sabato 8 marzo 2025

Le donne e la pace

Sguardi sulla vita e l’umano  

Le donne e la pace


L’ultima enciclica di Giovanni XXIII, affrontando la questione della pace, si confronta anche con l’ingresso delle donne nella vita pubblica, riconoscendolo come una conquista dei popoli di civiltà cristiana. La Pacem in Terris sottolinea come, in questa tradizione, la “coscienza della propria dignità” appaia, per le donne, più marcata e operante (§ 22 del capitolo sull’ordine conviviale tra gli esseri umani, 11 aprile 1963).

Il tema della dignità, sollevato sul piano dei diritti civili, emerge infine anche sul piano teologico e salvifico, senza ridursi alla sola — seppur legittima ed edificante — emancipazione sociale. Negli anni Settanta, nel periodo della “Contestazione”, la Chiesa attribuisce infatti la “singolare dignità” delle donne non tanto alla giurisprudenza quanto all’adorazione, eminentemente femminile, del “neonato Principe della Pace”. In questa prospettiva mariana, viene dunque proposto un modello alternativo.

Per questo motivo, Paolo VI istituisce la Giornata mondiale della pace l’8 dicembre, in occasione della festa dell’Immacolata Concezione, poi celebrata ogni anno, secondo la riforma liturgica del rito romano, il 1º gennaio, nella solennità di Maria Santissima Madre di Dio. In tal modo si richiama il ruolo di Maria, definita “nuova Donna”, nel “mistero della salvezza” (Marialis Cultus, 2 febbraio 1974).

Il “genio della donna” è evocato nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem, in cui la “dignità” femminile, oltre a riguardare la sfera sociale, abbraccia «ciò che è essenzialmente umano». Essa si fonda sull’affidamento, da parte di Dio, «in un modo speciale», della cura dell’essere umano alla donna (15 agosto 1988).

Questo concetto si inserisce nel solco del concilio Vaticano II, che, nella sua sessione conclusiva, aveva riconosciuto nelle donne il «mistero della vita che comincia», assegnando loro il compito di «salvare la pace del mondo» («Spetta a voi…», si legge nel messaggio dell’8 dicembre 1965).

Seguendo questa prospettiva, Giovanni Paolo II dedica alle donne la 28ª Giornata mondiale della pace, ponendo l’accento sul tema dell’educazione e quindi sul ruolo dell’“educatrice”. Egli sottolinea la responsabilità «che Maria assume, tra tutte le donne e in particolare tra le madri, nel progetto che Dio realizza «in lei per la salvezza dell’intera umanità» (1º gennaio 1995).

Nella Lettera alle donne, papa Wojtyła richiama nuovamente il loro “genio”, che, nella figura della Madonna, si esprime nell’unione tra il regno di Dio e il servizio d’amore (29 giugno 1995), inserendolo in un contesto di particolare rilevanza per la politica internazionale.

Nel nuovo millennio, Benedetto XVI esorta a riscoprire nelle donne il patrimonio di fede in Cristo. Rilegge i passi di Mt 27, 56-61 e Mc 15, 40 sulle donne presenti davanti alla Croce, mettendone in risalto il ruolo di vere protagoniste. La loro presenza in primo piano accentua l’assenza dei “Dodici” (neanche Giovanni è menzionato), poiché esse «non abbandonarono Gesù nell’ora della Passione» (Le donne a servizio del Vangelo, 14 febbraio 2007).

Durante il Giubileo straordinario della misericordia, viene ribadito che “Maria” — insieme al «discepolo dell’amore» — è testimone delle parole di perdono di Gesù. Una donna, infatti, è presente nell’ascolto del «perdono supremo» che «non conosce confini» (Misericordiae Vultus, 11 aprile 2015).

Nella Gaudete et exsultate, Papa Francesco sottolinea come il “genio femminile” sia uno degli stili “indispensabili” della chiamata alla santità nel mondo contemporaneo (cap. i, § 12, 19 marzo 2018). Il Santo Padre, che nel 2015 istituisce una Consulta femminile all’interno del Pontificio Consiglio della cultura, declina al femminile i suoi appelli alla pace. Avanza una delle formule più incisive: “La pace è donna”. In altre parole, afferma che «il sogno della pace si realizza guardando alla donna», alla sua grazia nel dono della vita, poiché le donne «danno la vita» e ne sono custodi sin dall’origine (8 marzo 2019).

La teologia del femminismo cristiano invita a riconoscere nel «corpo di una donna» il mezzo attraverso cui «è arrivata la salvezza per l’umanità». Ogni violenza inflitta alla donna equivale a «una profanazione di Dio, nato da donna» (Omelia nella solennità di Maria Madre di Dio, LIII Giornata mondiale della pace, 1º gennaio 2020).

Nel 2022, Papa Francesco ribadisce: «La Chiesa è donna». Con questa riformulazione del legame tra donna e pace, si riafferma che «Dio […] da una donna ha preso l’umanità» (LV Giornata mondiale della pace, santa messa).

Nel 2024, nei discorsi sulla pace, si intensificano i riferimenti alla questione femminile. Si invita a «guardare alle madri e alle donne […] per uscire dalle spirali della violenza […], e tornare ad avere sguardi umani» (Omelia nel giorno della Theotókos). Il «contributo femminile» appare «più che mai indispensabile» per un’umanità «sfregiata […] dalla guerra». Questo apporto mette in luce nelle donne doti di «artigiane [artefici], collaboratrici del Creatore a servizio della vita» (7 marzo).

Nel documento finale della seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi, dedicata al tema della “Chiesa sinodale”, si presta particolare attenzione a Maria di Magdala, evidenziando che «a una donna» era stato «affidato il primo annuncio della Risurrezione». In Gv 20, 1-2, si riconosce il ruolo preminente da lei rivestito nella storia della salvezza (§ 60, 26 ottobre).

A una donna, Maria, “Regina della Pace”, il Pontefice affida la supplica affinché «tacciano ovunque le armi», in un’orazione pronunciata per il Giubileo delle Forze Armate, il 9 febbraio 2025. Nell’omelia si mette in luce la «presenza sacerdotale» in ambito militare, sottolineando il ruolo dei cappellani, chiamati a insegnare agli eserciti a pregare l’Ave Maria e a trarre ispirazione dall’amore trascendente di una madre per i propri figli.
(Fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Pino Esposito 07/03/2025)