lunedì 8 agosto 2022

Il Papa si prepara per Kiev. “Atteso prima del Kazakistan”

Il Papa si prepara per Kiev.
“Atteso prima del Kazakistan”

L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, ricevuto in Vaticano


L'incontro. L'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, 
stringe la mano a papa Francesco durante la visita in Vaticano (ansa)

Papa Francesco si sta preparando alla missione di pace in Ucraina. Dopo il ritorno dalle intense giornate in Canada il Pontefice, invece di riposarsi, accelera la sua attività diplomatica per fermare la guerra. La tanto attesa visita di Jorge Mario Bergoglio a Kiev diventa ogni giorno più probabile - «salvo imprevisti, da tenere sempre in conto in un contesto di conflitto armato», affermano con prudenza Oltretevere - e gli emissari vaticani e ucraini starebbero provando a organizzarla in tempi relativamente brevi, «magari anche prima del viaggio papale in Kazakistan, quindi prima del 13-15 settembre prossimi», si dice nei Sacri Palazzi. «Non c'è ancora una data precisa, che sarà stabilita dal Papa», afferma un monsignore, né l’ufficialità, ma la conferma indiretta che si va in quella direzione giunge dall'ambasciatore ucraino presso la Santa Sede, Andrii Yurash, ricevuto da Francesco ieri (n.b. sabato 6 agosto) in Vaticano: «L’Ucraina da tanti anni, e soprattutto dall'inizio della guerra, aspetta il Papa e sarà lieta di salutarlo prima del viaggio in Kazakhstan», twitta Yurash dopo il colloquio.

In questo modo si eviterebbe anche un potenziale incidente diplomatico con l’entourage del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non accetterebbe di buon grado l’arrivo del Papa dopo il vertice dello stesso Francesco con il patriarca di Mosca Kirill, previsto a Nur-Sultan, capitale kazaka, il 14 settembre, nell'ambito del «Congresso dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali». Nei confronti di Kirill non sono mancate prese di distanza papali e vaticane rispetto all'appoggio dell’invasione russa, ma l’approdo «nella martoriata terra ucraina dopo l’abbraccio” con uno dei principali sostenitori delle bombe e dei missili di Vladimir Putin avrebbe infiammato gli animi ucraini invece di alimentare una distensione», spiega un alto prelato delle Sacre Stanze. In questa fase di «decisioni che possono rivelarsi fondamentali per la riconciliazione, non solo nell’est Europa ma a livello planetario - evidenzia un altro presule - occorre azzerare i possibili fraintendimenti». Da più parti in Vaticano gli indizi indicano che, sebbene ancora sottotraccia, la complessa preparazione della spedizione papale sarebbe in corso.

Yurash, sempre su Twitter, diffonde anche «le importanti parole di Papa Francesco espresse durante l'incontro: “Sono molto vicino all'Ucraina e voglio esprimere questa vicinanza attraverso la mia visita in Ucraina”», da cui il Pontefice è convinto di ottenere «risultati positivi», come ha dichiarato in luglio in un’intervista al Tg1 monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, ossia il «ministro degli Esteri» vaticano.


Durante la conversazione con il rappresentante diplomatico di Kiev si sarebbe parlato delle modalità del viaggio, ancora non definite nei dettagli. Lo stesso Gallagher è in procinto di «conoscere meglio le cose», come aveva rivelato al ritorno dal Nord America.

Dalla Santa Sede trapela però che la trasferta in Ucraina si realizzerebbe «quasi certamente in treno, come avvenuto anche con altri leader europei, visto che in aereo vi sarebbero problemi irrisolvibili legati alla sicurezza». Il convoglio «potrebbe partire dalla Polonia» o anche «dalla Romania».

Nel frattempo papa Francesco ribadisce in ogni occasione che per risolvere le ostilità «l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare», e si augura «che la saggezza ispiri passi concreti di pace». Pochi giorni fa, nella conferenza stampa sull’aereo da Iqaluit, a ridosso del Circolo Polare Artico, aveva rimarcato la sua volontà di recarsi nel Paese invaso dall’esercito dello Zar: «In Ucraina vorrei andarci».

Il summit con Zelensky a Kiev e il faccia a faccia con Kirill a Nur-Sultan potrebbero essere gli snodi decisivi della tessitura di Francesco per ottenere una tregua «vera» che porti a una pacificazione completa. Anche perché la reciproca riapertura di credito con Kirill - che, da quanto emerso nell'udienza di due giorni fa del Papa col «numero due» del Patriarcato, il metropolita Antonio, è considerata possibile anche dalla controparte moscovita - avrebbe per Bergoglio un significato cruciale non solo sul piano dei rapporti ecumenici: potrebbe spalancare la porta per l'altro grande passo diplomatico, per il quale Francesco lancia segnali da mesi e ha tenuto aperti i canali di dialogo col Cremlino anche nei momenti più tesi: volare da Putin. La via del Vescovo di Roma per Mosca potrebbe dunque passare per Kiev e Nur-Sultan.
(fonte: Vatican Insider, articolo di Domenico Agasso 07/08/2022)