sabato 18 novembre 2023

MOLTIPLICA LA TUA VITA! - Una sola regola fondamentale: coltiva e custodisci, ama e moltiplica la vita... Ognuno è talento di Dio. - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

MOLTIPLICA LA TUA VITA!
 

Una sola regola fondamentale: 
coltiva e custodisci, ama e moltiplica la vita... 
Ognuno è talento di Dio.


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”» Mt 25,14-30


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MOLTIPLICA LA TUA VITA!

Una sola regola fondamentale: coltiva e custodisci, ama e moltiplica la vita. ... 
Ognuno è talento di Dio.
 

Come spesso nelle parabole, c’è un signore che consegna qualcosa ai servi, affida un compito, e poi esce di scena. Ci consegna il mondo, con poche istruzioni per l'uso e tanta libertà. Una sola regola fondamentale: coltiva e custodisci, ama e moltiplica la vita.

La parabola dei talenti è l'esortazione pressante ad avere più paura di restare inerti e immobili, come il terzo servo, che di sbagliare (Evangelii Gaudium 49). E’ la paura a paralizzare la vita.

C'è un signore ricchissimo e generoso, che parte in viaggio e affida grosse somme ai servi. Non cerca un consulente finanziario, chiama quelli di casa, crede in loro, ha fiducia e un progetto, quello di farli salire di condizione: da dipendenti a co-partecipi, da servi a figli. Con due ci riesce. Con il terzo non ce la fa. Al momento del ritorno e del rendiconto, la sorpresa raddoppia: Bene, servo buono! Bene! Eco del grido della Genesi, quando per sei volte Dio esclamò “che bello!”.

I servi vanno per restituire, ma Dio li spiazza, rilanciando: ti darò potere su molto, entra nella gioia del tuo signore. In una dimensione nuova, quella di chi partecipa al dinamismo della creazione. E dietro di lui, là dove è passato, rimane più vita.

Se leggiamo con attenzione, scopriamo che Dio non è un contabile che rivuole indietro i suoi talenti con gli interessi. Dice infatti: «Sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto». Ciò che i servi realizzano non solo rimane a loro, ma viene moltiplicato, e questo accrescimento di vita è esattamente la bella notizia.

Nessuna tirannia, nessun capitalismo della quantità: infatti colui che consegna dieci talenti non è più bravo di quello che ne riporta quattro. Non c'è una cifra ideale da raggiungere: c'è da camminare con fedeltà a te stesso, a ciò che hai ricevuto, a ciò che sai fare, là dove la vita ti ha messo, fedele alla tua verità, senza maschere e paure.

Dietro l'immagine dei talenti non ci sono soltanto i doni di intelligenza, di cuore, le mie capacità: c'è Madre terra, e tutte le creature messe sulla mia strada sono un dono del cielo per me. Ognuno è talento di Dio.

Dai protagonisti della parabola emergono due visioni opposte della vita: l'esistenza, come una opportunità; oppure come un lungo tribunale, pieno di rischi e di paure.

I primi due servi entrano nella vita come dentro una opportunità gioiosa; l'ultimo non ci entra neppure, paralizzato dalla paura di fallire.

Questa parabola è il poema della creatività, senza voli retorici, perché nessuno dei tre servi crede di poter salvare il mondo. Tutto invece odora di casa, di viti e di olivi o, come nella prima lettura, di lana, di fusi, di lavoro e di attesa. Di semplicità e concretezza.

Ciò che io posso fare è solo una goccia nell'oceano, ma è questa goccia che dà senso e sapore alla mia vita (A. Schweitzer).
  
per Avvenire 

La parabola dei talenti “scossa” al nostro Io (...)

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