Missionaria e sinodale:
ecco la Chiesa che piace ai giovani
Anche i giovani hanno partecipato al percorso di ascolto e discernimento sinodale, che deve continuare attraverso un'alleanza intergenerazionale
Papa Francesco posa con dei ragazzi per un 'selfie' durante l'udienza generale in piazza San Pietro, Città del Vaticano, 01 aprile 2015. Foto Ansa/Osservatore romano.
Non solo esperti del digitale, ma capaci di relazioni umane sane e feconde, consapevoli e desiderosi di dare il loro contributo al rinnovamento sinodale della Chiesa. I giovani, che già nel 2018 avevano risposto alla convocazione di papa Francesco in occasione del Sinodo a loro dedicato, in questi anni hanno partecipato attivamente al percorso di ascolto e discernimento della Chiesa.
«Particolarmente sensibili ai valori della fraternità e della condivisione» li definisce il Documento finale della Seconda Sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. «A volte il loro atteggiamento verso la Chiesa si presenta come una critica, ma spesso assume la forma positiva di un impegno personale per una comunità accogliente e impegnata a lottare contro l’ingiustizia sociale e per la cura della casa comune».
A offrire un’istantanea delle attese e delle speranze dei giovani, nel mese di ottobre 2024, la testata online di Avvenire ha pubblicato alcune «lettere» ai padri sinodali, frutto di una recente ricerca dell’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, che raccoglie le loro voci sotto forma di missiva. In una di esse si legge: «Cari padri sinodali, […] una foto in particolare ci ha colpito, e vorremmo prenderla come simbolo e promessa della Chiesa che anche noi desideriamo: vi ritrae attorno a grandi tavoli rotondi, a dialogare e discutere. Poche persone attorno a ogni tavolo, così la relazione tra voi può essere faccia a faccia. Il tavolo è rotondo, non ci sono lati e non ci può essere un capotavola. […] Ecco, questa è la Chiesa che ci piace, che vorremmo sperimentare con lo stesso stile anche nelle nostre parrocchie e nelle nostre chiese».
Pur con tutte le contraddizioni che caratterizzano la loro età, i giovani hanno bisogno di fare sentire la loro voce, vogliono riaffermare l’impegno a «camminare insieme nel quotidiano» pronti a sfidarne la precarietà, il senso di vuoto e di abbandono che pervade a volte la vita facendola scivolare nel nonsenso; sono disposti a dire “no” a una cultura dell’odio e della violenza che li vorrebbe controllare proponendosi come scelta obbligata e unica risoluzione dei conflitti. Nella società «liquida» cercano il loro posto, bisognosi di qualcuno che sappia intercettare il loro desiderio di bene.
Dei giovani la Chiesa sinodale vuole prendersi cura, accompagnandone il cammino di crescita e di discernimento, senza «soffocarli» con atteggiamenti paternalistici o autoritari, ma camminando insieme, valorizzandone i doni e le diversità, coinvolgendoli maggiormente negli organismi di partecipazione, impegnandosi a creare ambienti sani in cui possano crescere ed esprimere il meglio di sé.
A loro, nel Documento finale del Sinodo, viene chiesto di essere artefici di una cultura che metta al centro la dignità di ogni persona, dove l’ambiente digitale – che sta riconfigurando «relazioni, legami e frontiere» – non sia il luogo in cui si «sperimenta solitudine ed emarginazione», e i social media non siano «utilizzati da portatori di interessi economici e politici che, manipolando le persone, divulgano ideologie e generano polarizzazioni aggressive», ma «un luogo profetico di missione e di annuncio».
Quale futuro ci attende? Saranno i giovani capaci di portare avanti l’impegno per la pace e la giustizia, per la cura della casa comune, per la difesa della vita e dei diritti della persona, per la dignità del lavoro, per un’economia equa e solidale? Non da soli! Il cammino sinodale è quell’alleanza tra le generazioni di cui papa Francesco ha spesso parlato, che lascia spazio alla creatività, alla novità, all’inclusione, al dialogo, alla ricerca «ostinata» del bene dell’altro.
«Vivendo il processo sinodale abbiamo preso nuova coscienza che la salvezza da ricevere e da annunciare passa attraverso le relazioni. La si vive e la si testimonia insieme», conclude il Documento. «La storia ci appare segnata tragicamente dalla guerra, dalla rivalità per il potere, da mille ingiustizie e sopraffazioni. Sappiamo però che lo Spirito ha posto nel cuore di ogni essere umano il desiderio di rapporti autentici e di legami veri. […] Camminando in stile sinodale, nell’intreccio delle nostre vocazioni, carismi e ministeri, e, andando incontro a tutti per portare la gioia del Vangelo, possiamo vivere la comunione che salva: con Dio, con l’umanità intera e con tutta la creazione».
(Fonte: Città Nuova, articolo di Vittoria Terenzi 7/11/2024)