martedì 8 agosto 2023

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN PORTOGALLO PER LA XXXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2 - 6 AGOSTO 2023 - 15° - Omelia: A voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”. - Angelus: Do appuntamento ai giovani di tutto il mondo nel 2025 a Roma, per celebrare insieme il Giubileo dei giovani! E la prossima Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia: sarà in Corea del Sud, a Seoul! (cronaca, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN PORTOGALLO
IN OCCASIONE DELLA
XXXVII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

2 - 6 AGOSTO 2023



Domenica, 6 agosto 2023

LISBONA 

09:00 Santa Messa per la Giornata Mondiale della Gioventù nel “Parque Tejo”
Angelus


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SANTA MESSA PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ

“Parque Tejo” (Lisbona)
Festa della Trasfigurazione del Signore, Domenica, 6 agosto 2023








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Il Papa: giovani, non abbiate paura.
Siete la luce nel nostro tempo

Francesco presiede la Messa davanti a un milione e mezzo di giovani e li sprona a non scoraggiarsi davanti a nessun ostacolo: la Chiesa e il mondo hanno bisogno di voi come la terra della pioggia


“Non abbiate paura”, ripetuto una, due tre, quattro volte. L’amplificazione riverbera l’incitamento di Francesco e lo trasporta lungo l’area sterminata del Parco Tejo e sembra per un attimo di ascoltare in quell’appello pressante l’eco dello stesso invito, 45 anni fa, che fu di san Giovanni Paolo II, pronunciato in un altro contesto e a un mondo diverso ma in fondo non troppo dissimile dall’attuale. “Non abbiate paura” cari giovani: perché siete come pioggia di una terra disseccata da mille mali, siete un “bagno di luce” di presente e di futuro nei tanti angoli oscuri del nostro tempo. Il Papa punta alle fibre dell’anima del milione e mezzo di giovani che lo ascolta, nell'ultimo grande atto della Giornata mondiale della gioventù a Lisbona.

Il saluto del Papa ai giovani dall'altare della Messa al Parco Vejo di Lisbona

“Cosa ci portiamo dalla Gmg?”

La papamobile che arriva sullo stesso luogo della Veglia della sera prima è il segnale per i ragazzi, che sciamano verso le transenne per salutarne il passaggio, facendo a zig zag tra il mosaico colorato di tende canadesi, sacchi a pelo, zaini, stuoie. Le bandiere semi-ammainate ricominciano a sventolare a pieno ritmo, il richiamo che Francesco è di nuovo lì a condividere l’altro momento culmine della Gmg. Sopra e soprattutto davanti al palco ci sono 700 vescovi e almeno 10 mila sacerdoti pronti a concelebrare la Messa conclusiva. Che all’omelia pone subito la domanda che è nel cuore di tutti: “Cosa portiamo con noi ritornando nella valle della vita quotidiana?”

Luce che conforta quando arriva il buio

Francesco condensa l’esperienza e l’eredità di Lisbona 2023 in tre verbi, “brillare, ascoltare, non temere”. Il Vangelo della liturgia del giorno, il brano della Trasfigurazione, indirizza la riflessione e suggerisce le immagini giuste. Gli apostoli avvolti dal bagliore sul Tabor fanno, spiega il Papa, un “bagno di luce” che li conforterà nella “notte della Passione”.

Amici, cari giovani, oggi anche noi abbiamo bisogno di un po’ di luce, di qualche un lampo di luce, che sia speranza per affrontare tante oscurità che si assalgono nella vita, tante sconfitte quotidiane, per affrontarle con la luce delle Resurrezione di Gesù.

Messa Gmg di Lisbona, giovani e famiglie al momento dell'offertorio

Attenti agli egoismi mascherati

Dopo i tanti applausi e le ondate di entusiasmo accese dalla Veglia, adesso l’ascolto è fatto di silenzio attento. Francesco dice che si diventa luce non “quando esibiamo un’immagine perfetta” sotto i riflettori”, ma “brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui”. E se gli occhi possono cogliere questa luce, le orecchie, afferma, devono imparare - secondo verbo - ad “ascoltare Gesù”.

Tutto il segreto sta in questo. Ascoltare che cosa ti dice Gesù. “Io non so che mi dice”. “Prendi il Vangelo e leggi quello che dice Gesù e quello che dice il tuo cuore” (…) Ascoltare Gesù perché noi, anche se con buona volontà, iniziamo cammini che sembrano di amore, ma in definitiva sono egoismi mascherati da amore. Fate attenzione agli egoismi mascherati da amore.

"Voi che lottate per la pace, non temete!"

Il terzo verbo, “non temere”, è quello con cui Gesù, ricorda Francesco, rassicura i discepoli sul Tabor, sconvolti dall’evento della Trasfigurazione e dalla voce che hanno sentito venire dal cielo. Dopo la “gloria” della Gmg, è il parallelo del Papa, potrebbe sopraggiungere del “pessimismo”. Ed è qui che Francesco fa sue le parole di Gesù per riconsegnarle a chi avrà in mano il domani del pianeta:

Voi che volete cambiare il mondo e che volete lottate per la giustizia e per la pace; a voi, giovani, che mettete impegno e fantasia alla vita ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi vi dice: “Non temete!”, “Non temete!”.
(fonte: Vatican News, articolo di Alessandro De Carolis  06/08/2023)

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OMELIA DEL SANTO PADRE


«Signore, è bello per noi essere qui!» (Mt 17,4). Queste parole, che disse l’apostolo Pietro a Gesù sul monte della Trasfigurazione, vogliamo farle anche nostre dopo questi giorni intensi. È bello quanto stiamo sperimentando con Gesù, ciò che abbiamo vissuto insieme, ed è bello come abbiamo pregato, con tanta gioia del cuore. Allora possiamo chiederci: cosa portiamo con noi ritornando alla vita quotidiana?

Vorrei rispondere a questo interrogativo con tre verbi, seguendo il Vangelo che abbiamo ascoltato. Che cosa portiamo? Brillare, ascoltare, non temere. Che cosa portiamo con noi? Rispondo con queste tre parole: brillare, ascoltare e non temere.

La prima: brillare. Gesù si trasfigura. Il Vangelo dice: «Il suo volto brillò come il sole» (Mt 17,2). Egli aveva da poco annunciato la sua passione e la morte di croce, frantumando così l’immagine di un Messia potente, mondano, e deludendo le attese dei discepoli. Ora, per aiutarli ad accogliere il progetto d’amore di Dio su ciascuno di noi, Gesù prende tre di loro, Pietro, Giacomo e Giovanni, li conduce sul monte e si trasfigura. E questo “bagno di luce” li prepara alla notte della passione.

Amici, cari giovani, anche oggi noi abbiamo bisogno di un po’ di luce, di un lampo di luce che sia speranza per affrontare tante oscurità che ci assalgono nella vita, tante sconfitte quotidiane, per affrontarle con la luce della risurrezione di Gesù. Perché Lui è la luce che non tramonta, è la luce che brilla anche nella notte. «Il nostro Dio ha fatto brillare i nostri occhi», dice il sacerdote Esdra (Esd 9,8). Il nostro Dio illumina. Illumina il nostro sguardo, illumina il nostro cuore, illumina la nostra mente, illumina il nostro desiderio di fare qualcosa nella vita. Sempre con la luce del Signore.

Ma vorrei dirvi che non diventiamo luminosi quando ci mettiamo sotto i riflettori, no, questo abbaglia. Non diventiamo luminosi. Non diventiamo luminosi quando esibiamo un’immagine perfetta, ben ordinata, ben rifinita, no; e neanche se ci sentiamo forti e vincenti, forti e vincenti, ma non luminosi. Noi diventiamo luminosi, brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui. Amare come Gesù: questo ci rende luminosi, questo ci porta a fare opere di amore. Non t’ingannare, amica, amico, diventerai luce il giorno in cui farai opere di amore. Ma quando, invece di fare opere di amore verso gli altri, guardi a te stesso, come un egoista, lì la luce si spegne.

Il secondo verbo è ascoltare. Sul monte, una nube luminosa copre i discepoli. E questa nube, dalla quale parla il Padre, che cosa dice? «Ascoltatelo», «questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo» (Mt 17,5). È tutto qui: tutto quello che c’è da fare nella vita sta in questa parola: ascoltatelo. Ascoltare Gesù. Tutto il segreto sta qui. Ascolta che cosa ti dice Gesù. “Io non so cosa mi dice”. Prendi il Vangelo e leggi quello che dice Gesù, quello che dice al tuo cuore. Perché Lui ha parole di vita eterna per noi, Lui rivela che Dio è Padre, è amore. Lui ci indica il cammino dell’amore. Ascolta Gesù. Perché noi, anche se con buona volontà, ci mettiamo su strade che sembrano di amore, ma in definitiva sono egoismi mascherati da amore. State attenti agli egoismi mascherati da amore! Ascoltalo, perché Lui ti dirà qual è il cammino dell’amore. Ascoltalo.

Brillare è la prima parola, siate luminosi; ascoltare, per non sbagliare strada; e infine la terza parola: non avere paura. Non abbiate paura. Una parola che nella Bibbia si ripete tanto, nei Vangeli: “non abbiate paura”. Queste furono le ultime parole che nel momento della Trasfigurazione Gesù disse ai discepoli: «Non temete» (Mt 17,7).

A voi giovani che avete vissuto questa gioia – stavo per dire questa gloria, e in effetti una specie di gloria lo è, questo nostro incontro –; a voi che coltivate sogni grandi ma spesso offuscati dal timore di non vederli realizzati; a voi che a volte pensate di non farcela – un po’ di pessimismo ci assale a volte –; a voi, giovani, tentati in questo tempo di scoraggiarvi, di giudicarvi forse inadeguati o di nascondere il dolore mascherandolo con un sorriso; a voi, giovani, che volete cambiare il mondo – ed è un bene che vogliate cambiare il mondo – e che volete lottare per la giustizia e la pace; a voi, giovani, che ci mettete impegno e fantasia nella vita, ma vi sembra che non bastino; a voi, giovani, di cui la Chiesa e il mondo hanno bisogno come la terra della pioggia; a voi, giovani, che siete il presente e il futuro; sì, proprio a voi, giovani, Gesù oggi dice: “Non temete!”, “Non abbiate paura!”.

In un piccolo silenzio, ognuno ripeta a se stesso, nel proprio cuore, queste parole: “Non abbiate paura”.

Cari giovani, vorrei guardare negli occhi ciascuno di voi e dirvi: non temete, non abbiate paura. Di più, vi dico una cosa molto bella. Non sono più io, è Gesù stesso che vi guarda ora, vi guarda, Lui che vi conosce, conosce il cuore di ognuno di voi, conosce la vita di ognuno di voi, conosce le gioie, conosce le tristezze, i successi e i fallimenti, conosce il vostro cuore. E oggi Lui dice a voi, qui, a Lisbona, in questa Giornata Mondiale della Gioventù: “Non temete, non temete, coraggio, non abbiate paura!”.

Guarda il video dell'omelia

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ANGELUS


Cari Fratelli e sorelle,

una parola è risuonata tante volte in questi giorni: “grazie”, o meglio, “obrigado”. È molto bello quanto ci ha appena detto il Patriarca di Lisbona, ovvero che obrigado non esprime solo gratitudine per ciò che si è ricevuto, ma anche il desiderio di ricambiare il bene. In questo evento di grazia, tutti noi abbiamo ricevuto e ora il Signore ci fa sentire il bisogno, tornando a casa, di condividere con gli altri, testimoniando la gioia, la gratuità di Dio, e quello che Dio ci ha messo nel cuore.

Prima però di inviarvi desidero dire anch’io obrigado. Anzitutto al Cardinale Clemente, e con Lui alla Chiesa e all’intero popolo portoghese, obrigado. Obrigado al Signor Presidente, che ci ha accompagnato negli eventi di questi giorni. Obrigado alle Istituzioni nazionali e locali per il sostegno e l’assistenza forniti. Obrigado ai Vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e ai laici. Y obrigado a te, Lisbona, che rimarrai nella memoria di questi giovani come “casa di fraternità” e “città di sogni”! Tanta gratitudine esprimo poi al Cardinal Farrell, che è ringiovanito in queste Giornate, e a coloro che hanno preparato queste Giornate, così come a quanti le hanno accompagnate con la preghiera. Obrigado ai volontari, ai quali va l’applauso di cuore per il grande servizio svolto! Un ringraziamento speciale a chi ha vegliato sulla GMG dall’alto, cioè ai Santi patroni dell’evento: uno su tutti, Giovanni Paolo II, che ha dato vita alle Giornate Mondiali della Gioventù.

E obrigado a tutti voi, cari giovani! Dio vede tutto il bene che siete, Lui solo conosce quello che ha seminato nei vostri cuori. Voi andate via da qui con quello che Dio ha seminato nel cuore: fatelo crescere, custoditelo con cura. Vorrei farvi una raccomandazione: fatene memoria, fissate nella mente e nel cuore i momenti più belli, perché così, quando arriverà qualche momento di fatica e scoraggiamento – che è inevitabile –, e magari la tentazione di fermarvi nel cammino o di chiudervi in voi stessi, con il ricordo ravvivate le esperienze e la grazia di questi giorni, perché – non dimenticatelo mai – questa è la realtà, questo siete voi: il santo Popolo fedele di Dio che cammina nella gioia del Vangelo! Mi piacerebbe anche inviare un saluto ai giovani che non hanno potuto essere qui, ma hanno partecipato a iniziative organizzate dai loro Paesi, dalle Conferenze episcopali, dalle Diocesi; penso, ad esempio, ai fratelli e alle sorelle subsahariani riuniti a Tangeri. A tutti grazie, grazie!

In particolare, accompagniamo con l’affetto e la preghiera coloro che non sono potuti venire a causa di conflitti e di guerre. Nel mondo sono tante le guerre, sono molti i conflitti. Pensando a questo continente, provo grande dolore per la cara Ucraina, che continua a soffrire molto. Amici, permettete anche a me, ormai vecchio, di condividere con voi giovani un sogno che porto dentro: è il sogno della pace, il sogno di giovani che pregano per la pace, vivono in pace e costruiscono un avvenire di pace. Attraverso l’Angelus mettiamo nelle mani di Maria, Regina della pace, il futuro dell’umanità.

E c’è un ultimo obrigado che vorrei sottolineare alla fine: obrigado alle nostre radici, ai nostri nonni, che ci hanno trasmesso la fede, che ci hanno trasmesso l’orizzonte di una vita. Sono le nostre radici. E, tornando a casa, continuate a pregare per la pace. Voi siete un segno di pace per il mondo, una testimonianza di come le diverse nazionalità, le lingue, le storie possono unire anziché dividere. Siete speranza di un mondo diverso. Grazie di questo. Avanti!

E alla fine c’è un momento che tutti aspettano: l’annuncio della prossima tappa del cammino. Prima di dirvi la sede della quarantunesima GMG, vi rivolgo un invito. Do appuntamento ai giovani di tutto il mondo nel 2025 a Roma, per celebrare insieme il Giubileo dei giovani! Vi aspetto nel 2025 per celebrare insieme il Giubileo dei giovani. E la prossima Giornata Mondiale della Gioventù avrà luogo in Asia: sarà in Corea del Sud, a Seoul! Così, nel 2027, dal confine occidentale dell’Europa si sposterà in estremo Oriente: è questo un bel segno dell’universalità della Chiesa e del sogno di unità di cui voi siete testimoni!

Infine, un ultimo obrigado, lo rivolgiamo a due persone speciali, ai protagonisti principali di questo incontro. Sono stati qui con noi, ma sono sempre con noi, non perdono di vista le nostre vite, amano le nostre vite come nessun altro: obrigado a Te, Signore Gesù; obrigado a te, Madre nostra Maria. E ora preghiamo insieme.

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Dopo l'Angelus

Desidero assicurare la mia preghiera, e lo facciamo anche insieme, per le vittime della tragica valanga che si è prodotta due giorni fa nella regione di Racha, in Georgia. E accompagno con la mia vicinanza i familiari, che la Vergine Santa li consoli e sostenga anche il lavoro delle squadre di soccorso. Accompagno e sono vicino al mio fratello, il Patriarca Elia II.

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