sabato 9 marzo 2024

"24 ORE PER IL SIGNORE" - Il Papa in parrocchia confessa i fedeli: Dio perdona sempre e perdona tutto (cronaca, foto, testo e video)

CELEBRAZIONE DELLA RICONCILIAZIONE

"24 ORE PER IL SIGNORE"

Chiesa parrocchiale di San Pio V in Roma
Venerdì, 8 marzo 2024

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Il Papa in parrocchia confessa i fedeli:
Dio perdona sempre e perdona tutto

Francesco nella chiesa romana di San Pio V per l’iniziativa quaresimale “24 Ore per il Signore”. Applausi e saluti sul sagrato per il Pontefice, poi una cerimonia sobria, durante la quale il Papa, per circa mezz'ora, ha confessato un gruppo di uomini e donne: “La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza, purifichiamoci da disonestà e falsità”. Ai confessori: “Concediamo sempre il perdono a chi lo chiede. Rimettiamo il perdono al centro della Chiesa"


“Dio non si stanca mai di perdonare…”, ripetuto tre volte, con voce chiara e in coro coi fedeli. E poi l’appello ai confessori: “Cari fratelli, perdoniamo! Perdoniamo, perdoniamo sempre come Dio che non si stanca di perdonare. Concediamo sempre il perdono a chi lo domanda. E non domandate troppo: che dicano... e tu perdona tutto…”.

In ripresa dall’influenza che l’aveva colpito nei giorni scorsi, il Papa è San Pio V, chiesa nella zona Aurelia di Roma a nemmeno dieci minuti dal Vaticano, dedicata al santo Pontefice protagonista del Concilio di Trento. Francesco celebra l’undicesima edizione di 24 Ore per il Signore, l’iniziativa di preghiera che ogni Quaresima vede il Vescovo di Roma amministrare (e, in passato, anche ricevere) il sacramento della Riconciliazione. L’immagine, sempre suggestiva, del Papa che in un angolo, seduto su una sedia, confessa per quasi mezz'ora nove fedeli – sia uomini che donne - è quella che più caratterizza l'appuntamento di oggi.

I saluti del Papa ai fedeli fuori dalla parrocchia di San Pio V

Il saluto alla gente

Come lo scorso anno, anche nel 2024 Francesco ha scelto una parrocchia romana per le “24 Ore per il Signore”, San Pio V, luogo di ritrovo e di molteplici iniziative pastorali per gli abitanti di un quartiere che ha la forma e la vita quasi di un paesino, punto di snodo urbanistico, segnato infatti da un forte traffico. Una casa, la parrocchia, anche per la comunità cattolica siro-malabarese che spesso lì si ritrova per le celebrazioni. Molti sono fuori dal sagrato insieme a residenti e commercianti, e anche un gruppo di spagnoli con un cartellone, fermi già da un paio d’ore. “Oh, che non vieni a vedé er Papa?”, grida un uomo a un conoscente fuori da un negozio.

Nella piazza Jorge Mario Bergoglio arriva a bordo di una 500L nera accolto da un coro crescente e da applausi. C’è gente dai balconi che sventola striscioni “W il Papa” o una croce bianca di cartone. In sedia a rotelle, dopo aver salutato monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione, e il parroco don Donato La Pera, Papa Francesco percorre tutto il perimetro tracciato dalle transenne. Subito si ferma per salutare una signora con un neonato. Di bambini ne bacia e benedice almeno una decina, imbacuccati in piumini visto il calo di temperature e passati dai genitori che gridano: “Papa Francesco! Papa Francesco!” oppure "Buona salute!".

Il Papa saluta i fedeli in parrocchia

L'ingresso in parrocchia

Per qualche istante, il Papa rimane sulle gradinate della parrocchia per salutare la gente prima di fare il suo ingresso al centro delle tre navate in mattoni rossi, affollate da circa 600 persone. Anche in quel momento scatta un applauso. Indossata poi la stola viola, dà il via alla celebrazione penitenziale. A differenza delle ultime udienze in cui non riusciva a leggere i discorsi per il raffreddore, il Papa pronuncia lui stesso l’omelia, intervallando diversi passaggi a braccio e coinvolgendo i presenti a ripetere frasi da fissare bene in mente.
L'omelia sulla "vita nuova" per ripulirsi dalle "cose brutte"

La riflessione del Papa è tutta sul concetto di “vita nuova” che è il tema di questa edizione delle “24 Ore del Signore”. Vita nuova che è dono del sacramento della Riconciliazione: “Il Sacramento della guarigione e della gioia”, lo definisce Francesco. Una vita nuova regalata da Cristo che toglie il “tanto di vecchio” e le “cose brutte” che abitano nell’animo di ognuno. “La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza”, afferma il Pontefice e suggerisce la preghiera – quasi una litania - da elevare al cielo: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!

Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal pensare di non avere bisogno ogni giorno di te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal convivere pacificamente con le mie doppiezze, senza ricercare nel tuo perdono la via della libertà: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando ai buoni propositi non seguono i fatti, quando rimando la preghiera e l’incontro con te: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!

Papa Francesco durante la celebrazione

La preghiera a Gesù

“Quando scendo a patti col male, con la disonestà, con la falsità, quando giudico gli altri, li disprezzo e sparlo di loro, recriminando su tutti e tutto: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi!”, insiste il Papa. Rinnovati da Gesù, dice, possiamo tornare a “camminare in una vita nuova”.

Giorno dopo giorno, immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi, cerchiamo ovunque soddisfazioni e novità, stimoli e sensazioni positive, ma dimentichiamo che c’è già una vita nuova che scorre dentro di noi e che, come brace sotto la cenere, attende di divampare e fare luce a tutto quanto

L'adorazione del Santissimo Sacramento

Cenere sul cuore

La cenere, evidenzia il Papa, “si è depositata sul cuore” e “nasconde la bellezza alla vista della nostra anima”. Allora Dio che è Padre, appare un padrone e invece di amarlo, lo temiamo. “E gli altri, anziché essere fratelli e sorelle, in quanto figli dello stesso Padre, ci sembrano ostacoli e avversari. E c’è una brutta abitudine, quella di trasformare i nostri compagni di cammino in avversari. E tante volte lo facciamo … I difetti del prossimo ci paiono esagerati e i loro pregi nascosti; quante volte siamo inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi!”. Capita così di avvertire "una forza inarrestabile a compiere il male che vorremmo evitare”.

Una segnaletica nuova

È per questo che abbiamo bisogno di “una segnaletica nuova”, sottolinea il Papa. “Un cambio di passo” per ritrovare la bellezza originaria. Come? Seguendo la via del perdono di Dio.

Mettete questo nella mente e nel cuore: Dio non si stanca mai di perdonare. Avete sentito? Siete capaci di ripeterlo con me? Insieme, tutti… Dio non si stanca mai di perdonare. Qual è il dramma? Che siamo noi a stancarci di chiedere perdono!

Francesco confessa alcuni fedeli

“Noi ci stanchiamo di chiedere perdono. Ma Lui non si stanca mai di perdonare”, ripete il Papa. E il suo perdono “ci rimette a nuovo, ci ripulisce dentro”: “Lui perdona tutto. ‘Oh, Padre, io ho un peccato che sicuramente è imperdonabile’. ‘Senti: Dio perdona tutto, perché Lui non si stanca mai di perdonare’”. Dio, insiste ancora Papa Francesco, “ci desidera rinnovati, liberi e leggeri dentro, felici e in cammino, non parcheggiati sulle strade della vita”. E “sa quanto è facile per noi inciampare, cadere e rimanere a terra, e vuole rialzarci. Non rattristiamolo, non rimandiamo l’incontro con il suo perdono…”.

Il perdono al centro

Da qui, allora, un ultimo appello:

Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa!

All'uscita dalla parrocchia

Prima dell'uscita della parrocchia, un saluto ai malati in prima fila e a qualche anziano che si avvicina accompagnato dai parenti. Di nuovo cori insistenti di "W il Papa". Poi l'uscita nella piazza, tra applausi e i commenti di alcune parrocchiane: "Che bel momento!".
(fonte: Vatican News, articolo di Salvatore Cernuzio 08/03/2024)

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OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO


«Possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4): così scrive l’apostolo Paolo ai primi cristiani di questa Chiesa di Roma. Ma che cos’è la vita nuova di cui parla? È la vita che nasce dal Battesimo, il quale ci immerge nella morte e nella risurrezione di Gesù e ci fa per sempre figli di Dio, figli della risurrezione destinati alla vita eterna, orientati alle cose di lassù. È la vita che ci porta avanti nella nostra identità più vera, quella di essere figli amati del Padre, così che ogni tristezza e ostacolo, ogni fatica e tribolazione non possano prevalere su questa meravigliosa realtà che ci fonda: siamo figli del Dio buono.

