venerdì 8 settembre 2023

Alberto Pellai «I GENITORI DEI FIGLI CHE NON VANNO A SCUOLA NON VANNO ARRESTATI MA AIUTATI»

DECRETO CAIVANO 
Alberto Pellai
 
«I GENITORI DEI FIGLI CHE NON VANNO A SCUOLA
NON VANNO ARRESTATI MA AIUTATI»

Per contrastare la criminalità minorile e l'evasione scolastica il governo vara un provvedimento che prevede il carcere per i genitori. Il commento dello psicoterapeuta Alberto Pellai: «Servono interventi di supporto sociale, economico, culturale ed educativo più che sanzioni di natura penale»


Ha fatto molto scalpore la notizia che il Governo, in un prossimo decreto legge volto ad arginare la criminalità minorile, ha introdotto anche la pena di incarcerazione fino a 2 anni per quei genitori i cui figli disertano l’obbligo scolastico. Raccontata così, questa notizia lascia disorientati. Spesso l’abbandono scolastico avviene proprio in quelle zone e in quei quartieri in cui l’illegalità è all’ordine del giorno. Minori che non vanno a scuola vengono a volte intercettati dal circuito della microcriminalità e dello spaccio. Si dovrebbe immaginare che l’intervento di legge dovrebbe essere applicato a questi eventi da cui, con un drammatico e problematico effetto domino, derivano poi un’infinità di altri problemi. La legge ha il dovere di sancire ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ha il dovere di punire colui che la infrange con lo scopo di promuoverne consapevolezza, capacità riparativa e riabilitativa. Ma nel territorio urbano in cui il degrado socio-economico del mondo adulto si trasforma in abbandono ed emergenza educativa forse l’intervento dello stato dovrebbe essere di altra natura.

Genitori che non si occupano dell’assolvimento dell’obbligo scolastico dei figli, sono spesso genitori che con quegli stessi figli hanno perso il contatto e la capacità di supervisionarne e accompagnarne la crescita. Ci sono fragilità adulte che oggi generano infinite fragilità nel territorio della crescita e che forse necessitano di interventi di supporto sociale, economico, culturale ed educativo più che sanzioni di natura penale. Ci sono nuclei famigliari la cui consistenza educativa è povera perché tutto è povero nel loro contesto di vita. In queste situazioni più che la minaccia di incarcerazione del genitore inadempiente, si dovrebbe lavorare per promuovere tutti quei fattori di protezione in grado di trasformare un genitore fragile in genitore competente. La letteratura scientifica – e alcune esperienze sono state sviluppate anche nella nostra nazione – riferisce di splendidi programmi di assistenza domiciliare a famiglie fragili che vengono proposti nel momento stesso in cui nasce un figlio. Così quel neonato e i suoi adulti di riferimento possono giovarsi dell’aiuto di specialisti di prevenzione che fanno “home-visiting” e che permettono di promuovere un sano legame di attaccamento tra l’adulto e il bambino, pre-requisito per garantirne una crescita sana sul piano psico-emotivo. Ci sono progetti di educazione di strada che intercettano minori a rischio e invece di lasciarli dispersi nei loro quartieri, favorendone l’ingresso nelle spire della micro-criminalità, permettono a quegli stessi minori di entrare in circuiti educativi virtuosi in cui essere sostenuti nei propri bisogni di crescita ed evolutivi.

Un minore che abbandona la scuola è una sconfitta per tutti, prima di tutto per gli stessi genitori che lo hanno messo al mondo. Non c’è un solo genitore che interrogato al riguardo, si dichiarerebbe felice di sapere che il proprio figlio è uscito dal circuito scolastico e ha abbandonato la scuola dell’obbligo. Per cui, non penso che il tema centrale della questione sia mettere quel genitore in carcere. Perché sarebbe come incarcerare un analfabeta che non avendo saputo leggere le istruzioni di un dispositivo infiammabile, ha generato un incendio per totale inconsapevolezza di ciò che stava accadendo.

Purtroppo oggi ci sono minori che nascono e crescono in famiglie e quartieri in cui il mondo adulto soffre di un analfabetismo educativo che lascia bambini e bambine in balia di un destino che li trasforma in “randagi” dell’esistenza, senza una bussola che ne orienta i passi e la direzione. In questo randagismo, l’abbandono scolastico è uno degli indicatori che ci parla non di famiglie penalmente colpevoli, ma di emergenze educative di cui ogni membro della comunità educante deve sentirsi corresponsabile. Va però aggiunta la buona notizia in base alla quale lo stesso governo che ieri ha reso perseguibile per legge e detenibile in carcere il genitore inadempiente, ha stabilito però che verranno erogati 32 milioni di euro in tre anni per rafforzare l’organico docenti e che sarà istituito un Fondo contro la dispersione scolastica a partire dal 2024. Nello stesso decreto, dovrebbe anche confluire con un provvedimento contro l’abuso di porno online da parte dei minori. Ecco, questo è il tipo di interventi che dovrebbe fare notizia. E che se davvero diventa strutturale all’interno delle politiche famigliari a scolastiche di una nazione, porterebbe a rendere l’abbandono scolastico una “non notizia”.
(fonte: Famiglia Cristiana 07/09/2023)