INFINITA SETE
Io sono acqua viva.
Ricevimi, donami, e donandomi mi otterrai di nuovo.
I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
- il primo per gli amici dei social
- il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo». Gv 4,5-42
per i social
INFINITA SETE
Io sono acqua viva. Ricevimi, donami, e donandomi mi otterrai di nuovo.
Gesù e una donna straniera. Occhi negli occhi al muretto del pozzo, con lo sguardo ad altezza del cuore.
“Dammi da bere”. Il viandante ha sete, ma non di acqua.
Il dono è il tornante di questa storia, è parola portante della storia sacra: ti darò una sorgente intera in cambio di un sorso d'acqua.
Simbolo bellissimo: la fonte è molto più di ciò che serve alla tua sete; è senza misura, senza fine, senza calcolo. Esuberante ed eccessiva.
Immagine di Dio che si dona con un desiderio preciso: che lo amiamo non da servi, non più da sottomessi, ma da innamorati.
Anche oggi Gesù va diritto al pozzo del cuore, all'essenziale che tracima.
E vede un cuore ferito, indurito, forse malato. Ma il suo sguardo non si posa sugli errori in cui la donna è inciampata, lui vede solo una grande sete, una sete infinita.
«Hai avuto cinque mariti. Vai a chiamare colui che ami». Il suo è il linguaggio femminile dei sentimenti, della ricerca di ragioni forti per vivere.
«Se tu conoscessi il dono di Dio!» Donna, non vivere solo per i tuoi bisogni, fame, sete, amori, un po' di religione, perché poi avrai solo un po' d'acqua nella brocca, presto finita, sempre insufficiente. Non vivere senza mistero. Senza dono.
Gesù non giudica e non assolve. Non cerca indizi di colpa, ma un bene che subito mette in luce: hai detto bene, questo è vero.
Non dice “quest'acqua non è buona gli amori umani sono cattivi”. Dice solo: “se bevi di quest'acqua avrai ancora sete”, svelando che fra la nostra sete profonda e l'acqua dei pozzi umani la distanza è incolmabile.
Non le chiede di mettersi in regola, prima di affidarle l'acqua vivente, sarà l’acqua a trasformarla.
E’ il Messia di suprema delicatezza, è il volto bellissimo di Dio.
“Ti darò acqua di sorgente”. Gesù: lo ascolti e nascono fontane. E tutto zampilla, come un'acqua che eccede la sete e supera il tuo bisogno, che scorre verso altri.
Che cosa si vede da quel luogo, dal pozzo di Sicar?
Il monte Garizim, con il tempio dei samaritani; e attorno cinque alture su cui i coloni stranieri hanno eretto cinque templi ai loro dei. Il popolo è andato dietro a cinque idoli, come la donna a cinque uomini. Storia, simbolo, popolo, persona, tutto si intreccia per convergere all'essenziale: lo Sposo cerca la sposa perduta.
La donna sente questa energia d'amore vivo, e ne è contagiata.
Abbandona brocca e pozzo, e corre! Corre in città, e ferma tutti per strada: “c'è uno che sa tutto di me! Che vede in ognuno la sorgente del bene, più forte del male, e fontane di futuro”.
E chiama, annuncia, testimonia!
Nulla rivela il mistero dell'uomo quanto il mistero dei suoi amori.
Gesù fa nascere nella samaritana la sete di Dio, un Dio cui si accede per la porta del cuore. Solo lì si capisce ogni cosa.
Io sono acqua viva. Ricevimi, donami, e donandomi mi otterrai di nuovo.
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