sabato 11 marzo 2023

Papa Francesco, Spadaro: "Dieci anni nel segno della complessità e della misericordia"

Papa Francesco, Spadaro:
"Dieci anni nel segno della complessità e della misericordia"

A dieci anni dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio, il 13 marzo 2013, il direttore de "La Civiltà Cattolica", ricostruisce con Rainews.it le "mappe" che hanno segnato il percorso del Pontefice

(GettyImages)

“Quello che mi colpisce di questo Pontefice è la sua apertura alla complessità, non è un Pontefice che reagisce installandosi su principi rigidamente ferrei: sa declinare la prospettiva evangelica e i suoi principi all’interno delle dinamiche storiche, non ha paura della complessità delle situazioni, non si irrigidisce davanti alle sfide, le accetta, si plasma, le assorbe”. A dieci anni dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio, il 13 marzo 2013, Padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore de La Civiltà Cattolica, ricostruisce con Rainews.it le “mappe” che hanno tracciato il percorso di Papa Francesco in questo tempo. Due gli spunti di lettura: il libro in uscita, L’atlante di Francesco. Vaticano e politica internazionale (Marsilio pp. 288, 2023) che verrà presentato il 13 marzo proprio il giorno del decimo anniversario (con la premier Giorgia Meloni e il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin); e l’editoriale, La mappa di Bergoglio. La letteratura nella formazione di Papa Francesco, pubblicato sull’ultimo numero della sua rivista, in occasione del decennale.

Padre Spadaro, lei nei giorni scorsi ha pubblicato anche un tweet scrivendo che non avrebbe fatto bilanci, come se fossero calcoli d’azienda, perché non è questo il tempo: “è semmai tempo di sbilanciamenti e prospettive aperte”. Quali sono questi “sbilanciamenti”?

“Questi sbilanciamenti si vedono in corso d’opera. Vedo un Pontefice che non è per niente in ritirata in questo momento ma, al contrario, vedo una propulsione, una accelerazione su alcuni versanti. Certamente il Sinodo sulla sinodalità è un elemento di sbilanciamento perché ci siamo resi conto che ha messo in movimento molte energie dentro la Chiesa e quindi anche molte tensioni, se vogliamo. In tal senso come si può fare un bilancio se il processo sinodale è ancora a metà strada?”

Tensioni fra le diversità, tema caro al Pontefice: un’occasione per la Chiesa del Terzo Millennio?

“Sì assolutamente. Il Papa crede molto nell’azione dello Spirito Santo che è un’azione di armonia, lo ripete spesso negli ultimi tempi. L’armonia è un’armonia di differenze. Il Papa non teme le diversità, anzi le considera fondamentali. E un luogo, ad esempio, dove queste differenze emergono sono proprio i sinodi. Se una volta la Chiesa era abbastanza omogenea, anche in termini linguistici e culturali, adesso invece è molto diversa. Il Papa nel suo discorso a conclusione del Sinodo sulla Famiglia ha osservato come le soluzioni pastorali in certi casi possono essere molto diverse, l’azione di un vescovo in un luogo potrebbe essere anche scandalosa per un altro vescovo in un diverso contesto”.

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Padre Antonio Spadaro

La volontà di non fare bilanci vale anche per il libro, L’Atlante di Francesco?

Assolutamente sì, è un work in progress. Si fonda sulla riflessione circa le radici del Papa, i suoi riferimenti culturali e intellettuali; quali le letture che lo hanno ispirato a formare la sua visione del mondo. Letture teologiche e letterarie. La seconda cosa è capire come lui ha agito, quali sono stati i suoi criteri di azione in questi dieci anni. E il terzo elemento sono i viaggi apostolici, occasioni in cui ho potuto vedere direttamente la sua azione pastorale. Nel libro, dunque, si ritrovano questi tre elementi: radici, work in progress e l’esperienza dei viaggi”.

Elementi che si rivelano poi in quella che viene definita la “diplomazia della misericordia”. Quali i segni di tale diplomazia?

Francesco in questo senso è in piena continuità con i suoi predecessori e con il significato specifico della diplomazia pontificia, che è quello non di tagliare ma di cucire. Gli interventi del Pontefice sono sempre stati interventi che hanno puntato a valorizzare la “famiglia delle nazioni” portando il concetto di fraternità all’interno del mondo della diplomazia, contesto in cui non è abituale questo termine. L’idea che i problemi del mondo vadano affrontati in maniera globale, con uno sguardo che consideri innanzitutto la famiglia umana è un punto importante. Il secondo aspetto, proprio della diplomazia della misericordia, è la considerazione che niente mai è perduto, nei rapporti tra le singole persone e tra i popoli. Il lavoro della diplomazia vaticana è sempre quello di mettere al centro la pace. Non la vittoria ma la pace. Questo oggi è quanto mai attuale. E comporta anche il fatto di spendersi con paesi o leader che possono essere considerati dittatori o autocrati. L’obiettivo, però, è il bene comune. Lo sguardo di Francesco è uno sguardo sui popoli. Nel libro c’è la visione del Papa in tal senso, con la lettura di alcune mappe attraverso le quali questa dinamica si è dispiegata”.

