martedì 9 novembre 2021

«LA NOSTRA PREGHIERA PER SALVARE IL PIANETA»


«LA NOSTRA PREGHIERA PER SALVARE IL PIANETA»

Studenti, ambasciatori dell'Onu, ecclesiastici e fedeli della comunità di Glasgow si sono ritrovati insieme in una Messa nell'ambito di Cop26. «Uniti per sentire il grido dei poveri e della Terra»

«È la nostra fede che ci chiede di venire qui oggi, insieme ai delegati dell’ ONU, agli ambientalisti e agli esponenti della comunità locale per sentire il grido dei poveri e il grido della terra». La chiesa dei Gesuiti di Saint Aloysius, nel centro di Glasgow, ha ospitato, ieri, una delle messe più importanti nella storia della chiesa cattolica scozzese. Hanno partecipato delegati delle Nazioni Unite alla Cop 26, il nunzio apostolico a Londra, Monsignor Claudio Gugerotti, vescovi scozzesi e inglesi, il leader della presbiteriana “Church of Scotland”, Lord Jim Wallace, il vice primo ministro John Swinney e il sindaco di Glasgow Philip Braat. A guidare la celebrazione è stato il vescovo Hugh Gilbert mentre l’omelia è stata del vescovo William Nolam.

Rachel Hutchinson, 17 anni, frequenta la Lourdes School, una scuola superiore cattolica pubblica di Glasgow. «Questa messa è un momento di comunità importante per chi si preoccupa davvero che il pianeta rimanga a 1,5 gradi», ha raccontato. Amy Lind, anche lei diciasettenne, va al Saint Aloysius College, una scuola cattolica privata gestita dai gesuiti, «Mi piace moltissimo che preghiamo tutti insieme per il Pianeta», ha detto. Giovanna McMahon, 71 anni, professoressa di italiano in pensione, è nata a Glasgow da mamma italiana di Latina e papà scozzese e ha accompagnato alla messa i ragazzi del ultimo anno delle scuole cattoliche superiori di Saint Roch e Saint Ninian. «A scuola questi ragazzi stanno studiando la Laudato si’ di papa Francesco e, grazie alla COP 26, vedono che l’appello per salvare il pianeta del papa può diventare realtà», ha spiegato.

Padre Roger Dawson è il superiore dei Gesuiti in Scozia. «Questa messa», dice, «è stata molto importante perché ci ha dato l’opportunità di incontrare Gesù Cristo e di metterlo al centro della nostra vita così che possiamo evitare che il nostro impegno per proteggere l’ambiente diventi un’ideologia, priva di una dimensione umana. Le persone cercano sempre cause comuni che le uniscono ed è importante che cerchiamo di evitare divisioni nel mondo e anche dentro la Chiesa. Per questo motivo possiamo lavorare con chi appartiene al movimento ambientalista per cercare di salvare il futuro della nostra umanità. Nella nostra società sono rari i momenti nei quali superiamo il nostro individualismo per unirci a persone di età, provenienza etnica, fede religiosa, nazionalità, credo politico diverse delle nostre. Le marce di questi giorni, per incoraggiare i politici a impegnarsi di più alla Cop 26, sono state un’occasione di questo tipo. Un momento di vera comunità per persone diversissime tra di loro». Il vescovo William Nolan, della diocesi di Galloway, ha predicato alla messa per i delegati della Cop 26: «Quello che mi ha colpito, durante questa prima settimana di Cop 26 sono tutte le iniziative ecumeniche e interreligiose che sono nate proprio grazie al summit ambientale. Anche le marce e le proteste della società civile sono importanti perché per salvare l’ambiente i politici devono prendere decisioni impopolari e, se vedono che esiste una vera mobilitazione, sono più motivati a farlo».