mercoledì 19 febbraio 2025

Occhi. Un ponte silenzioso verso gli altri di Nunzio Galantino

Occhi.
Un ponte silenzioso
verso gli altri
di Nunzio Galantino


Da sempre l’occhio è considerato molto più che uno dei tanti organi del corpo umano. «Lampada del corpo», la definisce Gesù (Mt 6, 22).

Intorno all’occhio, più che intorno ad altre parti del corpo, si sono subito sviluppate affascinanti letture simboliche e pagine di grande lirismo. Fino a ritenere gli occhi fonte di emozioni decisive per la vita personale. Già tra i motti arguti di Publilio Siro, ne troviamo uno riguardante gli occhi: «Oculi occulte amorem incipiunt, consuetudo perficit» (gli occhi di nascosto danno inizio all’amore, la consuetudine lo completa).

Nell’ambito relazionale, e in tanti altri ambiti della vita personale e comunitaria, gli occhi sono ponte silenzioso verso gli altri e intensa via di comunicazione non verbale. Come l’abbraccio, e forse più di questo, lo sguardo contribuisce a rendere intenso e, nello stesso tempo, disarmato e disarmante il rapporto tra due persone. Si nota infatti che alcuni movimenti degli occhi (ad esempio, la dilatazione o il restringimento della pupilla) non sono controllabili volontariamente. Ciò permette, a chi ha un occhio attento, di andare oltre. Fino a poter abbracciare la coerenza armoniosa o la dolorosa frattura che abita l’interiorità di una persona. Consapevole di questo, Giovanni Papini così si rivolge a Cristo: «Vogliamo vedere quegli occhi / che passano la parete del petto / e la carne del cuore / e guariscono quando guardano con tenerezza» (Storia di Cristo).

Ma gli occhi non comunicano solo tenerezza, timidezza, benevolenza, dolcezza, pietà, fierezza e compassione. La potenza espressiva degli occhi trasmette anche intenzioni e atteggiamenti carichi di arroganza, di disprezzo e di violenza. Come è dato vedere nello sguardo terribile e pietrificante della Medusa di Caravaggio.

“Parlare con gli occhi”, “guardarsi negli occhi” sono tra le espressioni che più di frequente si ascoltano. Riconoscono agli occhi la capacità di stabilire una connessione emotiva che, intensificandosi, diviene intimità. Tanto da poter affermare che gli occhi di una persona contribuiscono a dedurre a cosa questa è interessata e a cosa sta pensando in quel momento, ma anche cosa attira la sua attenzione, ciò che desidera o intende fare. Tanto da dar ragione a Michelangelo quando afferma che l’anima «tutta s’affaccia agli occhi». All’autore della Pietà fa eco Amedeo Modigliani quando, rivolgendosi a Jeanne Hébuterne, sua donna, dice: «Dipingerò i tuoi occhi soltanto quando avrò conosciuto la tua anima».

Conoscere l’anima di una persona, come conoscere sé stessi, è un viaggio faticoso e affascinante. Molto più di quello che porta a cercare terre nuove. Può intraprenderlo solo chi ha «occhi nuovi» (Marcel Proust).

in “il Sole 24 Ore” del 16 febbraio 2025