lunedì 7 febbraio 2022

La storia di John, il ragazzo del Ghana di cui ha parlato il Papa all'Angelus

La storia di John, il ragazzo del Ghana 

di cui ha parlato il Papa all'Angelus

Siamo stati a Vignale, dove viveva John Baldri, 25 anni, il ragazzo malato terminale di cancro, che ora grazie a una colletta dei cittadini del piccolo centro del Monferrato, è tornato nella sua terra ad abbracciare la famiglia. A raccontarci questa storia di solidarietà e accoglienza sono il sindaco, il parroco e i proprietari della cantina dove lui aveva trovato lavoro, che abbiamo incontrato.



Papa Francesco era commosso oggi, mentre raccontava la bellissima storia di solidarietà nata intorno a un giovanissimo ragazzo del Ghana, John, migrante di 25 anni, che aveva trovato una nuova vita e un lavoro in una cantina del Monferrato. Un terribile male lo ha colpito e lui chiedeva solo di riabbracciare suo papà prima di morire. Nella sua terra, tra le braccia delle persone che non vedeva più da anni. Questa la storia triste, quella bellissima è quella del paese che si è stretto intorno a questa fragile vita, per aiutarla. Come i "santi della porta accanto" di cui appunto ha parlato il Papa.

Ed è davvero un'intera comunità, quella che ha preso per mano questo giovane nel suo ultimo desiderio.

Da sinistra, il parroco di Vignale Monferrato, don Andrea Tancini, il consigliere
comunale Gian Mario Cotti, il sindaco Tina Corona, e Gabriella Roato
Arriviamo a Vignale Monferrato che è quasi sera, la nebbia avvolge le colline e i vigneti. E nella cantina Gaudio, tra il profumo della malvasia e tra etichette di prestigio, scopriamo qualcosa di più di questa storia che ha appassionato tanti cattolici oggi. Ad attenderci per raccontare chi è John e cosa è successo in queste ore ci sono i proprietari della tenuta e in particolare Gabriella Roato Gaudio, 67 anni, insieme con una cara amica, il sindaco di Vignale, Tina Corona, 71 portati in modo splendido, nonostante la fatica di ben tre mandati. E poi ci sono il parroco don Andrea Tancini, 46, e in rappresentanza della comunità parrocchiale e del Comune, Gian Mario Cotti.

«John Badri è arrivato qui dal Ghana passando dalla Libia. Lì è rimasto due anni, subendo torture di cui porta ancora i segni sul corpo», spiega Gabriella Roato. «Nella sua lunga peregrinazione poi è arrivato qui. Una storia purtroppo come tante. Qui ha vissuto con un suo connazionale, un nostro dipendente, in un appartamento della parrocchia. A un certo punto John ha cominciato a stare molto male, e quando purtroppo è stato scoperto il tumore al fegato che l'aveva colpito con violenza, era già al quarto stadio della malattia. Dal punto di vista medico e chirurgico non c'era già più nulla da fare».

John è cattolico, frequentava la parrocchia e tutti lo conoscevano. Di giorno girava in bicicletta per il paese, la gente lo aveva accolto con simpatia. «Quando ha cominciato a stare più male, veniva in chiesa a pregare. Ma soprattutto si faceva accompagnare da me nella preghiera nei mesi in cui l'ospedale di Casale Monferrato lo aveva ricoverato nell'hospice per le malattie terminali», spiega Gian Mario Cotti, con il luccichio negli occhi.

Prende la parola don Andrea, che vuole ricordare uno dei momenti più struggenti. Vorrebbe che a raccontarlo fosse la signora Gabriella. «Lei è quella che ha fatto di più per John, da quando si è ammalato. Ma è modesta... », dice lui. «Fu lei a chiedere lo scorso dicembre al ragazzo cosa volesse come regalo di Natale. E lui: "vorrei tornare a casa da mio padre". Ormai capiva che le sue speranze si stavano riducendo a un lumicino. Era una guerra contro il tempo: con i giorni contati tutti si sono messi in moto per aiutare John a tornare nella sua casa in Ghana».

Gabriella ci fa vedere un biglietto della KTM via Amsterdam: il primo volo disponibile perché il suo fisico provato potesse sopportare il viaggio e arrivare in condizioni accettabili dal fratello maggiore, dagli altri cinque fratelli e dal papà. «Abbiamo mosso mare e monti per trovare il volo e perché John potesse avere anche un accompagnatore, il suo coinquilino, Il sindaco ha fatto partire anche una pensione di invalidità per lui. Una corsa concitata contro la sua malattia».

Sono tutti ancora stupiti e frastornati a Vignola. John è partito giovedì, anche noi di Famiglia Cristiana abbiamo sentito la sua voce attraverso un WhatsApp che ha appena mandato, per dire: "sto bene, le cure fanno bene (n.d.r. purtroppo la morfina). Grazie, grazie!».

E "grazie" è la parola che nel suo italiano ancora un po' stentato (parla bene invece l'inglese) ripete più spesso. «John è un ragazzo buonissimo, puro, quasi ingenuo, nonostante le vicende terribili che ha attraversato», spiega ancora la signora Roato Gaudio.

E John ora è nella sua terra grazie a una grande colletta che hanno fatto in paese, nel negozio di alimentari e bar di Ernesto, e poi in un'altra bottega. Sono intervenute decine di persone, con generosità.

«Abbiamo potuto lasciargli anche dei soldi per partire e ora stiamo mandandogliene altri per comprare le medicine, che là sono a pagamento anche in ospedale. Suo fratello Prosper lavora ad Accra, nella capitale, proprio in un istituto medico. Si sta ora occupando di lui. Ci manda continuamente foto e notizie», continua Gabriella.

Il sindaco Tina Corona ascolta compiaciuta le parole della cara amica. «Come Comune di Vignale siamo subito intervenuti. Il qui presente Cotti è un nostro consigliere. Lui e Gabriella sono stati il tramite per portare a termine questo progetto di aiuto nel più breve tempo possibile. Sono orgogliosa di essere il primo cittadino di questo paese così generoso. Per me è un onore. Un giorno volevo fare un post su Facebook per dire che John stava finalmente salendo sull'aereo. Non me lo hanno permesso. Gli abitanti di Vignale hanno aiutato ma non volevamo farsi pubblicità».

Mentre siamo seduti a un tavolo con loro il telefono del sindaco, del parroco, della cantina continuano a suonare. Sono i colleghi di Ansa, Corriere della Sera, La Stampa, del tg regionale... Ma qui tutti sono stupiti e continuano a chiedersi: «Come avrà fatto il Papa a conoscere questa nostra storia? Neppure il Vescovo di Casale Monferrato ne sa nulla. Siamo felici, ma siamo rimasti stupefatti oggi quando ha parlato Francesco in San Pietro».

Il consigliere Cotti aggiunge: «Il Papa dice che bisogna parlare dei buoni esempi, perché siano di ispirazione agli altri. Lo dice anche il Vangelo. Va bene così, ora potremo raccontare la nostra storia a tutti».

La storia di cittadini di un paese che sono santi di ogni giorno, i "santi della porta accanto".
(fonte: Famiglia Cristiana, articolo di Giusi Galimberti 06/02/2022)


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