venerdì 16 febbraio 2024

La Via Crucis della guerra a Gaza

Giorgio Bernardelli
La Via Crucis della guerra a Gaza

All’inizio della Quaresima, proviamo a guardare questa grande tragedia non con la bilancia dei torti e delle ragioni, ma con il cuore aperto di Gesù, che trasforma l'angoscia in preghiera.


Me ne occupo da quasi trent’anni. Ma faccio molta fatica a scrivere su questa guerra di Gaza. È un’immensa tragedia, che oltre a morte e distruzione sta lasciando cicatrici profonde in entrambi i popoli. Per questo, all’inizio della Quaresima, voglio provare a guardarla non con la bilancia dei torti e delle ragioni, non con il registro delle analisi geopolitiche. Ma con il cuore aperto di Gesù, che anche nel momento della Passione ha trasformato la sua angoscia in preghiera. Nell’attesa di un’alba di Resurrezione, anche per questa terra ferita.


PRIMA STAZIONE
CON SPADE E BASTONI UNA FOLLA CONDUCE VIA GESU’

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Matteo
Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei dodici, e insieme a lui una gran folla con spade e bastoni, da parte dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Colui che lo tradiva, aveva dato loro un segnale, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; prendetelo». E in quell’istante, avvicinatosi a Gesù, gli disse: «Ti saluto, Rabbì!» e lo baciò. Ma Gesù gli disse: «Amico, che cosa sei venuto a fare?» Allora, avvicinatisi, gli misero le mani addosso e lo presero.

Una folla intera che irrompe all’improvviso. Armata, gridando frasi irripetibili per incutere paura. Oltre che per uccidere, violentare, rapire. All’alba del 7 ottobre – nei kibbutz intorno alla Striscia di Gaza – è incominciata così questa nuova dolorosissima pagina del conflitto nella terra che, di questi tempi, non osiamo nemmeno più chiamare santa. Con un odio barbaro, alimentato da baci avvelenati di potenze più o meno grandi. E dal tradimento di tutti noi, che sapevamo benissimo che un giorno sarebbe successo, eppure abbiamo preferito guardare altrove. Perché «se due popoli di fanatici non sanno mettersi d’accordo, che cosa possiamo farci?». L’odio, dunque, è tornato a uccidere il 7 ottobre. E continua a farlo da più di 130 giorni. Portando via ostaggi, bambini innocenti, coscienze, convenzioni internazionali…

Signore, perdona
i nostri occhi
che non vogliono più guardare.
Troppo grandi
sono l’orrore
e la devastazione.
Sostieni chi è prigioniero,
proteggi chi è indifeso,
illumina la mente
e riscalda il cuore
di chi può far finire
questa follia.

Padre Nostro…


SECONDA STAZIONE
GESU’ CADE SOTTO IL PESO DELLA CROCE

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Matteo
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Siamo abituati a immaginare la Via Crucis come una salita. Ma ci sono anche i Calvari che ti fanno scendere giù negli abissi. In queste settimane c’è chi cade sotto il peso della croce mentre è costretto dai suoi carcerieri a spostarsi da un tunnel all’altro, nel sottosuolo della Striscia. C’è chi cade dentro i crateri provocati dalle esplosioni di migliaia di bombe sganciate su Gaza. C’è chi cade stremato dalla fatica e dalla fame, mentre gira in tondo cercando un rifugio prima della battaglia “definitiva” annunciata dai notiziari trasformati in armi di propaganda. Nulla sta più in piedi. Ce lo mostrano impietose le immagini che arrivano dalla Striscia. Ma non ci sono solo le macerie fisiche: anche chi in Israele e Palestina durante tutti questi anni ha creduto in una pace possibile – e con coraggio si è rimboccato le maniche per costruirla – oggi mastica il sapore amaro della polvere. Per terra, non si accontenta più di parole vuote o sogni impossibili.

