sabato 8 gennaio 2022

"Quanto abbiamo bisogno di Epifania, di vedere la luce nella nebbia fitta che avvolge il mondo" don Matteo Zuppi, cardinale (Testo e video)

 "Quanto abbiamo bisogno di Epifania, 
di vedere la luce 
nella nebbia fitta 
che avvolge il mondo"
don Matteo Zuppi,  
cardinale 
(Testo e video) 

Omelia Epifania Messa dei popoli
Bologna, 6 gennaio 2022

Foto di repertorio


Quanto abbiamo bisogno di Epifania, di vedere la luce nella nebbia fitta che avvolge il mondo e la nostra vita! Ne abbiamo bisogno noi e proprio come noi ne hanno bisogno anche gli altri! Abbiamo bisogno di vedere una presenza buona, di commuoverci per qualcosa di bello che non abbia ombre, libero dalle pagliuzze che ci riempiono di diffidenze o ci fanno sentire sempre sporchi!

Quanto abbiamo bisogno di una luce che duri, della quale non dobbiamo temere che ci lasci al buio o che cosa ci chiederà dopo in contraccambio! Abbiamo bisogno di amore, amore che non si vende e non si compra, da accogliere e da donare, più forte delle inevitabili difficoltà, un amore che si trasformi e non finisca, che sia capace di aggiustare quello che si ferisce o si rompe.

Erode vuole spegnere la luce, uccide la speranza, porta via l’amore, fa sentire importanti tanto da farci credere che tutto è possibile ma in realtà ci usa: noi serviamo a lui, non lui a noi e quando non serviamo più ci butta via, rivela la violenza dell’individualismo che insegna solo il “salva te stesso” e che finisce con “tutti contro tutti”.

Abbiamo tanto bisogno di capire quello che illumina la grotta scura della vita, che poi a volte è l’abisso del cuore stesso che si spalanca dentro di noi e diventa un baratro dal quale sembra impossibile uscire da soli e dove finiamo per condannarci tanto che paradossalmente diventa un riparo, facendoci sentire sempre vittime!

Abbiamo bisogno di capire dove finisce la nostra vita e quella dei nostri cari: scompare nel nulla, inghiottita nel non senso? Se fosse così resta solo il presente, consumarla e buttarla via quando non vale più la pena! A che serve affannarsi, costruire, seminare, piantare alberi, se poi c’è solo la fine e tutto sembra vano?

Quanto abbiamo bisogno di qualcuno che ci prende sul serio, ma senza possederci, che aiuta a capire quello che succede non facendo lezioni da remoto ma vivendo con noi; qualcuno con cui aprire il cuore, di cui fidarsi perché ci porta dove serve a noi e dove c’è vita vera!

Ci serve un amico vero, un innamorato che mi educhi all’amore, non uno dei tanti professionisti che si occupano della mia psiche, esperti di risposte, di rassicuranti e banali verità ma in fin dei conti poveri di amore, tanto che resto solo con me stesso.

Anche perché, per imparare a stare da solo, devo imparare a stare con gli altri e per amarmi devo trovare qualcuno che mi ami per davvero, non che mi dia le ennesime istruzioni per l’uso dell’amore. Per imparare chi sono devo trovare uno per cui valga la pena essere migliore, con cui trovare tutto me stesso facendo mia l’altra mia metà che è il prossimo.

Ecco, nella Epifania di Gesù troviamo la risposta alle nostre domande.

La pandemia ci costringe ad essere universali, perché ci fa capire che siamo tutti sulla stessa barca, che il mondo è unito ed è davvero un ospedale da campo, dello stesso campo, per cui dobbiamo preoccuparci di tutti, e che ognuno è responsabile di se stesso e degli altri, nel male ma anche nel bene.

L’Epifania di Gesù è esattamente il contrario della pandemia: è la salvezza che si mostra, la presenza di Dio per tutti, tutti amati. Nessuno deve essere lasciato solo, guardato con diffidenza o addirittura pregiudizio perché interessa la sua etichetta e non la sua persona.

Le pandemie in realtà sono tante, tutte causa di terribile sofferenza, di morte. E quando muore una persona muore il mondo intero. Le pandemie della violenza, della fame, della guerra, della mancanza di lavoro, rivelano quanto in realtà siamo tutti fragili e vale anche per queste che ciò che succede agli altri mi riguarda.

Dio si manifesta perché vuole curare le nostre ferite, facendoci essere noi stessi, anzi, come per i Magi, facendoci trovare quello che cerchiamo nel profondo. Chi adora il bambino non adora gli idoli e i tiranni di questo mondo! I Magi cercano l’alto e trovano l’altro. Essi non ripassano da Erode, che pure li aveva blanditi, verso cui potevano sentire come un obbligo andare o da cui, essendo potente, sembrava conveniente andare. Il male ci vuole legare a sé per possederci e possedere, crea dipendenze e complicità. Solo l’incontro con Gesù ci libera e ci fa trovare quello che cercavamo.

I Magi si sono messi in cammino e non sapevano cosa avrebbero incontrato, ma sapevano che avrebbero trovato il loro re cui appartenere e al quale donare tutto. Noi stiamo bene senza prendere ma donando, liberi dall’avidità di Erode che rimane sempre insoddisfatta.

Anche noi, dopo l’Epifania, come i Magi ci rimettiamo di nuovo in cammino, dobbiamo tornare ad affrontare i tanti incroci nei quali bisogna scegliere e spesso non sappiamo come fare, vogliamo non sbagliare e finiamo per non decidere. Quando si cammina siamo posti di fronte a pericoli insidiosi da cui difendersi e i più temibili sono quelli che non si vedono o dei quali non sappiamo valutare le conseguenze.

L’incontro con Gesù ci aiuta a sentire come siamo gli uni parte degli altri e lui pellegrino del nostro vagare. Abbiamo lasciato quello che avevamo di più prezioso, i nostri doni, e siamo ripartiti con quello che conta per davvero, perché ricchi di Gesù, della sua luce che entra nel nostro cuore e ci rende luminosi, pieni di amore da trasmettere, da donare a chi incontriamo e a quei tanti che cercano nel buio e non hanno una stella nel cielo troppo buio, che si smarriscono senza orientamento.

La pandemia sgomenta ed è insidiosa, vuole rendere il bene un male, fa credere che è lei a proteggerti, ci illude che non ci sia, tanto da renderci suoi complici inconsapevoli. Ecco allora l’impegno dell’Epifania: essere noi la luce ai tanti che la cercano, luminosi di amore, proprio quando c’è il buio intorno a noi. È la grande prospettiva della Fratelli tutti:

Gesù ci insegna a pensarci insieme, senza avere paura della nostra fragilità che a volte vogliamo nascondere o della quale addirittura ci vergogniamo. Oggi siamo raggianti, palpita il cuore e si dilata, diventa grande, tanto più grande del nostro cuore stesso, delle nostre miserie. Oggi adoriamo la sua luce di amore e diventiamo tutti con Gesù fratelli universali, che sono a casa con tutti perché in tutti vedono il fratello, ad iniziare dai più poveri.

Grazie Signore per la chiarezza della tua luce nel buio delle pandemie che provocano tanto smarrimento e sofferenza. Il tuo amore ci dona la forza di essere fratelli tutti, membri di un popolo che non conosce confini, liberi dal cinico individualismo di Erode che umilia l’individuo, luminosi per tanti che sono nel buio perché tanti possano vedere, attraverso il nostro amore, i segni della tua presenza, speranza per chi è nella sofferenza, consolazione di vita vera per tutti gli uomini cercatori di vita vera.


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