LA LOTTA
Davanti a Dio una spiga di grano buono
vale più di tutta la zizzania del campo,
il bene è più importante del male, la luce più del buio.
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò (...) Matteo 13, 24-43.
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LA LOTTA
Davanti a Dio una spiga di grano buono vale più di tutta la zizzania del campo, il bene è più importante del male, la luce più del buio.
Un seme buono e alcune erbe cattive si sono radicati nella mia zolla di terra.
Il mite padrone della vita e il nemico dell'uomo si disputano da sempre, in una contesa infinita, il cuore dell’uomo. E allora il Signore Gesù inventa una delle sue parabole più belle per guidarmi nel cammino, con lo stile di Dio.
Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme e assediato da erbacce, dove intrecciano le loro radici, talvolta inestricabili, il bene e il male.
I servi dicono: andiamo e sradichiamo la zizzania. Il padrone del campo, allarmato, li blocca: No! Rischiate di strapparmi anche il buon grano!
L'uomo infantile che è in noi dice: strappa subito via tutto ciò che è immaturo, sbagliato, puerile, cattivo. Strappa e starai bene, produrrai frutto.
Ma in me c'è anche uno sguardo consapevole e adulto, più sereno, seminato dal Dio della pazienza contadina: non strappare le tue erbacce, rischi di perdere tutto. La tua maturità non dipende da grandi reazioni immediate, ma da grandi pensieri positivi, da grandi valori buoni, solo così il tuo spirito è capace di grandi cose.
Il Signore dice: abbi pazienza, custodisci il buon seme. Davanti a Dio una spiga di grano buono vale più di tutta la zizzania del campo, il bene è più importante del male, la luce più del buio.
Quale dei due sguardi è il nostro? Quello opaco e triste dei servi che vede il mondo e le persone invasi dal male, che giudica con durezza manichea? O quello positivo e solare del Signore che intravede spighe, pane e mietiture fiduciose, e che ha messo la sua forza nella mitezza?
Noi abbiamo sempre una violenta fretta di moralizzare e mettere a posto, ma la morale del Vangelo non è quella della perfezione, il messaggio di Gesù non persegue l'ideale assoluto del senza macchia, ma quello del cammino, della fecondità, di grappoli che maturano tenacemente nel sole, di spighe che, pazienti, si gonfiano di vita.
Mettiamoci sulla strada con cui Dio agisce: per vincere la notte accende il mattino; per far fiorire la steppa sparge infiniti semi di vita; per sollevare la farina pesante e immobile mette un pizzico di lievito.
Dio avvia la primavera del cosmo, a noi spetta diventare l'estate profumata di messi. Io non sono i miei difetti o le mie debolezze, ma le mie maturazioni. Non sono creato a immagine del Nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno.
Anche il giudizio finale avrà come argomento non la zizzania, che è il lato oscuro della mia esistenza, ma il buon grano, la parte migliore di me: ho avuto fame, freddo, paura e tu mi hai dato pane e amicizia, hai asciugato il mio pianto (Mt 25).
Tu pensa e ama i tuoi germi di vita, custodisci ogni germoglio, sii indulgente con tutte le creature, e anche con te. E la vita fiorirà in tutte le sue forme.
Da occhi d'ombra a occhi di mattino (...)
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