lunedì 9 gennaio 2023

MATTEO ZUPPI: Tutti gli uomini cercano la luce - omelia Messa dei popoli nella festa dell’Epifania (Testo e video)

MATTEO ZUPPI: 
Tutti gli uomini cercano la luce 
 Omelia Messa dei popoli
 nella festa dell’Epifania 
(Testo e video)

Bologna, Cattedrale
06/01/2023

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DIOCESI DI BOLOGNA - Per le comunità cattoliche nate dall’immigrazione nella nostra diocesi, la festa annuale dell’Epifania rappresenta uno dei momenti più significativi dell’anno liturgico e, da molti anni ormai, viene vissuta con una grande celebrazione corale in Cattedrale.

L’episodio evangelico del viaggio dei Magi verso la culla di Betlem ci ricorda infatti che la migrazione – che nasce evidentemente da problemi sociali – può avere, e ha di fatto, anche una profonda dimensione spirituale. Nel grande viaggio della vita, i migranti sanno di poter contare ogni giorno sulla guida di una stella, la fede, che orienta i loro passi, sostiene le loro decisioni e la loro ricerca di vita e di pace.

La bellezza della cosiddetta “Messa dei Popoli” consiste anzitutto nella profonda verità del modo in cui viene celebrata: l’utilizzo di molte lingue diverse, le sonorità utilizzate che vanno dai ritmi africani fino alle struggenti melodie dei popoli slavi non sono semplicemente elementi giustapposti gli uni agli altri, ma l’unico ambiente profondamente spirituale, che manifesta visivamente la comunione dei doni diversi e la profonda unità nella fede di queste comunità.

In questi anni, grazie anche alla diffusione in tutto il mondo di alcuni canti natalizi che sono entrati nel repertorio popolare di molte lingue e culture in tutto il mondo, i membri delle comunità Migrantes hanno sperimentato la bellezza e la gioia di condividere reciprocamente il canto facendo della differenza di lingue, alfabeti e ritmi un elemento di bellezza e non di disagio.

Quest’anno saranno 13 le lingue utilizzate, con alcuni aspetti significativi:

– le letture bibliche (per le quali ogni fedele sarà dotato di libretto con la traduzione in italiano) verranno proclamate in lingua malayalam (l’idioma di numerose religiose presenti a Bologna di congregazioni diverse) e in lingua cinese (per celebrare la nascita di un gruppo di studenti cattolici nell’ateneo);

– mentre le comunità e i gruppi linguistici comporranno una processione con i doni per l’Eucaristia e per la carità che ricorderà visivamente l’offerta dei Magi, sarà la comunità nigeriana ad eseguire il canto, anche per ricordare le difficoltà vissute dalla comunità cristiana in alcune aree di quel vasto paese africano;

– il coro ucraino accompagnerà con il canto “Kerubikon“della liturgia bizantina il momento della presentazione delle oblate all’altare e il rito della incensazione, unendosi alla implorazione di tutti per la pace in quel paese martoriato.

– nelle preghiere dei fedeli, il diacono proporrà in italiano l’intenzione di preghiera, mentre i lettori ne declineranno il contenuto, uno per ciascuna lingua.

– il Padre nostro verrà recitato contemporaneamente da ciascuno nella propria lingua natale: sarà un momento di apparente confusione dal sapore profondamente pentecostale.

– i canti rituali della messa saranno eseguiti con melodie conosciute a tutti, mentre il canto di inizio, di comunione e finale attingeranno proprio a quel repertorio natalizio internazionale con l’utilizzo di lingue diverse nelle strofe e ritornelli comuni in latino.

Non usiamo lingue e ritmi diversi per il gusto dell’esotico, ma perché oggi la Chiesa bolognese, che si raduna in un giorno solenne attorno al Vescovo in Cattedrale, è anche questo, un popolo composito nelle sue lingue e culture, in cui i nuovi bolognesi non sono ospiti, ma fratelli, parte integrante della comunità ecclesiale.


Ecco il testo dell'omelia:
Tutti gli uomini cercano la luce. Si dice, quando una persona nasce, «è venuto alla luce». Quando moriamo chiediamo che splenda a lui la luce che non finisce. Veniamo alla luce e cerchiamo sempre luce. La vita stessa è luce. La luce è amore, quello che illumina e rende raggianti, che fa palpitare il cuore, lo allarga, lo fa funzionare bene. Dio è luce. Il mondo cerca la luce e il male la spegne con quell’Erode terribile, ingannevole, falso, del quale gli uomini facilmente diventano complici. Facciamo fatica a riconoscere il male, specialmente quando amiamo poco. Erode parla segretamente con i Magi e con noi, fa sentire speciali, importanti, fa credere di valorizzare il nostro io, sollecitandolo negli aspetti peggiori, più competitivi e autocentrati, e solo finché conviene a lui. Non gli interessa di te ma di lui. Solo di lui. Erode ha paura di questo re concorrente. Il male isola, offre tante esperienze a poco prezzo, facili, che coinvolgono e non legano, rendendo inutile la vita, facendo credere che amare sia prendere, possedere, usare. Il male ci insinua il pensiero che stiamo bene se tutto gira intorno a noi stessi, se al centro ci sono io. La violenza e la guerra sono il frutto ultimo del male, accumulo di tante complicità, interessi, omissioni, che sembrano innocui e poi diventano un mostro terribile più forte di tutto. Dopo che è iniziata la guerra diventa difficilissimo fermarla. Nel mondo ci sono tante guerre che diventano eterne. Anche mettersi d’accordo su una tregua diventa impossibile perché la guerra rompe tutti i ponti, semina diffidenza, alza muri con la sua logica terribile.

