sabato 12 agosto 2023

D'ACQUA E DI ROCCIA Pietro seguirà colui che sa far tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore. - XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) - Commento al Vangelo a cura di P. Ermes Ronchi

D'ACQUA E DI ROCCIA
 

Pietro seguirà colui che sa far tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore.


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire

(...) La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». (...) Matteo 14,22-33


per i social

D'ACQUA E DI ROCCIA

Pietro seguirà colui che sa far tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore.

Vangelo di paure, vangelo di grida: umanissimo vangelo. Gesù dapprima assente, poi come un fantasma nella notte e voce sul vento, infine mano forte che ti afferra. Un crescendo, dentro una liturgia di onde, di tempesta, di buio.

Signore, se sei tu, fammi venire da te sulle acque. E sulla parola del Signore Pietro scende dentro la tempesta, chiedendo una cosa giusta e una sbagliata. Chiede di andare verso il Signore, ed è ­la domanda assoluta, perfetta, quella di ogni credente: che io venga da te. Poi chiede di andarci camminando sulle acque, ed­ è la parte sbagliata. Tu andrai verso il Signore ma in tutt'altro modo. Tu lo incontrerai, ma non nei miracoli.

Pietro seguirà il Signore, attratto non dal suo camminare sulle acque, bensì dal suo camminare verso il calvario; seguirà colui che sa far tacere non tanto il vento e il mare, ma tutto ciò che non è amore. Infatti la barca, simbolo della comunità e della vita, intanto avanza non per il morire del vento, ma per il prodigio di rematori che non si arrendono e si sostengono l'un l'altro.

Pietro scende dalla barca, comincia a camminare sulle acque. «E venne da Gesù» dice il Vangelo. Pietro guarda a lui, non ha occhi che per quel volto, e la sua fede lo rende capace di ciò che sembrava impossibile. Ma proprio mentre vede, sente, tocca il miracolo, comincia a dubitare e ad affondare. Dubbio e fede. Indivisibili. A contendersi in vicenda perenne il cuore umano.

“Perché hai dubitato?”. Pietro è uomo di poca fede non perché dubita del miracolo, ma proprio in quanto lo cerca e dubita di sé. I miracoli non servono alla fede.

Pietro è uomo di poca fede non perché dubita del potere di Gesù, ma perché cerca l'onnipotenza di Dio più che il calore semplice della sua mano. Gesù invece abbraccia la debolezza della croce, anzi la sua forza immensa e per questo verrà in aiuto a chiunque è sorpreso al largo, catturato dalla tempesta mentre affonda. Signore, salvami! È là che Gesù ci raggiunge. Ci raggiunge e non punta il dito contro i nostri dubbi, ma stende la mano per afferrarci. Dubbio, fede, grido. Il grido di Pietro ci insegna a non temere la nostra piccola fede.

Mi piace questo pescatore che ringrazio, uomo d'acque e poi di roccia, per questo suo umanissimo oscillare tra fede grande, che sfida la tempesta, e fede piccola. Forse occorreva questo principio d'affondamento nelle acque della disperazione per poter gridare a Gesù.

Ora so che qualsiasi mio affondamento può essere redento da un mio grido d’aiuto, urlato nella notte della tempesta come Pietro, dalla croce come il ladro morente.

Allora anche per noi egli verrà, ma dopo la lunga lotta, ”sul finire della notte”. Verrà dentro la nostra poca fede, camminando sulla morte di tutti i nostri naufragi. E il grido diverrà abbraccio tra l’uomo e l’infinito suo Dio.


per Avvenire 

Nella bufera Dio stende la sua mano verso di noi (...)

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