Abbiamo sentito che San Paolo associa alla vita nuova un verbo: camminare. Dunque la vita nuova, iniziata nel Battesimo, è un cammino. E non c’è pensione, in questo! Nessuno in questo cammino va in pensione, si va sempre avanti. E dopo tanti passi nel cammino, forse abbiamo perso di vista la vita santa che scorre dentro di noi: giorno dopo giorno, immersi in un ritmo ripetitivo, presi da mille cose, frastornati da tanti messaggi, cerchiamo ovunque soddisfazioni e novità, stimoli e sensazioni positive, ma dimentichiamo che c’è già una vita nuova che scorre dentro di noi e che, come brace sotto la cenere, attende di divampare e fare luce a tutto quanto. Quando noi siamo indaffarati in tante cose, pensiamo allo Spirito Santo che è dentro di noi e ci porta? A me succede tante volte di non pensarci, ed è brutto. Essere così, presi da tanti travagli, ci fa dimenticare il vero cammino che stiamo facendo nella vita nuova.

Dobbiamo cercare le braci sotto la cenere, quella cenere che si è depositata sul cuore e nasconde alla vista la bellezza della nostra anima, la nasconde. Allora Dio, che nella vita nuova è nostro Padre, ci appare come un padrone; invece di affidarci a Lui, contrattiamo con Lui; invece di amarlo, lo temiamo. E gli altri, anziché essere fratelli e sorelle, in quanto figli dello stesso Padre, ci sembrano ostacoli e avversari. C’è una brutta abitudine: quella di trasformare i nostri compagni di cammino in avversari. E tante volte lo facciamo. I difetti del prossimo ci paiono esagerati e i loro pregi nascosti; quante volte siamo inflessibili con gli altri e indulgenti con noi stessi! Avvertiamo una forza inarrestabile a compiere il male che vorremmo evitare. Un problema di tutti, se persino San Paolo scrive, sempre alla comunità di Roma: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (7,19). Anche lui era un peccatore, e anche noi tante volte facciamo il male che non vogliamo. Insomma, annebbiato il volto di Dio, offuscati quelli dei fratelli, sfocata la grandezza che ci portiamo dentro, restiamo in cammino, ma abbiamo bisogno di una segnaletica nuova, abbiamo bisogno di un cambio di passo, di una direzione che ci aiuti a ritrovare la via del Battesimo, cioè a rinnovare la nostra bellezza originaria che è lì sotto le ceneri, rinnovare il senso di andare avanti. E quante volte ci stanchiamo di camminare e perdiamo il senso di andare avanti? Restiamo tranquilli, o nemmeno tranquilli, ma fermi.

Fratelli, sorelle, qual è la via per riprendere il cammino della vita nuova? Per questa Quaresima e per riprendere il cammino, qual è la via? È la via del perdono di Dio. Mettete questo nella mente e nel cuore: Dio non si stanca mai di perdonare. Avete sentito? Siete capaci di ripeterlo con me? Insieme, tutti: [tutti] Dio non si stanca mai di perdonare. Per essere sicuri, un’altra volta: [tutti] Dio non si stanca mai di perdonare. Ma qual è il dramma? Che siamo noi a stancarci di chiedere perdono! Ma Lui non si stanca mai di perdonare. Non dimentichiamo questo. E il perdono divino fa proprio questo: ci rimette a nuovo, come appena battezzati. Ci ripulisce dentro, facendoci tornare alla condizione della rinascita battesimale: fa scorrere di nuovo le fresche acque della grazia nel cuore, inaridito dalla tristezza e impolverato dai peccati. Il Signore toglie la cenere dalla brace dell’anima, deterge quelle macchie interiori che impediscono di confidare in Dio, di abbracciare i fratelli, di amare noi stessi. Lui perdona tutto. “Oh Padre, io ho un peccato che sicuramente è imperdonabile”. Senti: Dio perdona tutto, perché Lui non si stanca mai di perdonare. Il perdono di Dio ci trasforma dentro: ci restituisce una vita e una vista nuova. Non a caso nel Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù proclama: «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Ci prepara gli occhi per vedere Dio. Si vede Dio solo se il cuore viene purificato: purificare il cuore per vedere Dio. Ma chi può fare questa purificazione? Il nostro impegno è necessario, ma non basta; non basta, siamo deboli, non possiamo; solo Dio conosce e guarisce il cuore. Mettetevi questo bene nella mente: solo Dio è capace di conoscere e guarire il cuore, solo Lui può liberarlo dal male. Perché ciò avvenga occorre portargli il nostro cuore aperto e contrito; imitare il lebbroso del Vangelo, che lo prega così: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (Mc 1,40). È bello questo! “Se tu vuoi, puoi cambiarmi dentro, puoi purificarmi”. È una bella preghiera questa, e noi possiamo ripeterla insieme, qui, tutti. Insieme: “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. Un’altra volta: [tutti] “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. E adesso, in silenzio, ognuno la dica al Signore, guardando ai propri peccati. Guardate i peccati, guardate le cose brutte che avete dentro e che avete fatto; in silenzio dite al Signore: “Signore, se tu vuoi, puoi purificarmi”. E Lui può. Qualcuno pensa: “Ma questo peccato è troppo brutto, il Signore non potrà…”. Il Signore perdona tutto, il Signore non si stanca di perdonare. Ricordate? Ripetetelo: “Il Signore non si stanca di perdonare”. Tutti insieme: [tutti] “Il Signore non si stanca di perdonare”.

