Che papa sarà Leone XIV?
È la domanda che tutti si pongono
di Bruno Forte
Che Papa sarà Leone XIV? È questa la domanda che oggi molti si pongono, alcuni già catturati dalla Sua capacità di comunicare con la gente, altri timorosi di possibili passi indietro rispetto alle scelte di Papa Francesco, altri ancora sospettosi riguardo a ipotetiche riforme, ritenute di rottura con il passato. In realtà, nessuna di queste aspettative coglie nel segno, proprio perché ognuna sembra ispirata dal pregiudizio di portare questo Papa sulle proprie posizioni. Come va interpretata, allora, la sua figura? La risposta non può che rifarsi a quello che Robert Francis Prevost è stato ed è come cristiano convinto proveniente dal Nord del mondo, che ha servito con passione i poveri del Sud del mondo e si è trovato al centro della cristianità, a promuovere la comunione fra tutte le Chiese del villaggio globale sotto la guida del comune Pastore, il Successore di Pietro.
Egli è anzitutto l’uomo del dialogo e della relazione vera.
Lo è nel rapporto con Dio: da discepolo di sant’Agostino, appartenente all’ordine religioso ispirato al pensiero e all’opera del grande vescovo di Ippona, Prevost è in primo luogo un uomo di preghiera, innamorato della Parola di Dio, continuamente alimentato da essa, nella continuità della lettura che ne hanno fatto i Padri della Chiesa, i teologi e gli spirituali di tutti i tempi. Per lui la preghiera è anzitutto la via per conoscere sé stessi e corrispondere al disegno di Dio su di noi, come afferma Agostino: “Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità” (De Vera religione 39, 72). Per lui pregare significa amare Dio e lasciarsi amare da Lui: “Abbracciando Dio che è amore, abbracci Dio per amore” (De Trinitate 8, 8, 12). Pregare è unirsi al Figlio amato, che tutto trasfigura e redime: “Quando mi sarò unito a te con tutto me stesso, non esisterà per me dolore e pena. Sarà vera vita la mia vita, tutta piena di te” (Confessioni X, 28, 39). Pregare è entrare in rapporto col Dio vivente, il solo che può dirci parole vere d’amore: “La tua preghiera è la tua parola rivolta a Dio. Quando leggi è Dio che ti parla; quando preghi sei tu che parli a Dio” (Enarrationes in Psalmos, 85,7). Da discepolo di Agostino, Robert Francis Prevost attinge dall’ascolto della Sua Parola, dal silenzio meditativo e dalla risposta maturata in esso, la luce e la forza delle sue scelte, che – per quanto possano apparire diverse e molteplici – sono unificate da quest’unico, profondissimo amore.
In secondo luogo, la vita del nuovo Papa è stata interamente spesa nel dialogo con gli altri: lo mostra la sua scelta di far parte di una comunità religiosa, l’Ordine di sant’Agostino, di cui è stato anche per due mandati priore generale, coltivando rapporti di rispetto, di fraternità e di amicizia con tutti; lo mostrano gli anni vissuti nell’insegnamento e nello studio, dialogando con i grandi Autori del passato e con i giovani, futuro del nostro presente; lo mostra il lungo tempo speso in Perù al servizio dei più poveri fra i poveri, dandosi a loro e camminando con loro senza riserve, condividendo gioie e dolori, speranze e attese, denunce e risultati, spesso faticosamente raggiunti. Ha portato a Dio la voce dei poveri e ai poveri la voce di Dio, percorrendo con loro i sentieri a volte impervi dell’impegno per la giustizia, nella certezza di essere accompagnati e sostenuti dall’amore più grande di ogni prova o sconfitta: “La preghiera è un grido che si leva al Signore… Se si grida col cuore, per quanto la voce del corpo resti in silenzio, il grido, impercettibile all’uomo, non sfuggirà a Dio” (ib., 118, 29). Con tutti, specialmente i piccoli e i poveri, il missionario agostiniano oggi Papa ha intessuto relazioni vere, fatte di ascolto, di parole dette per amore, di lacrime, di sorrisi, di lotte e di festa.
Questo dialogo ha rappresentato per lui il volto concreto della Chiesa, voluta da Gesù perché fosse casa di accoglienza e di comunione per tutti: “Nostro sacerdote, Cristo prega per noi; nostro capo, egli prega in noi; nostro Dio, noi lo preghiamo; riconosciamo in lui le nostre voci, e la sua voce in noi” (ib., 85,1). Prevost ha voluto impegnarsi come uomo di dialogo con tutti, in ambito intra- ecclesiale come in campo ecumenico e interreligioso, al servizio della causa di un mondo migliore per tutti: il suo Agostino, nutrito di dialogo sin dalla giovinezza, sempre pronto a discutere con altri dei problemi che lo angustiavano, grazie alla sua attitudine speculativa ha fatto del dialogo la via privilegiata della ricerca della verità, come mostrano ad esempio i Soliloquia e le Confessioni. Quest’atteggiamento è stato e sarà prezioso nell’ispirare l’impegno di Robert Francis Prevost nel dialogo su tutti i fronti, dove possa essere necessario.
A questo punto appare perfino deviante domandarsi se Leone sarà un Papa moderno o un tradizionalista, se promuoverà le riforme o sarà un conservatore, o – peggio ancora – se sarà di destra o di sinistra. Penso che l’intero impegno della sua esistenza nei vari campi in cui si è esercitato dimostri come egli non abbia mai voluto lasciarsi imprigionare in caselle prefabbricate, muovendosi invece nella libertà dei figli di Dio, che tutto valutano in rapporto al primato della verità e dell’amore. Ancora una volta una citazione di Agostino può farlo comprendere più di tanti astratti ragionamenti o di deduzioni pregiudiziali: “La carità geme, la carità prega; di fronte ad essa colui che l’ha data non può chiudere le orecchie. Sta sicuro, la carità stessa prega; e ad essa sono intente le orecchie di Dio” (Commento alla I Lettera di Giovanni, 6.8).
Se ti doni per gli altri la tua vita è ben spesa e l’Eterno la benedice. Ciò che conta è amare. Il resto è polvere che il vento prima o poi disperde e che può solo continuare a offuscare gli occhi di chi non vuol vedere.
(Fonte: “La Stampa” - 11 maggio 2025)