venerdì 7 febbraio 2025

«Bambini, non vi scoraggiate!»

«Bambini, non vi scoraggiate!»

L’invito del piccolo ucraino Roman Oleksiv
nel racconto della sua vita tra musica e sogni


La pizza e il gelato sono le cose di Roma che più gli sono piaciute, ma soprattutto l’incontro con Papa Francesco. Il terzo incontro con Papa Francesco, dopo quelli del 2023 e del 2024, anche questa volta caratterizzato da un lungo abbraccio. Roman Oleksiv, 10 anni, è un bambino sereno nonostante quello che ha vissuto: un terribile attacco missilistico russo a Vinnytsia (Ucraina), nell’estate del 2022, che ha colpito lui e la sua mamma, uccidendola. Roman è sopravvissuto ma ha riportato ustioni di terzo grado sul 45% del corpo. Da allora è stato un susseguirsi di operazioni, cure, interventi tra Ucraina e Germania. Per tanto tempo ha dovuto indossare maschera, tuta e guanti compressori per le cicatrici e il dolore. Ora non più e, così, con il volto e le mani libere, lunedì 3 febbraio è venuto a Roma insieme ai rappresentanti di “Alliance Unbroken Kids”, iniziativa nata in occasione del Summit sui diritti dei bambini per mettere in campo progetti di sostegno per quanti sono colpiti dai conflitti. Dopo l’incontro, Roman e suo papà Yaroslav sono stati ospiti dei media vaticani.

Roman, cosa ti piace di Roma?

La cosa che più mi piace di Roma è che ho incontrato il Papa. Poi mi piacciono questi bellissimi piccoli bar qui. È molto carino vederli tutti di sera.

E qual è il cibo che ti piace di più?

Mi piace soprattutto la pizza. Anche il gelato è buono.

È la quarta volta che incontri Papa Francesco. Ti ha riconosciuto?

Sì, mi ha riconosciuto come le altre volte.

Che impressione hai avuto dell’incontro di ieri? Cosa vi siete detti?

Gli ho detto «Buongiorno» in inglese e l’ho abbracciato. Gli ho anche dato un regalo.

Raccontaci che classe stai frequentando e quale materia ti piace di più, oltre ai tuoi hobby.

Sono già in quarta elementare. Mi piacciono soprattutto la matematica e il disegno. Amo disegnare, disegno sempre molte macchine, suono la fisarmonica, a volte anche l’armonica a bocca e il pianoforte.

L’insegnante di fisarmonica è tuo papà…

Sì! Sono quattro anni che mi fa da insegnante. All’inizio mi sembrava un po’ strano, ma ora mi sono abituato.

Ultimamente hai viaggiato molto. Sei stato in Italia e in Germania, dove hai incontrato anche dei bambini. Cosa ti chiedono dell’Ucraina e cosa dici loro?

All’inizio, quando sono venuto in Germania, tutti mi chiedevano: «Perché indossi una maschera? Cos’è successo? Perché hai un aspetto così strano?». E io rispondevo tranquillamente. Poi non me l’hanno più chiesto, perché già sapevano e capivano.

Ti hanno sostenuto, hai sentito il loro appoggio?

Sì, c’è stato molto sostegno.

Per molti bambini, anche se non te lo dicono, sei probabilmente un esempio. La tua esperienza mostra che sei forte e coraggioso. Chi è, invece, il tuo esempio? Forse gli eroi dei libri o dei film o qualcuno nella vita reale? Chi è, insomma, il tuo superman?

Mio papà è un esempio per me perché mi mostra come lottare e come fare cose diverse. Imparo dai suoi esempi, la cosa più importante che mi dice sempre è di non arrendersi.

Quando parli dell’Ucraina ad altri bambini o ad altre persone, cosa dici del tuo Paese? Perché ti piace? Cosa c’è di speciale?

La particolarità dell’Ucraina è che lì mi sento tranquillo perché parlo la mia lingua madre. In altri posti devo imparare una lingua e poi parlarla, e mi sento a disagio. In Ucraina, invece, posso parlare liberamente e tranquillamente.

