domenica 7 novembre 2021

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 54/2020-2021 anno B

"Un cuore che ascolta - lev shomea"

"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino


XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B

Vangelo:


«Guardatevi dagli scribi» dice Gesù ai suoi discepoli. Gli scribi erano i teologi ufficiali di quel tempo, gli unici interpreti della Torah della quale conoscevano ogni minuzia. Di loro il Talmud sentenzia: «Tutte le parole degli scribi sono parole del Dio vivente» e ancora: «Le parole e le decisioni degli scribi sono superiori alla Legge» (Beresh. M.). Ebbene, Gesù smonta l'aura di santità con la quale gli scribi si sono rivestiti e mostra senza mezzi termini come il loro agire sia ispirato solo dalla ricerca del potere e del prestigio, dalla loro ambizione sfrenata che si consuma nell'approfittare delle persone più deboli e fragili quali sono le vedove. Marco in realtà non intende entrare in polemica con l'istituzione religiosa giudaica, dalla quale la comunità cristiana si è ormai totalmente separata, ma denunziare il pericolo che all'interno della Chiesa si ricreino le stesse dinamiche religiose. La pericope ha principalmente un significato ecclesiale, è un severo monito ai discepoli di ogni epoca che sono tentati di assumere lo stesso comportamento degli scribi, che litigano fra di loro per il potere (9,32ss), che faticano a comprendere ed assumere l'insegnamento di Gesù il quale ci invita ancora una volta ad imparare dai piccoli, da una vedova povera, una quasi invisibile e che nessuno considera, nemmeno i discepoli. Sono gli ultimi i veri protagonisti del Regno, i veri teologi, ed è da loro che la Comunità è chiamata ad imparare e a vivere il Vangelo, a condividerne la vita, «tutta la vita - òlon tòv bìon», perché «Dio ha scelto quello che per il mondo è stolto per confondere i sapienti, quello che per il mondo è debole per confondere i forti, quello che per il mondo è ignobile e disprezzato per distruggere le cose che sono» (1Cor 1,27-28)