LA CHIESA E IL SINODO
SCELTE CORAGGIOSE E PROFEZIA
Intervista a Padre Gianni Notari,
Gesuita e direttore dell’Istituto di Formazione Politica “Pedro Arrupe”
a cura di Marco La Grassa
Di rinnovamento della chiesa se ne parla dal concilio vaticano II. Si sono scritti in tal senso numerosi documenti ufficiali nella chiesa, e celebrati numerosi convegni, che sono rimasti, quasi sempre, lettera morta. Papa Francesco ha scritto diversi documenti che spingono ad un forte rinnovamento. In particolare: Evangelii gaudium, Laudato si, Fratelli tutti. Cosa c’è di nuovo nel sinodo indetto da Papa Francesco?
La Chiesa cattolica in Italia vive un nuovo tempo: è chiamata a fare scelte coraggiose, profetiche, per un annuncio più snello, cioè libero, evangelico e umile, come chiesto ripetutamente da Papa Francesco. La strada da percorrere è lunga. Ci aspettano 5 anni di ricerca che hanno come filo conduttore l’annuncio del Vangelo in un tempo di rinascita, nel solco delle indicazioni emerse dal Convegno ecclesiale di Firenze del 2015.Gli animatori di questo processo sono tutti i membri del popolo di Dio che scelgono di fare “sinodo”, di “camminare insieme” nella linea di costruzione di un “noi”. In questo cammino sinodale tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa. Tutti siamo coinvolti perché tutti siamo battezzati, comune è la responsabilità dell’annuncio evangelico, pur con modalità differenziate a secondo della vocazione di ciascuno. Assumendo la prospettiva ecclesiologica del Concilio Vaticano II e in conformità all’insegnamento della Lumen Gentium, Papa Francesco ha affermato che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Comunità ecclesiale del terzo millennio. Nella Evangelium Gaudium si sostiene che il cammino della sinodalità rappresenta un
presupposto indispensabile per infondere alla Chiesa un rinnovato slancio missionario: tutti i membri della Chiesa sono soggetti attivi di evangelizzazione.
Come comunità cristiana, nonostante che tutti i documenti predetti abbiano rivalutato la categoria del popolo di Dio, abbiamo praticato con profitto solo le categorie della chiesa gerarchica, rimanendo per i laici un ruolo vagamente consultivo. La chiesa italiana, e direi anche tutta la chiesa cattolica, è matura per i nuovi cammini solidali proposti da Papa Francesco , in cui la novità principale consisterebbe nel dare finalmente più spazio e voce ai laici?
Per molti secoli la Chiesa è stata concepita come una piramide: ci si trovava divisi in due corpi distinti e separati: chi stava sopra e comandava, esercitando ogni funzione attiva, e chi stava sotto doveva solo obbedire ed eseguire. Dice il Papa: “La sinodalità ci offre la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso sistema gerarchico, tratteggiando l’immagine di una Chiesa che – come una piramide rovesciata, in cui il vertice si trova al di sotto della base – armonizza tutti i soggetti: Popolo di Dio, collegio episcopale, Successore di Pietro
Questo sinodo sarà vero, aperto, audace o sarà la solita passerella di idee che non porteranno a nulla di concreto? Un sinodo che dia veramente la parola al popolo dei battezzati e non ponga dei veti già prima di iniziare? Cosa ci aspettiamo da questo Sinodo per i giovani.
Lo stile del camminare insieme, se non vuole ridursi a un accattivante slogan di marketing istituzionale e finire per generare delusioni e frustrazioni, è chiamato ad animare le strutture e le pratiche ecclesiali, anche decisionali, in chiave autenticamente partecipativa, non per il gusto di stravolgere l’esistente, ma al servizio della missione. Il Sinodo del 2018 ha già profeticamente indicato come questo rappresenti un vero e proprio kairòs: anche grazie alle potenzialità dei nuovi media, i giovani hanno sviluppato una cultura che dà grande valore alla partecipazione e nutrono a questo riguardo precise aspettative. Anzi, una delle cause dell’allontanamento di molti di loro dalla Chiesa va probabilmente ricercata proprio nella frustrazione di queste attese. Il lavoro sulle pratiche e le strutture ecclesiali non è solo una questione organizzativa, ma implica l’identità e la missione.
Come può avvenire tutto questo senza creare nuove illusioni?
