Luigino Bruni: una rilettura del Vangelo di Luca
«Se Dio c’è, allora voglio conoscerlo», disse Luigino Bruni (nato ad Ascoli Piceno nel 1966) a un’amica quando aveva quindici anni. E il desiderio è continuato nel tempo, approfondendosi sempre di più.
Sono nati così commenti affascinanti a vari libri biblici. Un impegno di interpretazione che prese sempre più spazio accanto a quello di docente universitario di Economia politica e coordinatore del dottorato in Scienze dell’economia civile presso l’Università Lumsa di Roma.
Bruni è interessato all’economia civile, sociale e di comunione, oltre che alla filosofia e agli studi biblici. È co-fondatore della Scuola di Economia Civile, con sede a Figline e Incisa Valdarno (FI) e direttore scientifico dell’evento The Economy of Francesco. È editorialista di Avvenire.
La cifra che segna i commenti di Bruni è l’attenzione scrupolosa al testo, senza essere pedante o dominato dalla ricerca filologica, unita a un’appassionata attenzione all’uomo e alla donna concreti del nostro tempo.
Lo affascina accostare il testo biblico al proprio vissuto e a quello delle persone che lo circondano, con un’angolatura attenta al potere liberante della parola di Dio e, in questo caso, quella di Gesù. E questo sia a livello personale che sociale.
L’autore è sempre attento alle ricadute socio-economiche positive che il vangelo può avere nei confronti di società largamente disumanizzanti e strutturate pervasivamente da ingiustizie che colpiscono continenti interi.
Un commento etico e antropologico
L’autore stesso confessa il taglio etico o, forse, antropologico del suo commento al Vangelo di Luca (cf. p. 5). Bruni entra in dialogo personale con le parole e le opere di Gesù, lasciandosi smuovere, commuovere e cambiare nel proprio animo e nel proprio pensiero. È avvinto dal potere delle domande, più che dalla ricerca ossessiva delle risposte.
Con la sua équipe della Scuola di Economia Biblica con cui lavora, e che ringrazia per l’accompagnamento ricevuto nella redazione del commento, Bruni ha seguito passo passo la narrazione lucana, commentando quasi tutte le pericopi evangeliche. La sua interpretazione è affidata al lettore «discreto» (da “discernimento”), che sa cioè «ben discernere il buono dal cattivo» (p. 5 nota 1). Il lettore è caldamente invitato a realizzarne una a livello personale.
Se oggi possediamo mezzi interpretativi più affinati che nel passato, l’accostamento ai testi biblici per Bruni rimane sempre una lotta corpo a corpo col testo, e con la persona di cui si racconta, in questo caso Gesù.
È un accostamento in modo eminente a livello spirituale ed esperienziale. Desideriamo vedere Gesù da vicino, e più ci avviciniamo più la terra promessa ci appare oggi sempre più lontana, e per questo, nella nostra sete – annota l’autore – la desideriamo di più (cf. p. 7).
La lettura corpo-a-corpo con Luca, i suoi racconti e con il suo protagonista porterà un cambiamento nel lettore, una benedizione, un nome nuovo (cf. Gen 32) – assicura Bruni (ivi).
Secondo l’autore, occorre svestire i panni delle conoscenze su Gesù troppo legate a un mondo che non ci appartiene più, quello dell’infanzia. Egli augura al lettore che Gesù poggi la sua mano sulla sua spalla e che racconti a ciascuno una storia veramente nuova. Tutta e soltanto per te…
È evidente che di un commento a un Vangelo dal taglio spirituale e antropologico è impossibile rendere conto, se non consigliando una sua lettura empatica, che crei com-passione per ogni persona che poi si incontrerà nella vita, trasformati dalla Parola.
Chi conosce già qualche commento biblico di Bruni – oltre ai suoi efficaci interventi televisivi domenicali – apprezzerà il linguaggio scorrevole, attraente, “empatico”. È il linguaggio di un innamorato che sa che sta scoprendo un tesoro nascosto in un campo, e vuole scoprirlo sempre di più, perché illumina e scalda la vita concreta.
Il Gesù misericordioso di Luca
Il commento suddivide il Vangelo di Luca in venticinque capitoli, i cui titoli stessi sono già in partenza spesse volte intriganti.
Bruni conosce i risultati della ricerca esegetica e il suo linguaggio tecnico. Se ne serve con la massima discrezione, diluendolo nella “rilettura” del testo, con poche note a piè di pagina e senza citare lemmi né in lingua originale né in traslitterazione in lingua italiana. Il suo commento è quasi una ricca “parafrasi” interpretativa del testo, che riceve una stimolante attualizzazione da valutare con attenzione.
Il Vangelo di Luca è molto prezioso per l’immagine di Gesù che ci trasmette, capace di affascinare tutti e in tutti i tempi e culture. Il suo tratto misericordioso e attento alle fragilità delle persone è quello di cui ha bisogno immensamente anche la nostra società odierna, malata di globalizzazione dell’indifferenza. Già il solo c. 15, con le parabole del perduto-ritrovato riportate solo da Luca, sono la cifra indicativa di questo Vangelo e del suo autore, scriba mansuetudinis Christi.
Altri testi propri di Luca (il Sondergut lucano, il suo patrimonio particolare) lo testimoniano. Si pensi alla peccatrice che si intrufola coraggiosamente nella casa del fariseo Simone (cf. Lc 7,36-50), alla parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-38), all’ospitalità ricevuta da Marta e Maria (Lc 10,38-42), alla parabola del ricco stolto (Lc 12,21), alla guarigione della donna curva, di sabato (Lc 13,10-17), alla parabola dell’amministratore infedele (Lc 16,1-8), alla sorte opposta del ricco epulone e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31), alle parabole sulla necessità di pregare bene senza disprezzare gli altri (Lc 18,1-14).
Si rammenti, inoltre, lo splendido episodio dell’incontro con Zaccheo (Lc 19,1-10), la pericope sul «buon ladrone» (Lc 23,39-43), il ricchissimo episodio dei due discepoli di Emmaus (Lc 24,13-35).
Lo soteriologia lucana – contestata da alcuni come assente – è ben illustrata dall’interpretazione che Gesù stesso fa in modo autorevole della propria opera redentrice: nell’Ultima Cena egli ricorda che in lui si compie «il testo che è stato scritto: “E fu annoverato tra gli empi”» (Is 53,12b citato in Lc 22,37b).
Veramente di Gesù si può dire che Dilexit nos «ci ha amati», e solo il suo amore (e il nostro, infuocato) può toccare il cuore degli uomini di oggi.
Bruni conclude la sua opera, ricca di rimandi inter- e intratestuali, con una sintetica bibliografia (pp. 435-437).
Un commento dal linguaggio accessibile a tutti, che sicuramente incontrerà il favore di molti lettori nell’anno del Giubileo.
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