lunedì 12 giugno 2023

MONSIGNOR PEREGO, FONDAZIONE MIGRANTES: "IL PATTO DELLA UE È UN PASSO INDIETRO SULLA STRADA DELL'INTEGRAZIONE"

MONSIGNOR PEREGO, FONDAZIONE MIGRANTES:
"IL PATTO DELLA UE È UN PASSO INDIETRO SULLA STRADA DELL'INTEGRAZIONE"

Parla il presidente della Commissione episcopale della Cei per l'Immigrazione. "Stiamo condannando milioni di rifugiati a rimanere nei campi profughi. Niente è stato fatto per il salvataggio delle vite in mare. Perché non adottiamo per le richieste d'asilo le stesse procedure adottate per i due milioni di ucraini in fuga dalla guerra?"



Monsignor Gian Carlo Perego
«Poiché si è stati incapaci di modificare il Trattato di Dublino, che prevede la gestione dei rifugiati da parte del solo Paese in cui sono approdati, gli Stati membri vanno a rafforzare l’agenda europea su questi argomenti. Ma dal punto di vista generale della protezione internazionale e del diritto d’asilo il Patto appena raggiunto dal Consiglio d’Europa è un grave passo indietro». L’arcivescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes e della commissione episcopale per le migrazioni della Cei, è molto critico sull’accordo appena raggiunto in sede di Unione europea sui rifugiati. Nessun passo avanti, solo passi indietro. «Nella gestione dell’asilo si dà la possibilità di respingere le persone in arrivo verso un Paese terzo dove hanno soggiornato da più di un anno o dove hanno i propri familiari. Questo significa che i migranti che grazie agli accordi europei con Libia e Turchia vivono da anni nei centri profughi non potranno più partire verso l’Europa e se partono saranno respinti indietro».

Ci sarebbe la possibilità di approdare in Europa con i corridoi umanitari.

«In base al Patto è ormai chiaro che noi abbiamo finanziato questi campi perché rimanessero lì. E dunque se non nei canali umanitari (non più di seimila quelli arrivati dal 2017) non sarà possibile per milioni di profughi poter mettersi in cammino per le sponde europee in cerca di una nuova vita. Non solo, ma coloro che ce l’hanno fatta ad approdare in Europa ma hanno la famiglia in Tunisia verranno rispediti in Tunisia. E così ancora una volta le persone non vengono tutelate».

L’Europa sembra avere un atteggiamento selettivo nei confronti dei profughi…

«È così. In ordine all’accoglienza la proposta che viene fatta dall’accordo degli Stati membri smentisce quello che è successo con i richiedenti asilo e protezione internazionalei ucraini. Dopo l’invasione russa in tre mesi ne sono stati accolti 2milioni e 400 mila, dando giustamente loro una protezione temporanea. Ma ci sono profughi e profughi evidentemente. Per quelli che vivono nei campi profughi turchi o libici è diverso. Oggi leggiamo che saranno al massimo 30 mila per tre anni (120 mila in tutto) le persone accolte e redistribuite in Europa volontariamente dai Paesi secondi. E se non vengono redistribuite, perché gli Stati non vogliono impegnarsi, si dà loro la possibilità di pagare la solidarietà con i 20 mila euro a migrante. Durerà da due anni a un anno l’impegno di un Paese per assistere un richiedente asilo. Per questa ragione credo che sia un passo indietro. Anche perché non c’è nessun impegno sui soccorsi in mare che è una delle vere emergenze. Nessun impegno per aumentare i canali di ingresso regolare. Nessun impegno per i soccorsi in mare dei naufraghi».

Nel Patto si parla del rinforzo dell’agenzia Frontex per il controllo delle frontiere extraeuropee e per la lotta alla criminalità dei trafficanti di uomini.

«Sappiamo che Frontex è sub iudice per alcune azioni fatte. Si era parlato di un progetto Sofia. In realtà non c’è traccia e nemmeno un progetto tipo Mare Nostrum che vedeva anche le forze militari di tutta l’Europa impegnate per presidiare il Mediterraneo e soccorrere i naufraghi. Eppure abbiamo ancora negli occhi l’immagine del corpicino di quella bimba naufragata al largo della Tunisia. No, direi proprio che con il Patto è stato fatto un grave passo indietro».
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Francesco Anfossi 10/06/2023)