Giovanna Mulas
Morire per amore
Tratta da unsplash.com
Se non conoscessi la specie umana non avrei fatto ciò che faccio, come lo faccio, da oltre trent’anni. Eppure, credetemi, l’umanità non finirà mai di stupirmi; nel bene come nel male. Dall’Albania all’Italia, per morire: ascolto la testimonianza dell’ultima donna ricoverata per violenza, a cui il marito ha accoltellato e ucciso la primogenita che tentava di difenderla. Tre mesi, denunciano gli inquirenti, di telecamere nascoste in casa, attraverso le quali la signora spiava le malefatte di lui; una per tutte gli abusi contro sua figlia (la notizia).
Non buttatemela sulla questione “straniero”, vi prego; ché offendete l’intelligenza del primo sfortunato che passa a leggervi. Ho conosciuto casi simili proprio vicino alla mia casa, nella bella e religiosa Italia, mai denunciati fino a una pubblicazione avvenuta.
Dico, donne mie… in parecchie vi siete letteralmente bevute il cervello, e in troppe continuate a berlo tra una fiction e l’ultimo pettegolezzo della parrucchiera, il colore di smalto più in voga. La figlia muore per difendere una madre che non la difendeva e che ora trasformano in vittima – qualche pseudo femminista da baraccone me la spaccia pure per una eroina -; donna e madre che andrebbe indagata per aver taciuto gli abusi del marito nei confronti dell’unica, vera vittima della orrenda vicenda. Su tutto, ancora, ne esce una figura di moglie e madre vittima di se stessa che, perdonatemi, non riesco e non voglio compatire: sentirei di uccidere due volte la coraggiosa ragazzina, sicuramente stordita dal rapporto malato dei genitori.
Per l’ennesima volta è d’obbligo il domandarci (e comunque, questa mia, resta domanda retorica): dove, come e quando intervengono i servizi sociali? E i vicini, che dovevano aver sentito, considerando i fatti riportati protratti nel tempo? Dove continuiamo a stare noi, noi tutti, sì, società che dovrebbe essere ma non è comunità? In quale maledetto limbo di indifferenza ci siamo chiusi, per rimanerci rintanati, aggrottati al fine di evitarci l’uno con l’altro? Vedo non vedo. So ma non so. Capisco ma non voglio. Sforzarci di dimenticare, vedere senza guardare una realtà, questa schifosa nostra, per comodità, perché oggi non tocca a me. Pura ipocrisia da politically correct; da populismo, da buonismo inutile e dannoso.
Ennesima morte annunciata dovuta, in primis, alla “paura dello scandalo”, alla paura dell’indifferenza, alla paura di essere.
Donne mie, sorelle…: occorre procedere nel nostro quotidiano considerandoci solo ciò che siamo davvero e dentro, oltre ogni ruolo imposto da un sistema malato che plagia, intorpidisce, sconvolge; a sua volta plagiato e intorpidito, ingollato e vomitato dal consumo e l’uso e getta.
Accettiamo di essere qui e ora, in e per natura a causa del nostro ruolo unico, che è il progredire della specie umana. L’umanità tutta non migliorerà, fin quando il conoscere i nostri diritti (quanto i doveri ovviamente, quindi la Storia) non ci porterà ad amarci e valorizzarci, a crescere i nostri figli nel rispetto e l’amore per il tutto che ci circonda, ché tutto è l’Uno. Il tutto sei Tu, come me, e lui. Il Tutto è l’albero senza cui non respirerei, è il fiume che ti ossigena… A noi il compito primario di custodire e tramandare la Parola, la tradizione nel corso dei secoli, in questo caso pure e soprattutto tramite il frutto, sempre e comunque sacro, del nostro ventre. Dolci sciamane, dee madri ma guerriere, dunque, nel tutelare il domani; che siano i nostri cuccioli o di terzi. Proteggerci per capire, amarci per capire, sapere per capire. Siate e sempre siate: la paura viene dal non conoscere. L’unica cosa da uccidere, oggi e sempre, è la censura dell’ignoranza.
*Giovanna Mulas sarà al Salone del libro di Torino 2023 per presentare il suo ultimo libro di racconti Peccato per le sbarre. Storie di donne invisibili (Prospettiva Edizioni).
(fonte: Comune-info 15/05/2023)