giovedì 28 aprile 2022

Enzo Bianchi, l’annuncio dopo la cacciata da Bose: al via il centro di ospitalità Casa Madia ad Albiano, “luogo di preghiera e di incontro”

Enzo Bianchi, l’annuncio dopo la cacciata da Bose:
al via il centro di ospitalità Casa Madia ad Albiano,
“luogo di preghiera e di incontro”

A darne notizia è stato lo stesso fondatore di Bose attraverso una lettera alle amiche e agli amici: "Ho acquistato, con l’aiuto di amici e attraverso un mutuo decennale, un cascinale nel comune di Albiano, dove poter vivere nella pace gli ultimi anni della mia vita"


“Ho acquistato, con l’aiuto di amici e attraverso un mutuo decennale, un cascinale nel comune di Albiano, dove poter vivere nella pace gli ultimi anni della mia vita. Sarà certamente un luogo di preghiera, di incontro, di fraternità e sororità”. A 79 anni, appena compiuti (il 3 marzo corso), l’ex priore di Bose, Enzo Bianchi, è pronto a dar vita ad una nuova realtà: “Casa Madia”, un centro di spiritualità, di incontro, di ospitalità. Ad annunciarlo è stato lo stesso fondatore della comunità di Bose attraverso una lettera alle amiche e agli amici pubblicata in queste ore sul suo blog. Bianchi, che ora vive da solo in una casa alla periferia di Torino, spiega i motivi di questa nuova avventura: “Ho trascorso poco meno di due anni di esilio dalla comunità alla quale ho dato inizio e nella quale ho vissuto per cinquantacinque anni ma non posso tornare a Bose per finire i miei giorni da monaco nella vita fraterna”.

Da qui la decisione di non arrendersi ad un’esistenza in solitaria che non ha mai fatto parte del dna dell’anziano monaco. Bianchi, non ha alcuna intenzione di replicare l’esperienza di Bose. E’ lui stesso a chiarirlo: “Chi genera un figlio non può rigenerarlo né farlo nascere di nuovo: ogni figlio è in un certo senso unico ed io non intendo rifare la comunità che da me ha avuto inizio, né fondare una nuova comunità religiosa canonicamente riconosciuta. Voglio solo vivere da monaco cenobita e non eremita come ho sempre vissuto. Cammin facendo vedremo cosa ci riserverà il Signore e cosa ci suggerirà lo Spirito santo”.

Ad Albiano (Torino) Bianchi e altri fratelli e sorelle che hanno lasciato o stanno per abbandonare Bose daranno vita a “Casa della madia”, questo il nome (da sempre) del cascinale (Camadio ovvero casa dove si fa il pane). L’idea dell’ex priore e degli altri che a lui si affiancheranno non è quella di un nuovo monastero, di un luogo lontano dalla realtà dove raccogliersi solo in preghiera ma di una casa che possa accogliere “chi vorrà vivere con me, gli amici e gli ospiti che cercheranno un luogo di silenzio, di dialogo e di ospitalità”. A “Casa della madia” ci sarà sempre – chiarisce il monaco – “una tavola approntata per la condivisione e lo scambio delle parole, degli affetti e della speranza”. Il progetto è all’inizio e il cascinale necessita di una ristrutturazione. A dare una mano a Bianchi sono scesi in campo anche dei cari amici del fondatore di Bose che hanno dato vita al sito casadellamadia.org per raccogliere i fondi necessari a pagare il mutuo decennale acceso e per portare a termine i lavori edili. A presiedere il comitato promotore è l’ex sindaco di Torino Valentino Castellani che da sempre è stato vicino a Bianchi. Con lui il manager emiliano Corrado Colli e Mauro Salizzoni, medico, professore sanitario e già vice presidente della Regione Piemonte.

Chi conosce Enzo Bianchi sa che da mesi stava lavorando a questo progetto. A maggio del 2020 a colpire Bianchi, una sorella e altri due fratelli fu il decreto singolare del Vaticano, approvato in forma specifica dal Pontefice che chiedeva l’allontanamento a tempo indeterminato del fondatore. Da quel momento la comunità è stata “commissariata” da padre Amedeo Cencini, delegato pontificio e psicoterapeuta canossiano che – secondo quanto riferito da diverse fonti a ilfattoquotidiano.it – ha creato un clima di tensione che ha diviso Bose. In quest’ultimi cinque anni di priorato di Luciano Manicardi, con il quale è nato il conflitto tra quest’ultimo e il fondatore, sono usciti da Bose 37 fratelli e sorelle e molti ospiti non hanno più frequentato la comunità. L’8 giugno dell’anno scorso Bianchi aveva abbandonato per sempre Bose ritirandosi nel silenzio e senza clamori in una casa dove vive dedicandosi ad un rigoglioso orto, all’incontro con gli amici, alla scrittura e alla preghiera. Chi ha incontrato Bianchi negli ultimi tempi sa quanto sia sereno e quanto abbia ancora il desiderio di condividere con i più giovani e non solo le sue riflessioni e preoccupazioni per il conflitto in corso e per l’ecumenismo per il quale ha dedicato la vita. A Bose, intanto, nei mesi scorsi è stato nominato il nuovo priore, Sabino Chialà ma per gli esiliati non è cambiato nulla.
(fonte: Il Fatto Quotidiano, articolo di Alex Corlazzoli 27/04/2022)