sabato 11 febbraio 2023

Rinunciare ai padrini/madrine: una scelta giusta?

L’Arcidiocesi di Palermo sospende “ad experimentum” il ruolo di padrino e madrina nel Battesimo e nella Cresima


Il ruolo del Padrino e della Madrina, in occasione della celebrazione dei Sacramenti del Battesimo e della Cresima, è un vero e proprio munus che la Chiesa affida ai fedeli che abbiano “l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico” (can. 874 §1,1 0) e che conducano una vita conforme alla fede e al compito che si assumono (cfr. can. 874 §1,3 0).

Nel corso del tempo convenzioni sociali e abitudini consolidatesi hanno compromesso l’autentico significato di questo ufficio esercitato a nome e per mandato della Chiesa. Confuso spesso con relazioni di parentela — se non addirittura con legami ambigui — e relegato, il più delle volte, al solo momento rituale, ha perso l’originario significato di accompagnamento nella vita cristiana del battezzato e del cresimato, riducendosi a semplice “orpello coreografico” in una cerimonia religiosa.

Da tempo, ormai, si discute sull’opportunità o meno di sospendere o abolire l’istituto del “padrinato”, ritenuto, di fatto, non obbligatorio dallo stesso Codice di Diritto Canonico, che a tal proposito rimanda a una valutazione discrezionale significata dalla clausola “per quanto possibile” (cfr. cann. 872 e 892).

Il superamento della cognatio spiritualis che, fondata su un’antica tradizione recepita dal Codice di Diritto Canonico del 1917, si instaurava tra padrini e figliocci, così come le mutate esigenze pastorali delle nostre comunità parrocchiali e la necessità di dare nuovo impulso alla prassi sacramentale, inducono a ripensare il ruolo del Padrino e della Madrina anche nella nostra Arcidiocesi.

Pertanto, alla luce di tali considerazioni:

VISTA la normativa liturgica vigente riguardo l’ufficio dei Padrini, come definita nelle Premesse al Rito del Battesimo dei Bambini (1970) al n. 6; nelle Premesse al Rito della Confermazione (1972) ai nn. 5-6 e nelle Premesse al Rito dell’lniziazione Cristiana degli Adulti (1978) ai nn. 8-10;

TENUTE PRESENTI le disposizioni del Codice di Diritto Canonico riguardanti l’ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo (cfr. cann. 872 – 874) e della Confermazione (cfr. cann. 892 – 893);

CONSIDERATO che la normativa codiciale recepisce e precisa, ampliandole, le disposizioni dei libri liturgici, appena richiamate;

ALLA LUCE di esperienze analoghe avviate in diverse diocesi italiane;

SENTITO il parere del Consiglio Presbiterale nella sessione dell’ 1/03/2022 e del Consiglio Pastorale Diocesano in quella dell’ 11/03/2022;

CONSIDERATO che, ai sensi dei richiamati cann. 872 e 892, l’ufficio dei padrini nella celebrazione del Battesimo e della Confermazione, come detto in premessa, non ha carattere di essenzialità;

DISPONGO 
E’ sospeso «ad experimentum», dal 1 0 luglio 2023 e per la durata di un triennio, l’ufficio di Padrino e di Madrina nel Battesimo dei bambini, nella Confermazione degli adolescenti e degli adulti, nonché nell’lniziazione Cristiana degli adulti.
Palermo, dalla Sede Arcivescovile, 31 gennaio 2023
+ Corrado Lorefice
Arcivescovo


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Padrini e madrine come amici di famiglia e portatori di bei regali per i bambini (da ricambiare)? Anche no. A imporre una brusca riflessione sul ruolo di questi “vice genitori” per battezzandi e cresimandi è un decreto “ad experimentum e ad triennium” dell’arcivescovo etneo monsignore Salvatore Gristina, nel quale si comunica ai presbiteri e ai diaconi della diocesi, la decisione di eliminare la figura di padrini e madrine all’interno dei sacramenti del Battesimo e della Cresima.
Non è il primo provvedimento del genere nelle Diocesi italiane, ma sicuramente farà discutere laici e religiosi. Ecco come e perché l’arcivescovo lo motiva nella forma e nella sostanza. ...

Il primo vescovo a proporre un suo decreto in tal senso è stato mons. Giuseppe Satriano, vescovo dell’arcidiocesi di Rossano-Cariati che nel 2017 nell’abolire la figura dei padrini e delle madrine con le citate motivazioni, ma solo per le Cresime, invitò «coloro che sono candidati alla cresima, unitamente alla famiglia e al parroco, a scegliere il padrino e/o la madrina tra i catechisti e/o gli educatori della comunità che hanno accompagnato il cresimando/a nel percorso di fede in preparazione ai sacramenti dell’Iniziazione cristiana».