Signor Yaroslav, grazie per aver portato qui Roman. Suo figlio dice che lei è il suo eroe. Da dove trae forza e ispirazione?

Traiamo forza l’uno dall’altro. Per me è Roman l’esempio: il modo in cui combatte, il modo in cui organizza, il modo in cui guarisce con la sua energia… La mia missione è di dare anche a lui forza. Cerchiamo entrambi di pianificare le cose insieme, di realizzare un sogno. Questo è importante perché ci dà la voglia di vivere, di creare, di andare avanti.

Roman qual è il tuo sogno invece?

È che da grande vorrei progettare la mia auto e imparare a guidare.

E il suo, Yaroslav?

Il mio sogno è un po’ diverso. Vorrei che Roman diventasse una persona vera, e voglio che questa bontà, questa energia che ha ora, duri per tutta la vita. Dico sempre che non importa chi diventi, ma la cosa principale è che sia un vero essere umano. Questo è molto importante.

Cosa hanno significato per lei questi incontri con Papa Francesco in Vaticano?

L’incontro di ieri è stato speciale perché il Papa ha detto cose che non mi aspettavo di sentire. Mi ha detto che ho il dovere di trasmettere a Roman la forza d’animo che ho, perché non si fermi, perché vada avanti. Mi ha fatto bene sentirlo dire. Ha pure detto: «Stai facendo molto per tuo figlio ed è importante che tu mantenga vivi questi valori familiari anche in futuro». Mi sembra che la cosa più importante sia che una famiglia abbia questi valori, che ci si sostenga a vicenda, senza arrendersi.

Ci sono molte famiglie in Ucraina che, purtroppo, stanno attraversando momenti difficili. E non solo in Ucraina, ma anche in altre parti del mondo. In base alla sua esperienza, cosa vorrebbe dire loro?

Come ha detto Roman, non bisogna mai arrendersi. Ma anche che bisogna comunicare, sia che si parli a un bambino che a un adulto, e porsi un obiettivo. L’importante è avere sempre un sogno che si vorrebbe realizzare e che incoraggia ad andare avanti. Bisogna sempre continuare a muoversi. Perché se ci si arrende, è molto difficile uscire da quello stato.

Quanto è difficile o facile per lei chiedere aiuto agli altri. Immagino che sia difficile affrontare tutto questo da soli. Come riesce a farlo?

Negli ultimi due anni e mezzo, da quando è accaduta la tragedia, ho sempre incontrato persone a cui non dovevo chiedere aiuto: sono loro che ce lo offrono. E questo è molto bello. Sento anche una sorta di pace interiore e vedo che le persone si aprono e si mostrano pronte ad aiutare in qualsiasi situazione. Anche questo è fonte di ispirazione. La vita in qualche modo ti solleva, è molto più facile vivere se si sente il sostegno degli altri.

Tornando a te Roman, tuo papà ha detto che vuole che tu diventi un uomo buono, un uomo con la “U” maiuscola. Come dovrebbe essere, secondo te, una brava persona, una persona vera?

Una persona pronta ad aiutare, gentile, che capisce quando qualcuno ha bisogno di aiuto.

Signor Yaroslav, vuole aggiungere qualcosa?

Grazie a tutti voi per il vostro sostegno e per il modo in cui ci trattate. È molto bello e ci dà le ali per andare avanti e crescere. Sono molto felice che abbiamo avuto l’opportunità di venire in Vaticano e incontrare il Papa. Anche questo è di grande aiuto per noi. Quando torneremo a casa, sentiremo questa grazia, e dopo diventa più facile affrontare la vita. Uno dei compiti che ci siamo prefissati è proprio quello di informare le altre persone su ciò che sta accadendo in Ucraina e, per quanto possibile, mostrare con l’esempio che non dobbiamo arrenderci, che dobbiamo andare avanti e che con l’aiuto di Dio supereremo tutto.

Roman, oggi in Vaticano, non so se l’hai visto, c’erano molti bambini. Cosa vorresti dire loro?

Direi loro che non importa quanto sia difficile, non importa quello che succede, ma non bisogna scoraggiarsi, bisogna andare avanti e poi si raggiungerà il risultato che si voleva.
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Svitlana Dukhovych 06/02/2025)