Cerchiamo la luce perché siamo nell’oscurità. Non possiamo e non dobbiamo evitarla, ma affrontarla. Tanti cuori sono senza luce, rassegnati, disperati. Penso a tante persone anziane che passano tutto il tempo da sole, perché non è questione di garantire solo dei servizi, perché senza la luce della compagnia, di qualcuno che ama, che riveste di importanza, si sentono perduti, sono perduti. La vita è importante per davvero se è amata anche quando non può fare nulla. Diventa raggiante perché l’amore accende, riscalda, trasmette vita, interesse, allarga il cuore. Se il male cresce anche l’amore può crescere, rafforzarsi con tanta luce che trasmette luce. Se c’è il contagio della guerra c’è anche la comunicazione dell’amore. Come la notte di Pasqua: non diminuisce. Anzi dà senso alla nostra luce comunicarla agli altri! La luce dell’amore non è mai insignificante, anche se ci sembra troppo piccola. L’amore non è mai piccolo, anzi si rivela soprattutto nei piccoli gesti che devono essere, però, gratuiti, senza contraccambio perché è solo dono! La festa di oggi lo ricorda: Dio si dona perché noi lo accogliamo e capiamo che la vita trova quello di cui ha bisogno, e si accende, quando dona.

I Magi sono tutte le genti. Come questa sera. Tante genti, ma siamo un’unica gente, quella di Dio. Non c’è distinzione tra noi. Non siamo tutti uguali, ma diversi siamo insieme perché tutti dobbiamo camminare, cercare futuro. I Magi incontrano Gesù: gli umili, coloro che si mettono in cammino, chi non si accontenta, chi ha bisogno di futuro per scappare dalla guerra, dal nemico invisibile e terribile che è la fame ma che sono anche le prigioni, le torture, l’insignificanza. La risposta non è un po’ di benessere, ma Gesù, l’amore pieno, quel Re di David che cercavamo e che ci ha spinto a camminare. I Magi si sono messi in ricerca insieme per camminare. Hanno trovato il Re dei giudei del quale avevano visto la stella. Quella luce non rimane una presenza lontana, impossibile da raggiungere! La sua stella ci fa incontrare la luce che diventa storia, un nome, una persona: Gesù. Gesù resta sempre piccolo, totalmente indifeso, Re di amore, Re dei giudei, e dalla croce continuerà a offrirsi per la nostra salvezza. La nostra vera forza è non ripassare da Erode, non avere nessuna complicità, arrendevolezza. È molto facile che accada: a volte il benessere ci fa sentire in debito, diventa una dipendenza, come un certo gioco, le droghe, l’azzardo, che promettono tanto e da cui ritorniamo perché ci hanno promesso qualcosa. Portiamo con noi la luce e diventiamo luminosi! Lasciamo i doni e portiamo Gesù che ci fa sentire amati e ci chiede di amarlo. Il nostro è un re che si dona, mentre Erode prende tutto. Gesù riempie la nostra vita, Erode la svuota. La nostra salvezza è trovare la parte che non ci sarà mai tolta, la gloria che nessuno può strapparci di dosso e che si vede proprio quando ci sono difficoltà, perché la gloria dell’amore non perderà mai il suo splendore. Maria e Giuseppe non si spaventano, accolgono tutti. Nessuno è straniero con Gesù. Tutti troviamo lo stesso bambino e intorno a Lui ci troviamo familiari. La luce che sembrava irraggiungibile la vediamo nel bambino Gesù, figlio di Dio. È piccolo perché tutti possiamo prenderlo con noi e non avere paura ma solo amore. Lui ci dona la vera forza che non troviamo nel successo, nel possesso ma nella fragilità, nella debolezza, anche quella personale. 
Il bambino, lo sappiamo, ha bisogno di tutto. Ha bisogno di te. Dio ci cerca. La sua forza è il dono di sé. Gesù sarà così fino alla fine. Non farà mai a meno degli altri. Non guarderà dall’alto in basso. Si china e si lascia afferrare per sollevare chi è caduto. Non diventa arrogante, supponente, come chi pensa di aver capito tutto e fa lezioni agli altri. È un bambino, non è la risposta che deve togliere i problemi e darci quella sicurezza che ce li fa evitare sempre, ma è la compagnia che ci fa capire ciò che ci serve: l’amore di Dio. Lui è il Re dei giudei. Questa è la forza della nostra fede, dei cristiani, di questa famiglia che compone tutte le famiglie in un’unica famiglia. Vediamo la gloria nella nostra fragilità amata da Dio. A Marta, che piange per la morte del fratello Lazzaro, Gesù dice: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Ecco l’Epifania che ci rende luminosi e ci chiede di manifestare, con la nostra vita, lo stesso amore che riceviamo.

Nell’enciclica scritta a quattro mani, Papa Francesco scrive: «La fede è luce che viene dal futuro, che schiude davanti a noi orizzonti grandi, e ci porta al di là del nostro “io” isolato verso l’ampiezza della comunione».

Preghiamo con Papa Benedetto XVI: «Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato. Amen. Sia così». Ovunque, e con chiunque.


S.Em. Cardinale Matteo Maria Zuppi

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Celebrazione integrale

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(Fonte: sito diocesi)