lunedì 20 giugno 2022

Scuola, chiuso un anno, si pensa al prossimo: ecco cosa vorrebbero i ragazzi

Scuola, chiuso un anno, si pensa al prossimo:
ecco cosa vorrebbero i ragazzi

Una scuola “su misura”, che metta al centro le competenze e gli interessi del singolo studente, che utilizzi tutti gli spazi interni ed esterni e sappia aprirsi al territorio. Laboratori per imparare facendo e sensibilizzazione sui diritti dei minori con disabilità. I risultati della consultazione "La scuola che vorrei"


Più dialogo con i docenti, attraverso momenti di scambio di opinioni. Un nuovo modo di fare lezione, che superi il concetto di aula tradizionale e di lezione frontale, tenga conto delle diverse capacità degli studenti e le valorizzi, che utilizzi spazi extra-scolastici come musei, biblioteche e impianti sportivi e preveda luoghi di ascolto. È una scuola diversa quella che vorrebbero gli oltre 10 mila studenti che hanno preso parte alla consultazione pubblica “La scuola che vorrei”, promossa dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e ospitata dal portale Skuola.net. A partecipare sono stati 10.097 giovani tra i 14 e i 18 anni, per la maggior parte iscritti a un liceo (72%) e in prevalenza di sesso femminile (61%). Cinque i temi, contenuti in un questionario redatto dalla Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Agia, sui quali i partecipanti sono stati chiamati a esprimersi: spazi, didattica, tecnologie, valutazione e territorio.

Spazi tematici e laboratori: la scuola “su misura”

I ragazzi chiedono innanzitutto spazi laboratorio per l’apprendimento sul campo (36%) e ambienti organizzati in funzione delle attività da svolgere (21%). Per il 42% sarebbe importante avere o valorizzare spazi extra-scolastici come ad esempio musei, biblioteche e impianti sportivi. Come si legge nel report, “per accompagnare il processo di innovazione tra insegnamento e architettura scolastica è importante analizzare e studiare soluzioni architettoniche, arredi e strumenti di lavoro correlati alle metodologie didattiche. Occorre dunque ripensare lo spazio e le dotazioni per la scuola del nuovo millennio, dove alla tradizionale didattica frontale si affianca uno spazio per valorizzare le competenze relazionali dello studente e stimolarne la socializzazione”. A tal proposito, “molti studenti ritengono utile un piano di studi che comprenda una parte di materie comuni obbligatorie e una parte – anche minima – di materie a scelta. In particolare, più dell’85% giudica quest’azione molto importante o abbastanza importante”.

Il 73,7% considera molto importante un maggiore dialogo tra docenti e studenti, con momenti dedicati all’ascolto e allo scambio di opinioni. Una simile percentuale (73,3%) di partecipanti alla consultazione assegna notevole importanza al benessere scolastico in generale.
L’85,3% riconosce poi l’importanza di affiancare a un gruppo di insegnamenti comuni alcune materie a scelta, mentre l’82,5% sottolinea all’esigenza di semplificare i programmi e di aggiungere discipline innovative. Tra le più gettonate: lingue con docenti madrelingua (56,9%) e l’educazione in ambiente digitale (50,6%). Per il 36% nelle valutazioni va valorizzato il riconoscimento dell’impegno, per il 29% si deve tenere conto anche delle diverse capacità dei ragazzi e per il 21% esse vanno articolate attraverso differenti strumenti, come ad esempio il giudizio più il voto.

Promossi o bocciati?

