#DI NOTTE
di Gianfranco Ravasi
Ascoltate i pensieri, i presentimenti della notte, perché, in quella pace come sommesso rumore lontano, si fa la coscienza sentire.
Cala il velo del silenzio, accompagnato dal sudario dell’oscurità e si entra nella notte. Tacciono i rumori e le chiacchiere che distraggono, svaniscono le immagini quotidiane che affollano gli occhi e ottundono lo sguardo interiore. È il momento in cui si è soli con se stessi e possono affiorare i pensieri più autentici, vibrare i presentimenti, fremere anche le paure o i rimorsi. È un po’ questa la scena simbolica che, con poche pennellate, tratteggia Niccolò Tommaseo.
Lo scrittore ottocentesco, nato in Dalmazia, vissuto sempre in Italia, cattolico fervido, rappresentava così quello che un tempo – nel linguaggio spirituale – era chiamato l’«esame di coscienza». Ora è un esercizio non più praticato, assorbiti come si è dalla frenesia e, se si soffre d’insonnia, si ricorre a un sonnifero che non ha solo funzioni fisiologiche perché riesce a tacitare anche riflessioni, pentimenti, scrupoli, giudizi. Apparentemente si è in pace con se stessi e si è sereni, perché si è ignorata ogni voce intima. Ma Albert Schweitzer, il celebre filantropo e teologo, missionario tra i lebbrosi, ammoniva: «La coscienza tranquilla è un’invenzione del diavolo».
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” del 10 luglio 2022)