venerdì 23 dicembre 2022

Enzo Bianchi - La speranza del Natale

Enzo Bianchi
La speranza del Natale


La Repubblica - 19 Dicembre 2022

Nel sapiente e poetico testo di Antoine de Saint-Exupéry, la volpe dice al principe: “Ci vogliono i riti, ovvero ciò che rende un giorno diverso da altri giorni, un’ora diversa da altre ore”. Proprio per questo, ormai vicini al Natale, la festa più sentita e celebrata nel nostro occidente, nelle notti più lunghe dell’anno noi cerchiamo di rendere luminosi questi giorni con migliaia di luci che dovrebbero creare un’atmosfera “altra”, gioiosa, nelle nostre città e nelle nostre case.

Le luminarie erano già presenti al tempo dei romani, prima che il cristianesimo si impadronisse di questa ricorrenza del “sole invincibile” per farne la memoria della nascita di Gesù, il Salvatore dei cristiani, confessato come “sole che non tramonta” e “luce del mondo”. Dunque, Natale è festa della luce che vince le tenebre, simbolo di un evento atteso e desiderato da gran parte dell’umanità: accendere molte luci è fare resistenza all’oscurità, è affermare che le tenebre non riescono a sopraffare la luce, è invito a fare festa insieme.

Si diceva nei mesi scorsi che quest’anno, a causa della crisi energetica che si è abbattuta sul nostro paese, non ci sarebbero stati i soliti addobbi luminosi nelle città anche come segno di solidarietà con quelli che soffrono in modo terribile il freddo, soprattutto in Ucraina. Ma poi tutto è stato predisposto come gli altri anni forse perché non sappiamo essere conseguenti con le emozioni che proviamo e arriviamo anche a manifestare con generosità di sentimenti, e forse perché far festa anche nei giorni cattivi ci può aiutare ad aprire l’umile speranza di un orizzonte luminoso.

Questo Natale arriva come un Natale di guerra, un Natale nel quale ci sono tutti i segni che la pandemia non è ancora del tutto sconfitta, in un’ora di grave crisi politica nel nostro paese per la mancanza di uomini e donne che abbiano senso di responsabilità, siano esperti dell’arte del governare, nutrano una visione sul futuro della nostra società e testimonino un’etica che sia in grado di contrastare ogni forma di corruzione. In questi giorni non è facile festeggiare, a meno di restare superficiali, non vulnerabili dalle situazioni di sofferenza e di ingiustizia che sembrano cancellare ogni speranza. Ubriacati dal clima festoso non ci indigniamo più per la guerra in Ucraina, per i migranti che continuano a morire nel Mediterraneo e sulle fredde rotte europee, per la persecutoria oppressione delle donne in Iran, per i maltrattamenti subiti dai carcerati nelle nostre prigioni. Come si può celebrare Natale senza essere consapevoli di queste realtà in cui siamo immersi e delle quali in certi casi siamo anche responsabili?

Mi rincuora il fatto che il Natale, per i cristiani, non dovrebbe essere la festa della nascita di Gesù: si festeggia il fatto che lui è il Veniente che viene a portare giustizia, liberazione, pace per tutte le vittime della storia, per tutti quelli che desiderano, invocano, attendono un cambiamento della loro condizione! Se il Natale ha un significato veramente cristiano è questo: non è solo una festa per Gesù che nasce, sarebbe regressione psicologica e spirituale, ma è soprattutto una festa per il Messia che viene a reintegrare nella pienezza della vita tutti quelli che ne sono privi.

Natale è festa di speranza per tutti quelli che, cristiani o non cristiani, vogliono che il mondo cambi.
(fonte: blog dell'autore)