lunedì 19 febbraio 2024

CARMELO RASPA - “Preparerà il Signore un banchetto per tutti i popoli” (Is 25,6). Convivialità delle differenze. (VIDEO)

MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2024
promossi dalla
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DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO

I MITI ABITERANNO
LA TERRA (cf. Mt 5,5)
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Secondo Mercoledì - 7 febbraio 2024
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“Preparerà il Signore un banchetto
 per tutti i popoli” (Is 25,6).
Convivialità delle differenze.
Carmelo Raspa


1. Analisi di Is 25,1-12
    Il brano di Is 25,1-12 si inserisce tra gli oracoli contro le nazioni (capp. 13-23) e una serie di poemi su Israele e Giuda (capp. 28-35). Tuttavia tale delimitazione è di natura funzionale, presentando le due parti inserzioni che indicano una corrispondenza tra di loro: è il caso dell’oracolo contro Sebna in 22,25 o contro Edom al cap. 34, quest’ultimo peraltro diverso dalle invettive contro l’alleanza con l’Egitto in 30,1-5; 31,1-3 e contro l’Assiria in 30,27-33; 31,4-9, le quali muovono da un giudizio sui due regni di Israele e di Giuda medesimi. 
    Il brano in esame si inserisce in quella che gli studiosi definiscono “apocalisse isaiana” (capp. 24-27), anche se esso sembra distaccarsi dai toni apocalittici del cap. 24 a causa dei vv. 1-5, i quali compongono un salmo di ringraziamento su di una città distrutta. 
   Normalmente esso è diviso in due parti: 
    - la prima comprende i vv. 1-5; 
   - la seconda i vv. 6-12. Quest’ultima viene suddivisa, a sua volta, in tre parti: la prima è delineata dai vv. 6-8, la seconda dai vv. 9-10a, la terza dai vv. 10b-12.

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2. Attualizzazioni
    Il brano si apre con una lode di sapore profetico. La preghiera, in tal senso, in quanto tale, è un atto di denuncia contro la logica del mondo: essa intravede l’azione nel mondo di Dio, che distrugge l’alterigia dei superbi. Non muove dal giudizio e non indulge ad esso, ma a partire dalla contemplazione del Dio degno di fiducia, perché compie stabilmente ciò che promette, la lode prospetta un intervento di Dio stesso a favore dei poveri e dei bisognosi contro ogni violenza loro inflitta. È la preghiera stessa a diventare annuncio presso i popoli, spingendoli al timore del Signore. Quest’ultimo si definisce come un’accoglienza della comunione, espressa dall’immagine del banchetto, che Dio propone a tutti gli uomini in quanto comunità. 
   È da questa relazione con Dio che scaturisce la fine di ogni sofferenza e la rottura delle trame della morte. Si comprende bene, in tal senso, come il credente abbia da assumersi la responsabilità della preghiera di lode e della profezia, perché sono queste due dimensioni a manifestare il volto di Dio e ad attrarre i popoli. Costoro, infatti, aderiscono a quanto il credente proclama attraverso il ringraziamento e annuncia mediante la profezia. A loro null’altro è richiesto se non la partecipazione alla visione del credente che si fa canto. Ma è compito del credente la diffusione della parola del Signore, che, come seme, viene sparso, in maniera prodiga, su ogni tipo di terreno: in tal senso il banchetto è allestito da Dio, in quanto è lui ad invitare i popoli attraverso la testimonianza del credente. 
    Se il banchetto è la celebrazione di una comunione universale di Dio con gli uomini e di questi tra loro, la percezione di un suo pieno compimento alla fine dei tempi impegna il credente nell’oggi della storia. La speranza di una salvezza certa, che si configura per l’appunto come comunione in pienezza, si esprime attraverso una vita di fede alimentata dall’ascolto e dalla preghiera ed un’attiva partecipazione agli eventi della storia, pur nella ferialità.
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