La corresponsabilità dell’intero popolo di Dio alla missione della Chiesa richiede anche di avviare processi consultivi che rendano più partecipativa la presenza e la voce dei laici. Non si tratta di dare adito a una sorta di “parlamentarismo” laicale, dal momento che l’autorità del collegio episcopale non dipende da una delega espressa dai fedeli, quanto piuttosto si presenta come un preciso carisma – volto all’edificazione comune e alla custodia dell’unità – di cui lo Spirito ha dotato il corpo ecclesiale.
Il nostro vescovo Corrado, che sicuramente crede in questo cammino, nella lettera per l’avvio del cammino sinodale della chiesa palermitana pubblicata il 6/8/21 scriveva: “ questo è un tempo opportuno per fare apparire la vera natura della chiesa…, che non possiamo rima - nere arenati in una sterile nostalgia del passa - to o farci risucchiare dalle sabbie mobili della paura dell’inedito”. Percorsi tutti da scoprire e da discernere insieme e poi avere il coraggio di praticare. Ma la chiesa è disposta a rinnovarsi ?
Ci attendono nuove sfide. Andando oltre le emergenze, ha detto il card. Bassetti, l’Italia deve ricomporre le quattro fratture (sanitaria, sociale, educativa, delle nuove povertà) che l’hanno piegata, con una capillare opera di riconciliazione. Questa riconciliazione deve essere illuminata dal discernimento. Papa Francesco incalza: “Non siamo nella cristianità, non più. Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale. Tutto ciò vuol dire “fare memoria di come lo Spirito ha guidato il cammino della Chiesa nella storia e ci chiama oggi a essere insieme testimoni dell’amore di Dio; vivere un processo ecclesiale partecipato e inclusivo, che offra a ciascuno – in particolare a quanti per diverse ragioni si trovano ai margini – l’opportunità di esprimersi e di essere ascoltati per contribuire alla costruzione del Popolo di Dio; riconoscere e apprezzare la ricchezza e varietà dei doni e dei carismi che lo Spirito elargisce in libertà, per il bene della comunità e in favore dell’intera famiglia umana; sperimentare modi partecipativi di esercitare la responsabilità nell’annuncio del Vangelo e nell’impegno per costruire un mondo più bello e più abitabile; esaminare come nella Chiesa vengono vissuti la responsabilità e il potere, e le strutture con cui sono gestiti, facendo emergere e provando a convertire pregiudizi e prassi distorte che non sono radicati nel Vangelo; accreditare la comunità cristiana come soggetto credibile e partner affidabile in percorsi di dialogo sociale, guarigione, inclusione e partecipazione, ricostruzione della democrazia, promozione della fraternità e dell’amicizia sociale; rigenerare le relazioni tra i membri delle comunità cristiane come pure tra le comunità e gli altri gruppi sociali, ad esempio comunità di credenti di altre confessioni e religioni, organizzazioni della società civile, movimenti popolari; favorire la valorizzazione e l’appropriazione dei frutti delle recenti esperienze sinodali a livello universale, regionale, nazionale e locale”.
L’attuale pandemia può essere uno sprone ad aprire nuove strade ed a superare i tanti fallimenti che la Chiesa ha sperimentato negli ultimi decenni? Il clericalismo è una vera perversione nella Chiesa, come dice Papa Francesco?
Il documento preparatorio alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sottolinea la necessità di avere un approccio olistico alla complessità del reale e di fare memoria dei fallimenti vissuti per la ricerca di strade nuove: “La pandemia pur tra grandi differenze, accomuna l’intera famiglia umana, sfida la capacità della Chiesa di accompagnare le persone e le comunità a rileggere esperienze di lutto e sofferenza, che hanno smascherato molte false sicurezze, e a coltivare la speranza e la fede nella bontà del Creatore e della sua creazione. Non possiamo però nasconderci che la Chiesa stessa deve affrontare la mancanza di fede e la corruzione anche al suo interno. In particolare non possiamo dimenticare la sofferenza vissuta da minori e persone vulnerabili: per troppo tempo quello delle vittime è stato un grido che la Chiesa non ha saputo ascoltare a sufficienza. Si tratta di ferite profonde, che difficilmente si rimarginano, per le quali non si chiederà mai abbastanza perdono e che costituiscono ostacoli, talvolta imponenti, a procedere nella direzione del camminare insieme. La Chiesa tutta è chiamata a fare i conti con il peso di una cultura impregnata di clericalismo, che eredita dalla sua storia, e di forme di esercizio dell’autorità su cui si innestano i diversi tipi di abuso. Insieme chiediamo al Signore la grazia della conversione e l’unzione interiore per poter esprimere, davanti a questi crimini di abuso, il nostro pentimento e la nostra decisione di lottare con coraggio”.
(Fonte: Poliedro - Dicembre 2021)