante, inopportuna, impertinente), amabile. E solo chi conosce per intero la vicenda umano-divina di San Francesco potrà concordare. San Francesco arriva alla Verna spaccato interiormente, fragile fisicamente e umiliato dall’Ordine dei Frati; tutto stava prendendo una piega distante dalle origini che, nei decenni successivi, diventerà ancor più evidente e drammatica. In tale contesto possiamo permetterci di chiamare amabile il dolore di San Francesco nella ricezione delle Stimmate in quanto giunsero a sigillo del fatto che, nonostante provato, era confermato di quanto fino a quel momento aveva vissuto, compreso, avviato e svolto. Amabile perché da quel momento San Francesco entrò in una pace serena vivendo gli ultimi tempi consegnato, riconciliato e lieto.
Silenzio parlante
Le Stimmate di San Francesco furono e sono un silenzio parlante. Silenzio perché quel che accadde quella mattina sui roccioni nei pressi del Sasso Spicco lo sanno solo loro per davvero: San Francesco e il Dio Altissimo. E nemmeno San Francesco ha speso molte parole su quel mirabile fatto. Silenzio anche a motivo della necessità di custodire come una perla preziosa un tale prodigio. Silenzio, infine, per non smarrire la dolcezza che, immaginiamo, San Francesco avrà provato nel vedersi visitato dal Cielo dal Serafino bruciante. D’altra parte, però, si tratta oltre che di un silenzio di un fatto parlante: allora come oggi. Parlò a San Francesco e ai frati suoi. Parlò alla Chiesa per l’originale primizia che trasformò il Poverello nello Stimmatizzato di Assisi. Parlò ai secoli a venire in quanto dette certamente spessore all’intera vicenda sanfrancescana prima e francescana poi. E parla tuttora per il fatto che rende quell’uomo attuale e capace di parlare e di essere vicino ai tanti “stimmatizzati” odierni.
Buona ricorrenza dunque a tutti, invitandovi a visitare il Santuario di La Verna, il luogo dove Francesco ricevette le stigmate il 17 settembre 1224.
(fonte: Assisi OFM, articolo di fr. Adriano Bertero OFM 17/09/2025)
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Vedi anche il post precedente: