mercoledì 23 agosto 2023

Don Mattia Ferrari: In mare come il buon samaritano soltanto insieme ci salviamo

 Don Mattia Ferrari
In mare come il buon samaritano
soltanto insieme ci salviamo 

La Stampa” del 21 agosto 2023

Marinai e attivisti di varie provenienze a bordo della Mare Jonio pronta a salpare da Trapani. La flotta civile per il soccorso ai migranti non può essere fermata. E la Chiesa è con loro

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Siamo nel porto di Trapani, a bordo della Mare Jonio, la nave di Mediterranea. Marinai e attivisti di varie provenienze culturali lavorano assieme per preparare questo vecchio rimorchiatore a tornare in mare, il 22 agosto, dopo l'ispezione della Capitaneria. Alla fine della mattinata passano l'arcivescovo di Agrigento Alessandro Damiano e Lilli Genco, responsabile dell'Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Trapani. Dopo di loro arrivano suor Alessandra e gli scout. Alla sera ci ritroviamo a prua della nave e celebriamo insieme l'Eucarestia, credenti e non credenti insieme. A chi legge queste righe sorgerà forse una domanda: cosa ci fa la Chiesa qui in mezzo?

Per rispondere dobbiamo riavvolgere il nastro e tornare al 2019, quando Mediterranea era appena nata e il fondatore, Luca Casarini, ha incontrato l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. «Cosa ti muove?»: è la domanda fondamentale che si pone nella vita di ogni persona ed è la domanda che Lorefice ha rivolto a Casarini. «Non riuscivo a dormire la notte, perché mi si contorcevano le viscere davanti alla sofferenza dei migranti che annegavano in mare o che venivano respinti nei lager libici»: così ha risposto Casarini. A quelle parole gli occhi di Lorefice si sono illuminati e l'arcivescovo ha spiegato a Luca che quel «mi si contorcevano le viscere» corrisponde a una parola greca centrale nel Vangelo, "splagchnizomai", che indica l'amore viscerale che caratterizza il cuore di Gesù e che è la chiave di volta della parabola del buon samaritano. 

Per tutti, credenti e non credenti, quella parabola rappresenta il paradigma della storia. Sul bordo della strada c'è una persona aggredita dai briganti, che oggi sono le guerre, il capitalismo selvaggio, la violenza patriarcale, i respingimenti. Davanti alla persona ferita il sacerdote e il levita, gli uomini religiosi, vedono e passano oltre. Grazie all'indifferenza, alla paura di esporsi, ai compromessi per convenienza, al male è permesso di perdurare. La storia sembrerebbe già scritta, per l'umanità ferita sembrerebbero non esserci speranze. Passa un samaritano, che oggi sarebbe uno straniero, un eretico, un ateo. Egli vede e gli si contorcono le viscere: proprio lui, che non crede in Cristo, prova quello "splagchnizomai" che caratterizza il cuore di Gesù. Egli sente nel suo cuore un amore viscerale per la persona ferita, per questo si fa prossimo, si prende cura di lei e costruisce una rete di solidarietà con l'albergatore. In questo modo il corso della storia cambia: chi era destinato a essere perduto si salva e si salva anche il samaritano, perché l'amore viscerale salva non solo chi è amato, ma anche chi ama. Il samaritano, dice Gesù, ha la vita eterna, la vita piena quaggiù e nell'aldilà, ha la felicità vera, la gioia. 

Ecco perché Mediterranea e le altre organizzazioni del soccorso in mare, la "civil fleet", vanno avanti e non possono essere fermate. Ed ecco perché la Chiesa è con loro. È un cammino che vede tanti fedeli, preti, vescovi e cardinali mischiarsi con i ragazzi provenienti da mondi storicamente lontanissimi da loro, fino ai centri sociali. In questo percorso si inseriscono la presenza di Mediterranea all'incontro dei vescovi del Mediterraneo a Marsiglia e la nomina di Luca Casarini da parte di Papa Francesco come invitato speciale del Sinodo universale dei Vescovi. 

Quando al centro ci siamo non noi stessi, ma gli altri, le persone ferite e l'amore viscerale che ci lega a loro, allora capiamo che dobbiamo prenderci per mano. Così una realtà laica come Mediterranea ha al suo interno il cappellano, una realtà laica come Libera ha come presidente un prete, don Ciotti, e un centro sociale occupato come Spin Time a Roma, dove abitano 400 persone in emergenza abitativa e dove stanno realtà laiche come Scomodo, la Rete degli Studenti e altre, ha una cappellana, Sorella Adriana Domenici. Una mia amica proveniente dai centri sociali lo spiega così: «Nel comune farci fratelli e sorelle degli ultimi ci siamo scoperti anche fratelli e sorelle tra di noi». Grazie ai migranti stanno crollando anche i muri che noi stessi avevamo eretto nelle nostre città e che ci rendevano prigionieri delle strutture sociali che avevamo costruito. 

Il Mediterraneo oggi è ben rappresentato dalla parabola del samaritano: persone in cerca di una vita degna che non trovano nei Paesi di provenienza, saccheggiati dal nostro sistema economico, bussano alle nostre porte. La risposta dei nostri Paesi è stata ridurre gli spazi in cui la Guardia costiera può svolgere il suo straordinario lavoro di soccorso e poi, nel 2017, fare accordi con le milizie libiche perché catturassero e respingessero i migranti al posto nostro. Oggi poi si è deciso di estendere questo modello alla Tunisia. Quest'anno sono già più di 1.800 i migranti morti o dispersi nel Mediterraneo centrale, dei quali più di 289 sono bambini. E sono più di 100.000 i migranti deportati nei lager libici dal 2017 ad oggi grazie agli accordi Italia-Libia. Davanti a tutto questo, molti passano oltre. La sociologia definisce questo fenomeno normalizzazione: è stato reso normale che i migranti vengano lasciati annegare o che vengano deportati nei lager libici con i nostri soldi. Molti vedono e passano oltre, per indifferenza, per paura o per interesse, e così diventano complici della violenza dei briganti. Queste persone però non trovano la felicità: non a caso questa è stata definita dagli psichiatri "l'epoca delle passioni tristi". Finché rimaniamo in questo paradigma, i migranti saranno considerati un numero e un peso e la nostra società continuerà ad essere triste. Chi vive veramente l'accoglienza sa che i migranti sono proprio l'ancora di salvezza che ci permette di salvarci dal naufragio delle passioni tristi in cui ci stiamo inabissando: chi vive veramente l'accoglienza, cioè chi dà carne alla fraternità, sa che l'amore ci dà la forza per costruire un altro mondo possibile, che già sta nascendo, in certe parrocchie come in certi centri sociali. 

Non siamo in un'epoca di cambiamenti, ma in un cambiamento d'epoca: un mondo è finito e un altro sta sorgendo. Sembra che il mondo che nasce continueranno a costruirlo i potenti, secondo le loro logiche di dominio, e l'epoca delle passioni tristi continuerà. C'è però un modo per spezzare questo dominio: amare visceralmente e così dare carne radicalmente, con i nostri corpi e le nostre relazioni, alla fraternità. Per questo Mediterranea e la "civil fleet", insieme a tanti movimenti, continuano la loro missione. Perché amando visceralmente ci salviamo, insieme.