Signore, la guerra
fa cadere tante speranze.
Siamo tentati
di cedere anche noi
ai cattivi maestri
che ci ripetono che
la pace è solo un’utopia.
Rialzaci, Signore.
Insegnaci a fare come te,
che non hai abbandonato
la strada della croce.
Per tornare a piegarci
davvero sulle piaghe
di questo mondo ferito.

Padre Nostro…


TERZA STAZIONE
SUA MADRE ACCANTO A GESU’ NELL’ORA DELLA PASSIONE

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal libro del profeta Geremia
Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.

Non si rassegnano le madri in questa guerra. Quelle israeliane che da settimane bussano a ogni porta, manifestano in ogni piazza, implorano ogni aiuto perché non si può certo abbandonare un figlio portato via. Quelle che hanno il coraggio di ripetere che ci deve essere una soluzione e non si lasciano consolare da chi vorrebbe che stessero zitte per “lasciar lavorare” chi sa fare la guerra. Ma queste donne sono anche le prime a capire il dolore delle altre madri, quelle palestinesi che stanno dall’altra parte, spesso con un figlio già morto deposto nel loro grembo. Raccontando la strage degli innocenti – duemila anni fa – l’evangelista Matteo pensava a Rachele, la matriarca morta partorendo Beniamino che il profeta Geremia immaginava piangere a Rama, cioè nel posto dove venivano radunati i deportati per essere condotti a Babilonia. Un’immagine potentissima delle sofferenze del popolo ebraico lungo tutta la sua storia. Ma associata a un luogo che oggi sta in Palestina, dall’altra parte del grande muro di cemento. Un pianto che unisce le madri. Loro che non si rassegnano.

Madre, Tu lo sai
che cosa vuol dire
seguire un figlio
nel suo Calvario.
Intercedi per queste
donne coraggiose.
Asciuga le loro lacrime,
rendile forti nella prova.
Perché possano continuare
a ricordarci
che rimanere umani
è il solo scudo
in grado di difenderci davvero.

Padre Nostro…


QUARTA STAZIONE
IL CIRENEO AIUTA GESU’ A PORTARE LA CROCE

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

Aiutare qualcun altro a portare una croce è un gesto difficile, ma è anche l’unico in grado di scardinare davvero la logica della guerra. Non è un caso che nel racconto della Passione di Gesù per questo compito ci si rivolga a uno straniero: non ha nulla da perdere, può sporcarsi le mani, perché non ha una posizione da salvaguardare. Per questo riesce a vedere senza pregiudizi quell’uomo condannato da tutti, piegato ormai dalla fatica. E si mette dietro a Gesù, non davanti. Quanto è diverso questo atteggiamento rispetto a tante nostre manifestazioni di pretesa vicinanza che invece non fanno altro che complicare le cose. Scambiamo la solidarietà con un sostegno fideistico a una parte. Non ci lasciamo scalfire da alcuna domanda sulla sofferenza degli altri o sulle contraddizioni dei “nostri”. Abbiamo scelto un popolo (non importa quale) per cui fare il tifo; senza capire che qui hanno già perso tutti. E che proprio questo modo di porsi non fa altro che prolungare questo Calvario.

Signore, aiutaci a capire
che non la rabbia
ma solo l’amore
porta giustizia all’innocente.
Che non è gridando
o pretendendo
di far tacere gli altri
che si afferma la verità.
Ricordaci ancora
che i miti non sono gli sconfitti
ma quelli che erediteranno la terra.

Padre Nostro…


QUINTA STAZIONE
GESU’ TRA I DUE MALFATTORI

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

In questa come in tutte le guerre i confini sono tremendamente chiari: noi siamo i giusti, loro sono i malfattori. Dobbiamo eliminarli tutti, metterli con le spalle a terra, in condizione di non nuocere. Altrimenti ci assaliranno di nuovo. Solo tu, Signore, hai accettato di finirci da innocente in mezzo ai malfattori. Ti sei lasciato mettere in croce tra i ladroni: sì, li abbiamo chiamati a lungo così, anche se i Vangeli non ci dicono nulla sulla loro colpa; magari anche le loro mani erano macchiate di sangue. «Ricordati di me quando sarai nel tuo regno». «Oggi sarai con me nel paradiso». È il messaggio più inaccettabile per gli uomini che si combattono: ammettere che la storia dei nostri popoli non si ripeterà sempre uguale. Riconoscere che anche “quelli là” sono persone e non animali. Ridare a chi sta dall’altra parte un volto. Perché persino il mio nemico, se gli tendessi la mano, forse potrebbe cambiare.

