venerdì 13 maggio 2022

Card. Francesco Montenegro: «Se riesci a guardare negli occhi quell’uomo, quella donna o quel bambino capisci che è uguale a te, che è tuo fratello. In quell’istante cadono tutte le distinzioni»

Card. Francesco Montenegro:
«Se riesci a guardare negli occhi quell’uomo, quella donna o quel bambino capisci che è uguale a te, che è tuo fratello.
In quell’istante cadono tutte le distinzioni» 


Intervento del card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento e membro del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio di Papa Francesco per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata domenica 25 settembre 2022.

Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati

Anche quest’anno accogliamo il messaggio che il Santo Padre ha indirizzato alla Chiesa per la prossima giornata mondiale del migrante e del rifugiato che sarà celebrata il 25 settembre. Al centro vi è il tema dell’impegno a costruire il futuro con i migranti, i rifugiati e quanti abitano le periferie esistenziali.

Il Papa ci invita a riflettere sul legame profondo che c’è tra la dimensione della vita eterna verso la quale ci muoviamo e il presente della storia che appare così confuso e preoccupante a motivo di quello che sta succedendo (guerre, emarginazioni, disuguaglianze). Sembra ci sia una distanza abissale tra l’annuncio della Dimora celeste affidato alla chiesa, carico di speranza, e la storia abitata dagli uomini.

Il futuro di cui parla il Papa nel messaggio non è un generico “domani” ma è la certezza che appartiene al credente il quale sa di camminare verso l’eternità; così come il presente non lo si può inquadrare in un confuso insieme di fatti che nulla hanno a che vedere con il progetto di Dio. La comunità cristiana ha la responsabilità di vivere l’oggi cercando di realizzare il progetto di Dio attraverso la giustizia, la pace, il rispetto della dignità di ogni persona. In questo modo, mentre cammina nel tempo in obbedienza alla volontà di Dio, prepara il futuro – potremmo dire – anticipa l’eternità.

Questa visione della storia della salvezza impone una logica inclusiva: tutti siamo chiamati ad entrare nella Dimora eterna. Da qui il titolo della giornata: “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati”. Il Papa ci invita di passare dalla logica della semplice accoglienza a quella evangelica della fraternità universale in cui l’altro – e in particolare il povero – è il fratello col quale sono chiamato a camminare. Non ci sono alcuni che accolgono e altri che vengono accolti ma fratelli che dobbiamo amarci, imparando a fare della diversità culturale, religiosa o sociale una grande opportunità di crescita per tutti.

L’esperienza che ho fatto come Vescovo di Agrigento mi permette di confermare questi principi che animano il messaggio di Papa Francesco. Tutto ciò che avveniva a Lampedusa con il continuo arrivo di migranti ha scosso non solo quella comunità parrocchiale e la diocesi agrigentina ma, mi sento di dire, il mondo intero. Cosa fare di fronte a migliaia di persone che ogni giorno arrivano con mezzi di fortuna? Cosa fare quando – come nel 2013 – diverse centinaia di loro affondarono a pochi metri dalla costa perdendo la vita? Quando ti trovi di fronte a questi fatti ti accorgi che solo il principio della fraternità ti può aiutare. Se riesci a guardare negli occhi quell’uomo, quella donna o quel bambino capisci che è uguale a te, che è tuo fratello. In quell’istante cadono tutte le distinzioni, le diatribe politiche, le logiche dei numeri o le normative di questo o di quel paese. Quegli occhi ti dicono la dignità di quella persona prima e più della sua appartenenza a un paese “X” o a una religione “Y”. Costruire il futuro richiede questo sguardo sull’altro libero da ogni pregiudizio e da ogni privilegio. Il Papa insiste molto sul fatto che questa prospettiva può rivelarsi una opportunità di crescita per tutti. La storia ci insegna che laddove il futuro lo si è costruito in una logica inclusiva, alla fine, ci hanno guadagnato tutti, non solo in termini di rispetto ma anche economicamente e culturalmente.

Il Papa rivolge l’appello a tutti e in particolare ai giovani. In effetti sono quelli meglio predisposti a entrare in questa visione. Tante realtà associative, cattoliche e non, si accostano al migrante e al rifugiato proprio con lo spirito auspicato da Papa Francesco. Ai giovani viene spontaneo abbattere le barriere. Sentono il futuro come la loro casa e credo che dobbiamo fidarci di più del loro istinto per costruire percorsi di integrazione fra tutti i popoli della terra.

Siamo certi che il messaggio incontrerà l’accoglienza delle comunità cristiane e di tante persone di buona volontà desiderose di abitare in mondo segnato di giustizia, fraternità e pace. Molto bella la preghiera che chiude il testo. Riprendo la parte centrale:

“Signore, rendici costruttori del tuo Regno
insieme con i migranti e i rifugiati
e con tutti gli abitanti delle periferie”

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