giovedì 22 maggio 2025

UDIENZA GENERALE 21/05/2025 - LEONE XIV: noi calcoliamo tutto, invece Dio ci dona il suo amore senza misura (Sintesi/commento, testo e video)

UDIENZA GENERALE 

Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 maggio 2025


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Il Papa: noi calcoliamo tutto,
invece Dio ci dona il suo amore senza misura

Nella sua prima udienza generale, tenuta mercoledì 21 maggio, in piazza San Pietro, Leone XIV prosegue il ciclo giubilare iniziato da Francesco su “Gesù Cristo Nostra Speranza” e sviluppa la sua catechesi sulla parabola del seminatore. Da questo racconto impariamo che “ogni parola del Vangelo è come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita”, tra “tante situazioni differenti”. Dio non aspetta che diventiamo "il terreno migliore" ma "è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca”

Leone XIV tra i pellegrini riuniti in piazza San Pietro per l'udienza generale (@Vatican Media)

Una folla festante e gioiosa accoglie mercoledì 21 maggio, in piazza San Pietro, Leone XIV per la prima udienza generale. La coltre di nuvole grigie non ha scoraggiato pellegrini, gruppi da diversi Paesi del mondo, religiose, sacerdoti, giovani e famiglie che hanno colmato l’emiciclo del Bernini, dove il Papa arriva su una jeep bianca poco dopo le 9.30. Un lungo percorso, quello del Pontefice tra i 40mila fedeli che scandiscono il suo nome, applaudono, agitano foulard, cappellini e bandane per dargli il benvenuto. Leone XIV dispensa benedizioni, sorrisi e saluti, fermandosi, di tanto in tanto, per prendere in braccio dei bambini e invocare su di loro la protezione di Dio.

Giunto sul sagrato della Basilica Vaticana, il Papa saluta i lettori che annunciano, poi, il brano evangelico sulla parabola del seminatore, tema della catechesi che riprende il ciclo giubilare iniziato da Francesco, quello su “Gesù Cristo Nostra Speranza”. “Sono lieto di accogliervi in questa mia prima udienza generale”, dice Leone XIV, che prosegue la serie dedicata a “La vita di Gesù. Le parabole” e spiega che questi racconti “ci aiutano a ritrovare la speranza, perché ci mostrano come Dio opera nella storia”, quindi si sofferma sulla parabola del seminatore, “una specie di introduzione a tutte le parabole”, perché vi si può “riconoscere il modo di comunicare di Gesù, che ha tanto da insegnarci per l’annuncio del Vangelo oggi”, e che al contempo ci invita ad accogliere la Parola di Dio.

Il terreno della nostra vita

Le parabole, infatti, propongono storie prese “dalla vita di tutti i giorni” ma che rimandano “a un significato più profondo”; fanno “nascere in noi delle domande”, invitano a non fermarsi “all’apparenza”, a guardare se stessi e la propria vita raffrontandola al racconto. “La parabola mi getta davanti una parola che mi provoca e mi spinge a interrogarmi”, aggiunge Leone XIV, spiegando che quella “del seminatore” fa comprendere la “dinamica della parola di Dio” e gli “effetti” che “produce”.

Ogni parola del Vangelo è come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita.

Questo terreno è il “nostro cuore”, il “mondo”, la “comunità”, la “Chiesa”, e in diverse parabole, Gesù ci fa comprendere che può esserci “il grano e la zizzania, il granellino di senape, il tesoro nascosto”.

La parola di Gesù è per tutti

Dio, con la sua parola, raggiunge ogni “terreno”, “feconda e provoca ogni realtà”, “affascina e incuriosisce”, ma “tra la gente ci sono ovviamente tante situazioni differenti”, specifica il Papa.

La parola di Gesù è per tutti, ma opera in ciascuno in modo diverso.

Ce lo fa capire proprio la parabola del seminatore, che “esce a seminare, ma non si preoccupa di dove cada il seme. Getta i semi anche là dove è improbabile che portino frutto: sulla strada, tra i sassi, in mezzo ai rovi”, e tutto questo “stupisce”. Perché, “noi siamo abituati a calcolare le cose”, sottolinea il Pontefice, e seppure ciò “a volte è necessario”, “questo non vale nell’amore”. Ed è quello che emerge dal modo in cui il “seminatore ‘sprecone’” della parabola “getta il seme”.

Dio ci ama così come siamo

Il racconto di Gesù ci offre “un’immagine del modo in cui Dio ci ama”, la sua parola, il seme, giunge ovunque, ma che fine farà “dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova”

Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola.

La speranza della misericordia di Dio

Quella fiducia che Dio nutre nei nostri confronti può far nascere “in noi il desiderio di essere un terreno migliore”, incoraggia il Papa, che definisce questa fiducia “speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio”. Ma il seme della parabola è anche Gesù, precisa Leone XIV, “e il seme, per portare frutto, deve morire”, tutta la narrazione, dunque, vuol farci comprendere che “Dio è pronto a ‘sprecare’ per noi e che Gesù è disposto a morire per trasformare la nostra vita”.