Solo il 12,5% degli studenti ritiene la valutazione un aspetto fondamentale del percorso scolastico, il 33,2% la considera importante, mentre il 44,4% ritiene la valutazione un aspetto secondario. Promozioni e bocciature andrebbero riviste poiché fanno riferimento a un modello di scuola oramai superato (26,4% abbastanza d’accordo, 31,8% pienamente d’accordo). “Ferma restando l’importanza di un cammino di crescita complessivo – si legge nel report - non dipendente esclusivamente dai risultati registrati, secondo il 36% degli studenti, la valutazione deve tener conto anche dell’impegno profuso e per il 29% pure delle diverse capacità (da far emergere attraverso il dibattito e il confronto). Il 65% degli studenti ritiene che la valutazione debba essere il frutto di un giudizio espresso su più piani e che debba tener conto dell’impegno profuso, dovendosi considerare l’unicità e irripetibilità di ogni percorso di studio e di vita. Il risultato raggiunto da ciascun ragazzo non solo prende avvio da punti di partenza differenti, ma dipende da diverse variabili, non ultime il grado e il valore della relazione instaurata con il docente. Solo il 14% ritiene che la valutazione debba essere chiara nei criteri – da esplicitare prima – e quindi la immagina come uno strumento tutto sommato rigido”. In generale, per evitare le bocciature complessivamente il 78,3% si dice d’accordo che sarebbe necessario più dialogo tra alunni e professori e tra studenti, docenti e genitori.

Scuola e territorio

Secondo il 94% dei partecipanti al sondaggio, la collaborazione tra istituti scolastici e territorio assume una significativa importanza e andrebbe realizzata, per il 62%, rendendo fruibili spazi sportivi e culturali alle comunità locali al di fuori dell’orario scolastico. E per il 55% attivando collegamenti tra scuole e associazioni/imprese esterne e progetti di alternanza scuola-lavoro, per valorizzare gli studenti nel loro territorio. “Rispetto al rapporto tra scuola e territorio – si legge nel report - le idee degli studenti appaiono piuttosto chiare: il 73% ritiene molto importante la collaborazione tra i due ambienti e il 21% la giudica abbastanza importante. Complessivamente oltre il 90% degli intervistati ritiene importante creare una sinergia tra la scuola e la comunità in cui essa è inserita”.

Più nello specifico, oltre il 60% dei partecipanti (62%) “ritiene utile creare spazi sportivi e culturali, fruibili dall’esterno anche al di fuori dell’orario scolastico, mentre più della metà (55%) valuta importanti i collegamenti tra la scuola e le associazioni e le imprese o la realizzazione di progetti di alternanza scuola-lavoro sul territorio. Meno della metà dei partecipanti, invece, ritiene necessari maggiori finanziamenti per consentire questa sinergia (44%) e il 40% considera importanti, ai fini di una maggiore collaborazione scuola-territorio, maggiori attività inclusive per gli studenti con disabilità. Una maggiore azione di sensibilizzazione andrebbe fatta rispetto al diritto all’uguaglianza delle persone di minore età con disabilità, sia rispetto all’accoglienza e all’accesso ai servizi, sia rispetto al gioco e alla relazione”.

La Consulta delle ragazze e dei ragazzi

La scuola che vorrei è stato costruito grazie all’apporto della Consulta delle ragazze e dei ragazzi dell’Autorità garante. Quest’ultima è composta da 26 minorenni, maschi e femmine, di età compresa tra i 13 e i 17 anni. Il suo compito è quello di fornire pareri all’Autorità sugli atti a proposito dei quali essa è chiamata a esprimersi, elaborare suggerimenti e raccomandazioni in ordine alle tematiche relative a questioni che riguardano i minorenni, approfondire temi collegati ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, partecipare a giornate di studio ed eventi di portata internazionale o nazionale. Già negli anni precedenti1 la Consulta aveva posto all’attenzione dell’Autorità garante il tema della scuola, con particolare riferimento alla metodologia didattica – ancora troppo centrata sulla trasmissione unidirezionale di saperi e nozioni – e all’aspetto della verifica dell’acquisizione di conoscenze da parte degli studenti. Il tema è emerso con maggiore evidenza a seguito della crisi provocata dalla pandemia che nel 2020 ha costretto tutti a modificare abitudini e stili di vita e le cui conseguenze negative si sono riversate sulle persone più fragili, in particolar modo sui più piccoli e sugli adolescenti.

(fonte: Redattore Sociale, articolo di Chiara Ludovisi 09/06/2022)