Signore, tu lo sai che il cuore
dell’uomo può cambiare.
Lo hai visto succedere
migliaia di volte
in chi ti ha incontrato davvero.
Aiuta anche noi a capirlo.
A cominciare dal nostro cuore.
Dacci occhi per vedere
che c’è del sangue
anche sulle nostre mani.
Per chiederti anche noi
di accoglierci con te
nel tuo regno
da peccatori perdonati.

Padre Nostro…


SESTA STAZIONE
GESU’ MUORE IN CROCE

- Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
- Perché con la tua Santa Croce hai redento il mondo

Dal Vangelo secondo Luca
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Il velo del Tempio si squarciò nel mezzo. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò.

Il testo più significativo in cui nella Bibbia si parla di Gaza è la morte di Sansone. Anche lui tradito da chi amava. Anche lui seviziato e umiliato, una volta svuotato della sua forza e fatto prigioniero in questa antichissima città. Fino all’epilogo tragico e insieme potente di tutta la vicenda: la casa gremita «di tremila persone tra uomini e donne», fatta crollare sopra di sé. Con la cruda annotazione del libro dei Giudici: «Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva ucciso in vita». Non sembra proprio cambiato nulla a Gaza. Sempre morte che semina altra morte. Ed è per questo, Signore, che in quest’ora così dolorosa guardiamo a Te. Alla tua morte che non uccide ma dona la vita.

Padre, nelle tue mani
consegniamo
le migliaia di morti
di questa orrenda
carneficina.
Accoglile nella tua pace.
E nel sangue redentore
del Tuo Figlio,
squarcia di nuovo
il velo che ci divide
tra di noi.

Padre Nostro…


SETTIMA STAZIONE
GESU’ E’ SIGILLATO NEL SEPOLCRO

Dal Vangelo secondo Matteo
Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

Persino i cimiteri possono diventare un presidio militare. Sta succedendo anche questo oggi a Gaza: i corpi ormai freddi dei “nostri” sono comunque più importanti dei “loro”. Del resto il sepolcro stesso di Gesù va sigillato per bene; non si può rischiare che tra tre giorni qualcuno si azzardi anche quest’anno a dire «Pace a voi». Ripenso al giorno in cui Giuseppe – con Maria di Nazareth e il suo Bambino appena nato – passarono proprio da qui. C’era un nuovo sogno che turbava quest’uomo giusto, mentre passando per Gaza usciva dalla sua Terra di Israele. «Perché in Egitto? – si domandava -. Perché l’angelo ci chiede di tornare proprio nel luogo in cui il mio popolo fu schiavo?». Alla fine la risposta, lui, l’aveva capita: con Erode e tutti i suoi eredi, la forza degli eserciti difende se stessa e uccide i propri figli. Non si è liberi davvero, finché non si impara a riconoscersi fratelli.

Signore, non possiamo
lasciarti chiuso
dentro il sepolcro.
In mezzo a tutti questi morti
abbiamo bisogno più che mai
della tua Pasqua
di Resurrezione.
Rotola via le pesanti pietre
che ci tengono schiavi dell’egoismo,
delle ideologie,
della sete di potere
che genera ingiustizia.
Per lasciare fluire nuova la vita
a Gaza, in Israele
e in ogni altra terra sfregiata dalla guerra
nel mondo di oggi.

Padre Nostro…

- Per i meriti della sua Passione e Croce il Signore ci benedica e ci custodisca
- Amen
(fonte: Vino Nuovo 16/02/2024)