Dio muove la storia anche ci sembra assente

Per rendere più concreta la parabola del seminatore il Papa sceglie un’opera d’arte, Il seminatore al tramonto di Van Gogh, che restituisce la fatica di un contadino “sotto il sole cocente”, ma anche “il grano già maturo”. “Un’immagine di speranza”, perché mostra che “il seme ha portato frutto”. Una scena, inoltre, dove il seminatore “sta di lato”, dominata dal sole. Per Leone XIV “forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme”. L’invito del Papa è a chiedere a Dio “la grazia di accogliere sempre questo seme che è la sua parola”, e a non scoraggiarci se ci accorgiamo “di non essere un terreno fecondo”, perché possiamo chiedere “a Lui di lavorarci ancora per farci diventare un terreno migliore”.
(fonte: Vatican News, articolo di Tiziana Campisi 21/05/2025)

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LEONE XIV


Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. II. La vita di Gesù. Le parabole. 6. Il seminatore. Egli parlò loro di molte cose con parabole (Mt 13,3a)


Cari fratelli e sorelle,

Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale. Riprendo oggi il ciclo di catechesi giubilari, sul tema «Gesù Cristo Nostra Speranza», iniziate da Papa Francesco.

Continuiamo oggi a meditare sulle parabole di Gesù, che ci aiutano a ritrovare la speranza, perché ci mostrano come Dio opera nella storia. Oggi vorrei fermarmi su una parabola un po’ particolare, perché si tratta di una specie di introduzione a tutte le parabole. Mi riferisco a quella del seminatore (cfr Mt 13,1-17). In un certo senso, in questo racconto possiamo riconoscere il modo di comunicare di Gesù, che ha tanto da insegnarci per l’annuncio del Vangelo oggi.

Ogni parabola racconta una storia che è presa dalla vita di tutti i giorni, eppure vuole dirci qualcosa in più, ci rimanda a un significato più profondo. La parabola fa nascere in noi delle domande, ci invita a non fermarci all’apparenza. Davanti alla storia che viene raccontata o all’immagine che mi viene consegnata, posso chiedermi: dove sono io in questa storia? Cosa dice questa immagine alla mia vita? Il termine parabola viene infatti dal verbo greco paraballein, che vuol dire gettare innanzi. La parabola mi getta davanti una parola che mi provoca e mi spinge a interrogarmi.

La parabola del seminatore parla proprio della dinamica della parola di Dio e degli effetti che essa produce. Infatti, ogni parola del Vangelo è come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita. Molte volte Gesù utilizza l’immagine del seme, con diversi significati. Nel capitolo 13 del Vangelo di Matteo, la parabola del seminatore introduce una serie di altre piccole parabole, alcune delle quali parlano proprio di ciò che avviene nel terreno: il grano e la zizzania, il granellino di senape, il tesoro nascosto nel campo. Cos’è dunque questo terreno? È il nostro cuore, ma è anche il mondo, la comunità, la Chiesa. La parola di Dio, infatti, feconda e provoca ogni realtà.

All’inizio, vediamo Gesù che esce di casa e intorno a Lui si raduna una grande folla (cfr Mt 13,1). La sua parola affascina e incuriosisce. Tra la gente ci sono ovviamente tante situazioni differenti. La parola di Gesù è per tutti, ma opera in ciascuno in modo diverso. Questo contesto ci permette di capire meglio il senso della parabola.

Un seminatore, alquanto originale, esce a seminare, ma non si preoccupa di dove cade il seme. Getta i semi anche là dove è improbabile che portino frutto: sulla strada, tra i sassi, in mezzo ai rovi. Questo atteggiamento stupisce chi ascolta e induce a domandarsi: come mai?

Noi siamo abituati a calcolare le cose – e a volte è necessario –, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama. È vero infatti che il destino del seme dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova, ma anzitutto in questa parabola Gesù ci dice che Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola. Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore. Questa è la speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio.

Raccontando il modo in cui il seme porta frutto, Gesù sta parlando anche della sua vita. Gesù è la Parola, è il Seme. E il seme, per portare frutto, deve morire. Allora, questa parabola ci dice che Dio è pronto a “sprecare” per noi e che Gesù è disposto a morire per trasformare la nostra vita.

Ho in mente quel bellissimo dipinto di Van Gogh: Il seminatore al tramonto. Quell’immagine del seminatore sotto il sole cocente mi parla anche della fatica del contadino. E mi colpisce che, alle spalle del seminatore, Van Gogh ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza: in un modo o nell’altro, il seme ha portato frutto. Non sappiamo bene come, ma è così. Al centro della scena, però, non c’è il seminatore, che sta di lato, ma tutto il dipinto è dominato dall’immagine del sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme.

Cari fratelli e sorelle, in quale situazione della vita oggi la parola di Dio ci sta raggiungendo? Chiediamo al Signore la grazia di accogliere sempre questo seme che è la sua parola. E se ci accorgessimo di non essere un terreno fecondo, non scoraggiamoci, ma chiediamo a Lui di lavorarci ancora per farci diventare un terreno migliore.

Guarda il video della catechesi

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Al termine della sua prima udienza generale del mercoledì, dopo la catechesi, il Papa lancia un appello per la situazione “sempre più preoccupante” nella Striscia, dove non cessano gli attacchi e la gente muore di fame. Il Pontefice esorta a “consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari”. A tutti i fedeli chiede di pregare il Rosario per la pace perché “disarmino il loro cuore”. Un pensiero per Papa Francesco ad un mese dalla morte: "Lo ricordiamo con tanta gratitudine"
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Saluti
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APPELLO
per la popolazione della Striscia di Gaza

È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate.

Guarda il video dell'appello

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare ...

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, augurando a ciascuno di servire sempre Dio nella gioia e di amare il prossimo con spirito evangelico.

E non possiamo concludere questo nostro incontro senza ricordare con tanta gratitudine l’amato Papa Francesco, che proprio un mese fa è tornato alla casa del Padre.

Guarda il video del pensiero per Papa Francesco

A tutti la mia benedizione.

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