Il Signore vuole questo, perché ci desidera rinnovati, liberi, leggeri dentro, felici e in cammino, non parcheggiati sulle strade della vita. Lui sa quanto è facile per noi inciampare, cadere e rimanere a terra, e vuole rialzarci. Ho visto un bel dipinto, dove c’è il Signore che si china per rialzare noi. E questo fa il Signore ogni volta che noi ci accostiamo alla Confessione. Non rattristiamolo, non rimandiamo l’incontro con il suo perdono, perché solo se rimessi in piedi da Lui possiamo riprendere il cammino e vedere la sconfitta del nostro peccato, cancellato per sempre. Perché il peccato sempre è una sconfitta, ma Lui vince il peccato, Lui è la vittoria. Di più, «nel medesimo istante in cui il peccatore è perdonato, afferrato da Dio e restaurato dalla grazia, il peccato – meraviglia delle meraviglie! – diventa il luogo in cui Dio entra in contatto con l’uomo. […] Così Dio si fa conoscere perdonando» (A. Louf, Sotto la guida dello Spirito, Magnano 1990, 68-69). “Io conosco Dio studiando la catechesi…”. Ma non lo conosci soltanto con la mente: soltanto quando il cuore è pentito e vai da Lui, mostrando il tuo cuore sporco, lì conoscerai Dio che perdona. “Vai in pace, i peccati ti sono perdonati”. Dio si fa conoscere perdonando. E «il peccatore, scrutando l’abisso del proprio peccato, scopre da parte sua l’infinito della misericordia» (ibid.) E questa è la ripartenza della vita nuova: cominciata nel Battesimo, riparte dal perdono.

Non rinunciamo al perdono di Dio, al sacramento della Riconciliazione: non è una pratica di devozione, ma il fondamento dell’esistenza cristiana; non è questione di saper dire bene i peccati, ma di riconoscerci peccatori e di buttarci tra le braccia di Gesù crocifisso per essere liberati; non è un gesto moralistico, ma la risurrezione del cuore. Il Signore risorto ci risuscita, tutti noi. Andiamo dunque a ricevere il perdono di Dio e noi, che lo amministriamo, sentiamoci dispensatori della gioia del Padre che ritrova il figlio smarrito; sentiamo che le nostre mani, poste sul capo dei fedeli, sono quelle forate di misericordia di Gesù, che trasforma le piaghe del peccato in canali di misericordia. E noi che facciamo da confessori, sentiamo che «il perdono e la pace» che proclamiamo sono la carezza dello Spirito Santo sul cuore dei fedeli. Cari fratelli, perdoniamo! Cari fratelli sacerdoti, perdoniamo, perdoniamo sempre come Dio che non si stanca di perdonare, e ritroveremo noi stessi. Concediamo sempre il perdono a chi lo domanda e aiutiamo chi prova timore ad accostarsi con fiducia al sacramento della guarigione e della gioia. Rimettiamo il perdono di Dio al centro della Chiesa! E voi, cari fratelli sacerdoti, non domandate troppo: che dicano, e tu perdona tutto. Non andare a indagare, no.

E ora, prepariamoci ad accogliere la vita nuova, confessiamo al Signore che c’è tanto di vecchio in noi, cose brutte... La lebbra del peccato ha macchiato la nostra bellezza e allora diciamo: Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Tutti insieme: [tutti] “Gesù, se vuoi, puoi purificarmi”. Dal pensare di non avere bisogno ogni giorno di te: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Dal convivere pacificamente con le mie doppiezze, senza ricercare nel tuo perdono la via della libertà: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando ai buoni propositi non seguono i fatti, quando rimando la preghiera e l’incontro con te: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Quando scendo a patti col male, con la disonestà, con la falsità, quando giudico gli altri, li disprezzo e sparlo di loro, recriminando su tutti e tutto: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! E quando mi accontento di non fare del male, ma non compio del bene servendo nella Chiesa e nella società: [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi! Sì, Gesù, credo che puoi purificarmi, credo che ho bisogno del tuo perdono. Gesù, rinnovami e tornerò a camminare in una vita nuova. [tutti] Gesù, se vuoi, puoi purificarmi.

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