A proposito di mappe, lei ha parlato di una “mappa dell’azione pastorale” di Francesco e nell’editoriale pubblicato su La Civiltà Cattolica ha analizzato quella che è una “mappa delle letture” letterarie del Papa. Quali sono le coordinate di queste mappe? Quelle che hanno caratterizzato il pontificato in questi dieci anni.

Sono un po’ i grandi principi, quelli esposti anche nell’ Evangelii Gaudium: il principale è la fedeltà alla storia, alla concretezza della realtà, il Papa non ha in mente un piano astratto da applicare nelle diverse situazioni ma agisce per discernimento, questa è la bussola. Trova nella preghiera le sue coordinate. La sua azione, quindi, non è predeterminata ma risponde a un’analisi attenta delle vicende storiche, sapendo che il tempo è superiore allo spazio. Il secondo aspetto, da leggere come una coordinata in queste mappa è che l’unità prevale sul conflitto; il Papa non è un pacifista ideologico, la questione non è annullare i conflitti ma superarli tenendo insieme gli opposti”.

La “realtà viene prima dell’idea” è il tema del “pensiero incompleto”.

“Esattamente. Mi sono reso conto che la lettura letteraria per Francesco è stata molto importante sin dall’infanzia, lui parla di un pensiero incompleto, di un pensiero aperto per il quale ci vuole immaginazione. Si tratta di un logos letterario e poetico, fondamentale per aprire la mente, avere idee che non siano rigidamente appiattite. In tal senso non ho voluto fare un bilancio del decennio vissuto dal Papa, quanto piuttosto capire da cosa è emersa la visione che lo ha accompagnato in questi dieci anni. Penso che la riflessione sulla letteratura sia importante perché ci aiuta a capire come si è formata l’immaginazione di Francesco, fondamentale anche per il suo modo originale di porsi davanti ai conflitti”.

Ad esempio?

“Vediamo anche l’intervento di Francesco nei vari quadranti del mondo, sulla guerra in Ucraina, ad esempio, c’è un’azione non allineata, un’azione che punta alla pace. Quello che sta a cuore al Papa è la “martoriata Ucraina” così come il bene di tutta la gente coinvolta, da una parte e dall’altra, in questo conflitto, gente la cui vita è divorata dal mostro della guerra”.

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Papa Francesco in udienza, 26 ottobre 2022


Il Papa ha parlato più volte di una “terza guerra mondiale a pezzi”. I suoi appelli alla riconciliazione e alla pace verranno ascoltati?

Il Papa è ascoltato, quando parla abbiamo risposte da una parte e dall’altra. E quando parla di ‘terza guerra mondiale a pezzi’ parla sempre dei vari pezzi. Mi ha colpito come in Africa, dove ha acceso riflettori su conflitti spesso oscurati perché distanti da noi o non rispondenti a interessi immediati, abbia fatto riferimento ad altri pezzi di conflitto nel mondo. Ha parlato dell’Ucraina mentre era in Congo, e quando parla dell’Ucraina parla anche della Siria, dell’Africa, dello Yemen, del Myanmar. È sempre una visione che tiene insieme la complessità delle diverse situazioni, senza piegare la religione alla politica. Si schiera sempre a favore dei popoli. La sua azione è sempre legata a una prospettiva di pacificazione”.

Una visione che tiene insieme la complessità anche quando ricorda il dramma dei migranti, come nel caso della tragedia di Cutro.

Il messaggio del Papa fa presente le responsabilità. Francesco ricorda che è un problema europeo, per quel che riguarda il Mediterraneo, ma parla anche di altre situazioni nel mondo e dei vari contesti in cui le migrazioni avvengono. Pensiamo all’America centrale, ad esempio. Anni fa disse a Civiltà Cattolica che le migrazioni sono il nodo politico globale dei nostri tempi, una espressione che mette in luce chiaramente la complessità della questione. Francesco non sposa ricette particolari, ma richiama i politici alle loro responsabilità di fronte alle vite umane, e al fatto che non la speranza non deve essere mai trasformata in morte”.

Se dovesse dare una definizione del pontificato, in sintesi, cosa direbbe?

“Direi due cose: un pontificato più di frutti, ma soprattutto di semi. Il Papa sta seminando affinché poi, nel tempo giusto, le cose fioriscano. E un pontificato che non ha alcun timore di affrontare e abbracciare la complessità con tutte le sue contraddizioni”.

Ap Photo
Udienza del Papa
(fonte: RaiNews, articolo di Tullia Fabiani 09/03/2023)