Il caso che fece più scalpore fu comunque quello del decreto del vescovo di Sulmona-Valva, mons. Michele Fusco, che il 16 luglio dell’anno scorso ha deciso di cancellare rumorosamente queste figure dai sacramenti del battesimo e della cresima o confermazione. ...



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Rinunciare ai padrini/madrine:
una scelta giusta?

La fede si trasmette da persona a persona, da famiglia a famiglia, da amico ad amico. Per accedere al dono della fede, bisogna incontrare un cristiano che lascia trasparire dal suo viso, dal suo stile di vita, dalle sue parole, qualcosa che incuriosisce e crea meraviglia, perché rivela “un di più” che non si può trovare altrove.

Nessuno può diventare cristiano con la logica del self service. Per incontrare Cristo, come Maestro e Signore, bisogna essere iniziati, illuminati, introdotti, accompagnati, custoditi, protetti da qualcuno che già lo ha incontrato e vive con il suo stile. Per diventare cristiani, bisogna incontrare un maestro di vita, che sveli il mistero di Cristo, piano piano, e si affianchi con discrezione e garbo, rispettando i tempi di crescita di ciascuno. È la logica del catecumenato.

Nel tempo, tutto questo si è come perso, perché tutti siamo cristiani, tanto da far coincidere, nel linguaggio corrente, uomo con cristiano. La scelta di essere cristiani è diventa un dato culturale che ha perso il suo peculiare significato e quindi si è come squalificata.

Oggi siamo dentro questo contesto storico: si chiedono i sacramenti senza scegliere di essere cristiani. A noi, cristiani un po’ più consapevoli, tocca la responsabilità di aiutare qualcuno a compiere la scelta di essere cristiano con consapevolezza e coscienza. Stiamo vivendo, forse, la stessa esperienza dei cristiani dei primi secoli.

I nostri padri nella fede, della Chiesa postapostolica, quando si diventava cristiani per scelta, per aiutarsi in questo processo evangelizzante, hanno individuato dentro la Chiesa due figure complementari: il catechista e il padrino.

Il catechista, per conto della Chiesa, cura l’inserimento dentro una concreta comunità, accompagna nella comprensione dei contenuti della fede e aiuta a vivere con la logica dei riti sacri. Per esplicitare questo delicato compito, ogni Chiesa locale ha la responsabilità di individuare coloro che hanno questa vocazione e sostenerli nella loro formazione. Il fatto di non avere catechisti pienamente capaci non autorizza nessuno ad eliminare il ministero del catechista, ma a formarli.

I padrini sono cristiani scelti dai candidati stessi per stima personale, amicizia, affetto, familiarità. La comunità ecclesiale ha la responsabilità di rendere consapevoli questi cristiani, che vengono scelti come padrini, e affiancarli con amorevolezza. Il fatto di non avere padrini consapevoli non autorizza a togliere questa figura educativa, ma a formarla.

Se assumiamo la logica del “togliere” perché non risponde alla vera e completa identità, dovremmo eliminare tutto, perché nessuno può dire di avere piena e completa consapevolezza della propria fede. I genitori che chiedono il battesimo per il loro bambino che consapevolezza hanno? I giovani che chiedono il matrimonio che consapevolezza hanno? Su questa linea potremmo continuare… ma non è una strada che spunta… i cristiani ben formati non si trovano per caso… non si nasce cristiani ben formati, per tutta la vita lo si può diventare.

Nei comunicati ufficiali si dice, che si proibisce di assumere il ruolo del padrino “ad experimentum”. Ma che cosa vogliamo sperimentare? Se vi sono più iniziazioni cristiane senza i padrini? Se i padrini si formano da soli senza la Chiesa? Se la Chiesa è più fedele al Vangelo senza i padrini? Che cosa vogliamo sperimentare?

La Chiesa è, innanzitutto e sempre, una realtà in costruzione, perché fa della formazione cristiana, per tutti, la sua priorità. Una formazione alla fede che abbraccia la totalità della vita, in tutte le sue stagioni. Oggi, credo che, più che svilire e togliere, dobbiamo qualificare e sostenere, formare e incoraggiare, correggendo ciò che è sbagliato e introducendo nuove prospettive.

Non abbiamo bisogno di una Chiesa che decreta, ma di una Chiesa che si assume la fatica dell’educare tutti, ciascuno secondo i propri bisogni. Una Chiesa che educa è una Chiesa che si educa permanentemente alla fedeltà al Vangelo.
(fonte: Settimana News, articolo di Giuseppe Alcamo 9 febbraio 2023)