venerdì 17 febbraio 2023

Amalek, il nemico interiore che ritorna sempre (Es 17,8-16) - Carmelo Russo (VIDEO INTEGRALE)

MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2023
promossi dalla
FRATERNITÀ CARMELITANA
DI BARCELLONA POZZO DI GOTTO


SE VUOI LA PACE,
DISARMA LE RELAZIONI
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Secondo Mercoledì - 8 febbraio 2023

Amalek,
il nemico interiore
che ritorna sempre (Es 17,8-16)
a cura di Carmelo Russo

(VIDEO INTEGRALE)




1. Il tema della guerra nella Bibbia: un esercizio di interpretazione

a) Nella Sacra Scrittura incontriamo immagini potenti, confortanti e, talvolta, sconcertanti. Nessun lettore resta indifferente alla forza icastica delle parole bibliche, capaci di produrre immagini, simboli, metafore, che aprono alla comprensione del reale in maniera diversa dal concetto, dalla definizione, dal modello logico. Queste immagini concrete con la loro forza imprimono nella nostra mente sensazioni acute e durature, condizionando il linguaggio e la cultura dei popoli nel bene e nel male, nell’integralità della loro esperienza.

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Ripropongo una interpretazione di Amalek di Rav Moshe Avigdor Amiel, un’importante figura rabbinica dell'inizio del XX secolo, che in seguito si trasferì in Israele e divenne un leader del sionismo religioso.[1]

Rav Amiel percepiva Amalek come una minaccia non solo per gli ebrei, ma per il mondo intero. Non identificava Amalek con una persona o nazione in particolare, ma con un ethos: il militarismo, ossia una visione nazionalistica del mondo che sposa la convinzione che un popolo o uno stato devono mantenere un esercito forte e usarlo in modo aggressivo per perseguire i propri interessi nazionali. Il militarismo cattura l’essenza di Amalek, che vede la guerra come fine a se stessa: la spada non è solo un mezzo per un fine, ma lo scopo stesso della vita... Chi va in guerra non lo fa perché deve o perché non hanno scelta, ma per distinguere se stesso e il proprio ego.

Ciò che distingue Amalek dalle altre nazioni è che alza la spada non perché deve, ma perché può; per dimostrare il suo potere, la sua capacità di dominare l’altro. Questo può essere visto, spiega Rav Amiel, nel modo in cui Amalek ha attaccato il popolo ebraico dopo aver lasciato l’Egitto. Invece di colpire gli uomini robusti, Amalek “abbatte i ritardatari alle spalle” (Dt 25,18). Lo fa, non per raggiungere un obiettivo militare, ma perché i ritardatari rappresentano i deboli e Amalek odia i deboli. Secondo rav Amiel, Amalek rappresenta una volontà di potenza che vede la guerra e la violenza come un bene ultimo, perché separa i forti dai deboli.



Qual è allora la risposta corretta ad Amalek? Come sconfiggere coloro che opprimono violentemente i deboli solo per glorificare se stessi? Per rav Amiel la difesa va esperita su due livelli.

Anzitutto, quando Amalek colpisce, bisogna ovviamente difendere se stessi e tutti coloro che sono in pericolo, proprio come fece il popolo ebraico nel deserto. Quando Amalek viene con la spada, bisogna prendere la propria, perché non c'è moralità nell’andare come pecore al macello.

Tuttavia, Rav Amiel chiarisce che nessuna vittoria permanente contro Amalek può essere ottenuta con la spada. Se il militarismo, la trasformazione della forza in un idolo, è l’essenza di Amalek, allora la battaglia contro Amalek non può mai essere limitata a un nemico specifico. In verità, sostiene, la battaglia contro Amalek è una guerra contro l’idea stessa di guerra, che non può essere vinta attraverso la violenza e la forza militare. Il male non può essere sradicato dal mondo con il male. Il terrore non può essere eliminato dal mondo rispondendo con il terrore. Per Rav Amiel, questa affermazione non è solo filosofica, ma radicata in un’attenta lettura della Torah. La vittoria militare di Giosuè su Amalek fu solo temporanea poiché Amalek fuggì per combattere un altro giorno. Il segreto della sconfitta finale di Amalek non si trova sul campo di battaglia, ma nelle istruzioni di Dio a Mosè in seguito: “scrivi questo in un libro come promemoria” (Esodo 17,14). Ci si difende da Amalek con la spada, ma Amalek può essere veramente sconfitto solo con il libro, cioè la Torà. Il libro è più potente della spada non perché possa essere usata come arma, ma perché invoca un potere non radicato nella forza fisica. Se Amalek porta violenza e morte nel mondo, la sua sconfitta dipende dall’interiorizzazione da parte dell’umanità del messaggio fondamentale della Torah: tutta la vita umana è creata a immagine di Dio e attaccare coloro che non hanno fatto nulla di male è un affronto a tutto ciò che è santo in questo mondo

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Relazione integrale


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